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Volley, Italia in finale alle Olimpiadi: la promessa di Egonu, l'appello di Danesi e il sogno di Sylla

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Rino Dazzo

Rino Dazzo

Giornalista

Se mai ci fosse modo di traslare il glossario del calcio in una nicchia di esperti, lui ne farebbe parte. Non si perde una svista arbitrale né gli umori social del mondo delle curve

Forse è un segno del destino. Ogni finale importante, ogni “prima volta” l’Italia del volley femminile si ritrova contro gli Stati Uniti. Il 15 settembre 2002 le Azzurre entravano ufficialmente tra le grandi, laureandosi campionesse mondiali in Germania a spese di Keba Phipps e del team USA. Oggi devono battere ancora le americane per guadagnarsi la gloria olimpica, quell’oro che rappresenterebbe il coronamento di un sogno inseguito con convinzione da quando sulla panchina dell’Italia si è (ri)accomodato Julio Velasco. Fin qui un rullo compressore, le Azzurre. Capaci di travolgere in successione le dominicane, le olandesi, le turche, le serbe e ancora le turche, in un fantastico bis.

Italia-Stati Uniti vale l’oro olimpico del volley femminile

Ora ci sono le americane da spazzar via. Vecchie volpi del parquet, campionesse olimpiche in carica. Una squadra che non molla mai, capace di far fuori le temutissime brasiliane in semifinale. Forse, facendo un favore all’Italia, che il Brasile in fondo l’ha sempre sofferto. Con le americane invece – ma è meglio non sussurrarlo troppo – i precedenti sono incoraggianti. Due successi netti nella Volley Nations League di giugno, quando però il sestetto di Kiraly sembrava lontano parente della squadra cinica, famelica ammirata a Parigi. Le Azzurre invece sono sempre le stesse. Spensierate, agguerrite, determinate come non mai. E, si spera, vincenti. Proprio come in VNL.

Egonu certa: “In finale potremo fare qualcosa di magico”

Paola Egonu non aveva neanche quattro anni quando l’Italia batteva gli Stati Uniti nel 2002. Forse non immaginava neppure di diventare il miglior opposto al mondo, un giorno. Adesso nella sua mente c’è solo la prossima finale, quella di domenica 11 agosto. “Sono veramente contenta, molto fiera di questo gruppo, della squadra e di tutto quello che abbiamo fatto”, le parole di Paoletta dopo il secondo 3-0 alla Turchia. “Non posso descrivere lee emozioni provate in questi giorni, le notti in bianco, tutto per questo momento. Sono veramente contenta. Domenica abbiamo tanto da dare, ora ci vuole un po’ di riposo e poi con la giusta lucidità potremo fare qualcosa di magico“.

Danesi ai tifosi: “Venite a Parigi a sostenerci per l’oro”

Chi ha trascinato le compagne dall’alto dei suoi 196 centimetri è Anna Danesi, centrale e capitano dell’Italia. Capitano scelto personalmente da Julio Velasco all’inizio della sua avventura da Ct. “Grazie a tutte le persone che ci hanno seguito durante questo torneo, spero che domenica per la finale ce ne siano ancora di più. Parigi è a sole otto ore di macchina dall’Italia (ride, ndr) e si possono fare in pullman”, il suo appello. “L’aspetto che più mi piace è la tranquillità con cui si va in campo, siamo sempre concentrate anche quando siamo sotto di qualche punto. Abbiamo sempre mantenuto una freddezza spaventosa. Gli Stati Uniti? Hanno un vantaggio, hanno già giocato e vinto una finale olimpica. Noi siamo le novelle. Ma siamo forti”.

L’occasione di Sylla: “Non mollare mai, soprattutto ora”

Capitano dell’Italia prima della promozione di Danesi era Myriam Sylla, che si è tolta la fascia ma non ha perso la capacità di riuscire a dare una scossa alle compagne con la sua grinta, i suoi attacchi, le sue giocate spesso miracolose. “Sono anni che sogniamo di arrivare alle Olimpiadi e di giocarcele così”, la confessione dopo la semifinale vinta trionfalmente. “Ora abbiamo questa occasione e continueremo a sognare. In ogni partita siamo riuscite ad aggiungere un pezzo in più: la battuta, la difesa, o semplicemente il non mollare mai. Dovremo fare lo stesso anche in finale”.

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