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Sinner, senti Niggli, direttore generale della WADA: "Atleti responsabili del team. E noi garanti per loro"

Il boss dell'agenzia mondiale antidoping spiega perché spera che Sinner venga punito: "Noi siamo "garanti" per gli atleti e le norme vanno rispettate".

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

La Wada è pronta a dare battaglia, perché Jannik Sinner a detta dei responsabile dell’agenzia antidoping mondiale in qualche maniera va punito per la vicenda Clostebol. “Perché abbiamo presentato ricorso? Perché riteniamo che esista una responsabilità dell’atleta nei confronti di coloro che lo circondano, quindi è giusto che sia il TAS a stabilire se Sinner debba essere sanzionato oppure no”. Olivier Niggli, direttore generale della Wada, l’ha ribadito a mezzo stampa parlando a France Presse: l’innocenza di Sinner in fatto di doping è lampante, ma quanto accaduto non può e non deve restare impunito.

Wada “garante” degli atleti: Niggli controcorrente

Le parole di Niggli accendono nuovamente i riflettori su una questione evidentemente non ancora sopita, e che entro la metà di febbraio una direzione dovrà prenderla necessariamente. “Entro la fine del 2024 non ci saranno novità”, ha aggiunto il direttore generale della Wada, convinto però che il caso sia stato portato a Losanna per una visione d’insieme più accurata e corretta.

“Abbiamo già avuto modo di dire che Sinner non può essere giudicato colpevole per la contaminazione. Però penso che la preoccupazione nostra, come agenzia “garante” dell’integrità degli atleti, debba essere quella di proteggerne intanto la reputazione. Pertanto è giusto considerare la vicenda da ogni possibile angolazione, pensando anche quanto sia facile di questi tempi vedere la reputazione di un giocatore andare in fumo per via di quel che si sente dire sui social”.

Una questione… puramente di giurisprudenza

Le parole di Niggli presentano però delle anomali: “Non contestiamo il fato che possa essersi trattato di una semplice contaminazione, ma riteniamo comunque giusto che l’applicazione delle norme non corrisponda alla giurisprudenza”. Tradotto in parole povere: Sinner è comunque responsabile del suo team e pertanto questo sarà l’aspetto che il TAS di Losanna si troverà a dover chiare, determinante per dirimere la questione e proporre una sentenza definitiva che ponga una pietra tombale sulla vicenda Clostebol.

Che se da un lato non ha influito più di tanto sui risultati sportivi (tolti i 400 punti di Indian Wells, comunque Sinner ha potuto chiudere l’anno da numero 1), di certo nella testa del giocatore ha pesato, e neanche poco.

La scelta poi di allontanare dal suo staff Giacomo Naldi e Umberto Ferrara (il primo si era appunto “contaminato” con il metabolita del Clostebol dopo che il secondo gli aveva offerto il Trofodermin, una pomata cicatrizzante acquistata un farmacia a Bologna) è stata forse anche un’opzione volta a far capire meglio che Sinner non poteva essere in alcun modo responsabile di quanto accaduto, prendendo le distanze da coloro che in qualche modo l’avevano messo in mezzo ai guai. L’ITIA ha scagionato Jannik, ma Losanna potrebbe ribaltare tutto.

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