Il ko con la Serbia qualche scoria l’ha lasciata: perché a Julio Velasco non è piaciuto affatto, tanto da ammettere pubblicamente che “più di una cosa va registrata in vista di Parigi”. Dove l’Italia del volley femminile non può permettersi di fare la comparsa, così come è impensabile assistere a partire come quella di Firenze contro le serbe, ultimo test prima del debutto olimpico contro la Repubblica Dominicana di domenica 28 luglio (ore 9).
- La rabbia del CT: "Troppo remissive e con poca cattiveria"
- Egonu e Antropova a fari accesi. Male in ricezione
- Niente villaggio olimpico per le donne (per i maschi si)
La rabbia del CT: “Troppo remissive e con poca cattiveria”
Non è tanto la sconfitta in sé ad aver infastidito Velasco, quanto il modo col quale è maturata. “Siamo stati troppo remissivi. Cercavamo il ricamo, anziché le decisione. Ho visto più pallonetti che attacchi decisi, e questo non mi è piaciuto. Così come non mi è piaciuto il modo col quale le ragazze hanno approcciato la partita. Non ho visto il solito atteggiamento positivo: fatico a spiegarmi un’involuzione tanto netta rispetto alla VNL, dove giocavamo in modo differente. Non so se la vittoria nel torneo possa averci fatto “rilassare”: di sicuro da un lato c’ha fatto bene vincere, ma magari da un altro punto di vista la cosa ci ha portato ad essere diverse, e non nella giusta direzione”.
Il CT ha tagliato corto, spiegando che “c’è modo e modo di perdere le partite. Quando non lotti con la giusta cattiveria, tutto diventa difficile. E soprattutto quando regali tanto ad avversarie così forti, poi diventa difficile far tornare i conti. Avremo molte cose di cuoi fare tesoro nei prossimi giorni e non dovremo sprecare l’opportunità di modificare il nostro modo di essere”.
Egonu e Antropova a fari accesi. Male in ricezione
Al netto del ko., qualche nota lieta dal test di Firenze è arrivata. Ad esempio la solita debordante vitalità di Paola Egonu, che ha messo a terra 20 palloni e che, seppur andando a volte a corrente alternata, ha mostrato di essere decisamente sul pezzo, pronta a farsi carico di ogni responsabilità. Le stesse che s’è presa Ekaterina Antropova quando è stata chiamata in causa da Velasco: l’opposto di Scandicci ha mostrato un adattamento veloce al contesto della partita, tanto da risultare decisiva nel primo set e in parte anche nel terzo.
Quello che non ha funzionato è stata però la ricezione, troppo in difficoltà soprattutto nelle fase clou del quarto e quinto set, dove le serbe hanno banchettato trovando scarsa resistenza. Pesano anche i tanti errori diretti al servizio (15 contro i 9 avversari), altro particolare che ha fatto arrabbiare e non poco Velasco.
Niente villaggio olimpico per le donne (per i maschi si)
Quello del PalaWanny era l’ultimo test prima dei giochi. Dove l’Italia, per scelta del commissario tecnico, ha deciso di restare fuori dal villaggio olimpico. La volontà è piuttosto chiara: evitare distrazioni e pensare unicamente all’obiettivo cardine, quello cioè di andare in Francia per tornare con una medaglia al collo. Se d’oro, tanto meglio. Ma pensando al fatto che l’Italia del volley femminile non è mai andata a medaglia ai giochi, l’obiettivo dichiarato è quello di centrare una delle due finali e fare i conti col passato, e per arrivarci non c’è modo alcuno di farlo se non attraverso la cura anche dei minimi dettagli.
Una scelta comunque differente rispetto a quella fatta da Ferdinando De Giorgi, che ha permesso alla sua squadra di alloggiare all’interno del villaggio olimpico. Che per molti atleti (soprattutto quelli con scarse ambizioni di successo) rappresentano forse il vero motivo per il quale godersi l’olimpiade. Non così per Giannelli e compagni, che dopo la delusione (cocente) di Tokyo hanno voglia di regalarsi quell’oro che da sempre sfugge al controllo della nazionale maschile. Le donne il problema nemmeno se lo porranno: vivranno isolate dal resto dei giochi, e solo il taraflex dirà se la scelta sarà stata giusta o meno.