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Sinner, Wada valuta ricorso per doping: ma un precedente sorride a Jannik. La decisione durante gli US Open

La Wada ha comunicato di riservarsi la facoltà di fare appello all'assoluzione di Sinner dal caso doping, con la decisione che verrà presa probabilmente durante gli US Open. Jannik però ha almeno due grandi grandi motivi per non preoccuparsi

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Matteo Morace

Matteo Morace

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Nonostante la sentenza d’innocenza del tribunale indipendente Itia, il caso doping per l’assunzione del clostebol non può essere ancora definitivamente archiviata da Jannik Sinner. Questo perché fino al 6 settembre potranno fare ricorso al Tas di Losanna sia la Nado Italia che la Wada, che ha comunicato di star esaminando la documentazione per valutare se agire o meno.

Wada: “Valuteremo se fare appello”

Si sapeva sin dall’uscita della notizia dell’assoluzione di Jannik Sinner dall’accusa di doping che Nado Italia e Wada avrebbero potuto presentare appello al Tas di Losanna e nella giornata di oggi mercoledì 21 agosto, un portavoce dell’agenzia mondiale anti doping ha comunicato a un’agenzia di stampa tedesca che: “Come siamo soliti fare, esamineremo attentamente tutta la documentazione e ci riserviamo la facoltà di fare appello”.

Le tempistiche per il ricorso

Appello che potrà essere presentato entro 21 giorni dalla sentenza – uscita il 15 agosto -, quindi entro il 6 settembre. Considerato che gli US Open si terranno dal prossimo lunedì 26 agosto a domenica 8 settembre, è molto probabile che la scelta di fare o meno appello verrà comunicata mentre Sinner sarà impegnato nello slam newyorkese. La speranza, in attesa della decisione, è che questa attesa non turbi Jannik, che da n°1 al mondo si presenta all’ultimo major stagionale come uno dei grandi favoriti, vista anche l’affinità tra l’altoatesino e il cemento nordamericano.

Perché Sinner non è stato squalificato: la sentenza

Sinner dovrebbe comunque poter dormire sonni tranquilli per due motivi: uno è dovuto alla sentenza che lo ha scagionato, l’altro riguarda invece il precedente di Marco Bortolotti risalente al 2023. Facciamo dunque un passo indietro. Nella sentenza dell’Itia si legge che nel sangue di Jannik sono state trovate tracce di clostebol – sostanza vietata – in due diversi test antidoping tenutisi in data 10 e 18 marzo mentre si disputava il primo Masters 1000 stagionale a Indian Wells.

Successivamente il tribunale indipendente decide di avvalersi del parere di tre esperti, i quali, considerando l’irrisoria – e tra l’altro calata dal primo al secondo test – quantità di clostebol presente nel sangue dell’altoatesino, sostengono che essa non può avere avuto in alcun modo un effetto dopante sul giocatore e che il fatto che ne sia stata rinvenuta così poca è, con ogni probabilità, dovuto a una contaminazione – causata dal fisioterapista Filippo Naldi che aveva usato una pomata contente il clostebol per cicatrizzare una sua ferita testimoniata anche da una foto -, esattamente come quanto dichiarato da Sinner.

Il precedente che fa stare tranquilli

L’altro caso che dovrebbe far stare tranquillo Sinner è quello di un altro tennista italiano, Marco Bortolotti, ex n°355 – quindi di certo non un nome che le istituzioni tennistiche avrebbero avuto la necessità di difendere, contrariamente a quanto sostengono Kyrgios e Shapovalov – che nel 2023 è stato trovato positivo proprio al clostebol. Come Jannik anche il classe 1991 è stato assolto in brevissimo tempo dopo che le sue spiegazioni erano state ritenute credibili dall’Itia.

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