Tutto poteva immaginare, Fabio Cannavaro, ma mai che debuttare da allenatore nella “sua” Italia potesse rivelarsi tanto sofferto e complicato. Almeno stando a ciò che hanno detto le prime 4 gare della sua (sin qui) non certo indimenticabile avventura al Benevento: i due pareggi contro Ascoli e SudTirol avevano lasciato in eredità un retrogusto non troppo amaro, le due sconfitte contro Ternana (da 2-0 a 2-3) e soprattutto Como, quest’ultima rivale diretta nella corsa salvezza, hanno invece mostrato le lacune di un progetto che già prima dell’avvento di Cannavaro non stava dando risultati soddisfacenti.
- Benevento in ritiro: è la medicina giusta?
- Cannavaro in Abruzzo con la squadra
- Perché Vigorito è dalla parte del tecnico
- L'esperienza di Cannavaro in Asia
Benevento in ritiro: è la medicina giusta?
Ma evidentemente l’ex capitano della nazionale non poteva immaginare quanto grandi sarebbero stati gli ostacoli da superare, al punto che a poche ore dalla sconfitta in riva al Lario s’è presentato dalla dirigenza e ha rimesso il proprio mandato. Di tutto punto, il club dei Vigorito non ne ha voluto sentir parlare: dimissioni respinte e squadra in ritiro.
Il primo ad affermare di non credere troppo nella “medicina” del ritiro è stato lo stesso Cannavaro, forse ancora un po’ defenestrato dagli effetti del rovinoso scivolone di Como. “Non credo molto nel ritiro, nel senso che lo ritengo più un atto dovuto nei confronti di chi ci consente di fare questo meraviglioso mestiere che non una soluzione ai nostri problemi attuali. Dobbiamo rispettare la decisione della società e soprattutto dobbiamo farlo per i nostri tifosi, ai quali non stiamo regalando le soddisfazioni che meriterebbero. Non voglio dare alibi ai calciatori, ma solamente se sapremo restare uniti potremo davvero riuscire a venire fuori da questo momento difficile”.
Cannavaro ha spiegato poi quanto sia rimasto sorpreso proprio dalle tante difficoltà incontrate durante il primo mese di lavoro in casa giallorossa. “Non mi aspettavo di trovare tutti questi ostacoli, ma è soltanto con il lavoro che se ne potrà venire fuori”. Intanto a Benevento anche il medico sociale ha deciso di dimettersi: Enrico D’Andrea ha comunicato l’intenzione di interrompere il rapporto col club, e nel suo caso la società ha assecondato la richiesta, riallacciando i rapporti con il dott. Stefano Salvatori, già nello staff di Pippo Inzaghi tra il 2019 e il 2021 (ma al momento si tratta di una collaborazione “esterna”).
Cannavaro in Abruzzo con la squadra
La squadra sannita è già partita alla volta dell’Hotel Hermitage di Silvi Marina, che la ospiterà fino all’immediata vigilia della gara casalinga di sabato 29 ottobre (ore 14) contro il Pisa. Cannavaro dirigerà le sedute d’allenamento presso il Delfino Training Center di Città Sant’Angelo, la stessa struttura utilizzata per gli allenamenti infrasettimanali dal Pescara.
Già piuttosto corposa, con i vari El Kaouakibi, Glik, Veseli, Acampora, Kubica, Tello e Viviani non convocati nell’ultima trasferta, la lista degli indisponibili s’è ulteriormente allungata con gli ingressi di Vokic e Ciano. Anche per questo il tecnico partenopeo dovrà cercare di riordinare le idee, azzerare ansie e paure e provare a ritrovare un po’ di fiducia e consapevolezza nei propri mezzi, tali da consentire alla Strega di tornare a vincere dopo un digiuno che dura da quasi due mesi (ultima vittoria a inizio settembre contro il Venezia: poi 4 ko. e due pareggi). Contro il Pisa, senza una vittoria, il rischio di incorrere in un dejavu con quanto avvenuto subito dopo il match con il Como (quindi con la decisione di presentare le dimissioni) potrebbe essere quanto mai plausibile.
Perché Vigorito è dalla parte del tecnico
Va detto che Cannavaro, al netto di un’esperienza internazionale maturata sia da giocatore che poi da allenatore nel continente asiatico, nell’universo delle panchine nazionali è pur sempre un debuttante. E come tale ha pagato lo scotto di una crisi d’identità che sembra attanagliare da tempo un Benevento lontano anni luce da quello che, nelle intenzioni della proprietà, avrebbe dovuto competere almeno per un piazzamento play-off.
La decisione della proprietà sannita di confermare il tecnico è il segnale che nella testa dei dirigenti c’è la convinzione che i problemi siano da andare a ricercare altrove, magari proprio nello sterminato numero di assenti e nella consapevole certezza di dover dare a Cannavaro il tempo necessario per imporre il proprio marchio a livello tattico e di conoscenza. La scelta di andare in ritiro è anche un modo per responsabilizzare i giocatori, ai quali i tifosi hanno fatto garbatamente sapere che il tempo dell’attesa è giunto a naturale conclusione.
L’esperienza di Cannavaro in Asia
Da allenatore Cannavaro ha conosciuto un lungo periodo di relativa gloria in Asia, in particolar modo in Cina: con il Guanhzhou Evergrande ha conquistato un campionato e una Supercoppa cinese tra il 2018 e il 2019, anche se il primo trofeo alzato nelle vesti di tecnico è stato il campionato di seconda divisione nazionale vinto alla guida del Tianjin Quanjian nel 2016, con relativa promozione in Chinese Super League. L’addio al continente asiatico è figlio dei problemi economici dell’area cinese, con il calcio non certo immune dalla crisi (l’Evergande, tanto per dire, non esiste più).
In mezzo Cannavaro ha avuto il tempo anche per una breve parentesi sulla panchina della nazionale cinese, dove eredita il posto da Marcello Lippi, ma due sconfitte di misura e la pandemia incombente (in Cina le regole sono piuttosto stringenti) lo convincono a mollare. Benevento diventa una sorta di via di fuga: la vicinanza con la “sua” Napoli lo convince che questo è il momento giusto per fare il grande salto e cominciare la sua carriera in Italia. Per ora sono stati solo dolori, ma Cannavaro è uno abituato a lottare. E a quanto pare lo pensa anche Vigorito, deciso a proseguire con lui in attesa di tempi migliori.