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Sacchi, lezioncina a Spalletti e Gravina: "Il calcio italiano impari dall'Italia alle Olimpiadi"

Arrigo Sacchi e il confronto tra il calcio italiano e le Olimpiadi: "I nostri atleti sono nettamente superiori ai nostri giocatori. Ci dobbiamo svegliare".

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Domenico Esposito

Domenico Esposito

Giornalista

Da vent’anni in campo e sul campo per vivere ogni evento in tutte le sue sfaccettature. Passione smisurata per il calcio e per la sfera di cuoio. Il pallone è una cosa serissima, guai a dirgli di no

Le Olimpiadi come modello di riferimento per il calcio. Arrigo Sacchi manda l’ennesimo messaggio neppure tanto velato a Gravina (e, perché no, anche a Spalletti, dopo il flop Europeo): “I nostri atleti ai Giochi sono nettamente superiori ai nostri calciatori”. La stoccata è vincente, l’oro assicurato.

Sacchi al vetriolo: il calcio italiano e il confronto con le Olimpiadi

Nell’editoriale per La Gazzetta dello Sport, Sacchi ha duramente criticato il movimento calcistico italiano. “Osservando le Olimpiadi la prima cosa che mi viene da dire è che i nostri atleti sono nettamente superiori ai nostri calciatori – ha scritto -. Sono otto anni che non andiamo ai Mondiali di calcio, significa che qualche problema nell’ambiente del pallone ce l’abbiamo”. Chi sperava nella cura Spalletti è stato costretto a ricredersi: il pessimo Europeo tedesco degli azzurri, eliminati agli ottavi dalla Svizzera, certifica una crisi da cui è davvero complicato uscire.

La metafora del contadino e il disastro calcistico italiano

L’ex ct della Nazionale finalista ai Mondiali di Usa ’94 continua nel suo attacco sulle colonne della Rosea: “Questi ragazzi che sono a Parigi hanno lavorato tantissimo, spesso lontano dai riflettori. È come quando un contadino semina e poi raccoglie. Se hai fatto bene il tuo lavoro e se il tempo atmosferico è stato clemente, puoi star certo di avere un buon prodotto. Il calcio italiano non ha seminato e di conseguenza non ha raccolto”. Sono tante le storie emerse nell’arco di questo primo scorcio dei Giochi ai piedi della Torre Eiffel. Certo, non sono mancate le delusioni com’è normale che sia nello sport, ma le medaglie fin qui conquistate raccontano impegno, sacrifici, sudore, sogni. Lontano dalle prime pagine dei giornali. E dai guadagni astronomici del mondo del calcio.

Vivai, stranieri e i mali del calcio italiano secondo Sacchi

Sacchi sottolinea che “sono molti anni che questo processo non funziona: da quanto tempo non s’investe nei vivai, non si punta sui giovani? Anche questa Serie A sarà piena di stranieri. Benissimo, se pensate che questa sarà la strada giusta, andate avanti. Io penso che si debba agire in un altro modo”. Ed ecco il monito dell’ex allenatore del Milan che ha scritto la storia del calcio: “Ci dobbiamo svegliare, noi amanti del pallone! Il calcio italiano ha due gravi malattie: i soldi e la tattica. Se vuoi arrivare lontano ed avere successo e se vuoi soprattutto spendere poco, c’è un metodo abbastanza semplice: bisogna puntare sul gioco, sulle forti motivazioni e sullo spirito di squadra. La brutta figura fatta dalla Nazionale al recente Europeo è lo specchio di un movimento che avrebbe bisogno di una potente iniezione di idee”. Il messaggio arriva forte e chiaro. A Spalletti e soprattutto Gravina.

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