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Caso stipendi, Dybala sbugiarda la Juventus: fu scritto il falso

La deposizione di Paulo Dybala agli inquirenti conferma la discrepanza tra quanto comunicato ufficialmente dalla Juventus e gli accordi con i giocatori per la rinuncia degli stipendi

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Dopo la penalizzazione di 15 punti e l’inibizione della dirigenza sul caso plusvalenze, non sembrano volersi fermare gli aggiornamenti sul caso stipendi in casa Juventus. L’ultima arriva dalla divulgazione della deposizione rilasciata da Paulo Dybala agli inquirenti nell’ambito dell’inchiesta Prisma per il filone relativo alla cosiddetta manovra stipendi. Dalle parole dell’argentino emerge come il comunicato rilasciato all’epoca dei fatti dalla società dichiarasse il falso sulla questione della rinuncia delle quattro mensilità.

Il comunicato della Juventus sugli stipendi

Come riportato ieri, qualora si dovesse arrivare a una condanna, Paulo Dybala e tutti i giocatori che hanno apposto la propria firma sui documenti di accordo con la Juventus per gli stipendi rischierebbero una squalifica di almeno un mese di stop, da scontare anche se non più alla Juventus.

Il comunicato rilasciato dalla Juventus nell’incerto periodo della pandemia da Covid-19 in merito agli stipendi recitava:

Juventus Football Club S.p.A. comunica, […], di aver raggiunto un’intesa con i calciatori e l’allenatore della Prima Squadra in merito ai loro compensi per la restante parte della corrente stagione sportiva. L’intesa prevede la riduzione dei compensi per un importo pari alle mensilità di marzo, aprile, maggio e giugno 2020. […] Gli effetti economici e finanziari derivanti dall’intesa raggiunta sono positivi per circa euro 90 milioni sull’esercizio 2019/2020. Qualora le competizioni sportive della stagione in corso riprendessero, la Società e i tesserati negozieranno in buona fede eventuali integrazioni dei compensi sulla base della ripresa e dell’effettiva conclusione delle stesse. […].

Caso stipendi, i giocatori sapevano ogni cosa

In realtà, come confermato dalle comunicazioni ritrovate nell’ormai famosa chat Whatsapp di Chiellini e ribadito dalla deposizione di Dybala, le cose non sarebbero state proprio così. Anzi, gli accordi tra giocatori e società, arrivati e siglati ben prima del comunicato ufficiale, sarebbero stati diversi e confermati da documenti contro-firmati da tutte le parti chiamate in causa e, come riportato anche dal giornalista de Il Fatto Quotidiano, Paolo Ziliani, sui suoi profili social: documenti di impegno vincolanti, su fogli non federali, non depositati presso la FIGC/LNP-A e custoditi in luoghi non di pertinenza della società”.

Caso stipendi, l’accordo tra Juve e calciatori

Dai documenti, la deposizione della Joya, ora in forza alla Roma, lascia pochi dubbi:

La proposta era quella di non percepire i quattro mesi di stipendio (non ricordo di preciso quali mesi). Noi non eravamo d’accordo perché non volevamo rinunciare a così tanti mesi. L’accordo è stato che di quei quattro mesi ne percepivamo tre nella stagione successiva ed uno lo lasciavamo come solidarietà. Quando ci hanno chiesto di rinunciare a quattro mesi, siamo rimasti stupiti e molti di noi hanno detto no. Noi per quell’anno rinunciavamo a quattro stipendi. Tre ce li pagavano con certezza, senza condizioni l’anno successivo ed uno lo lasciavamo in solidarietà. Questo è l’accordo finale.

Dybala, la chat Whatsapp e la scelta preso di comune accordo

Poi, l’argentino ex Juve ricostruisce i passi che portarono molti a firmare quelle carte con l’accordo di un pagamento di tre mensilità solo rimandando. La prima volta, infatti, la questione uscì con il team manager

…Matteo Fabris e poi abbiamo un gruppo di Whatsapp con i compagni di squadra. L’informazione è girata lì, era un periodo confuso, alcuni erano andati all’estero, altri erano rimasti in Italia. Ricordo che prendemmo la decisione di decidere insieme, cioè di accettare o meno la proposta ma di farlo tutti insieme. Io non ricordo di averne parlato personalmente con Paratici e Nedved.

Dybala sbugiarda il comunicato della Juve

Infine, la Joya ribadisce la falsità delle affermazioni riportate dal comunicato rilasciato ufficialmente dalla società a cose ormai fatte:

Quello che ricordo io era che era uscito un comunicato stampa; tanta gente pensava che noi avessimo rinunciato a quattro mesi e nessuno sapeva in quel momento che noi avremmo preso tre mesi ma pagati più avanti. Leggendo il comunicato non è l’accordo che abbiamo raggiunto. C’è scritto che rinunciamo a quattro mesi ma non c’è scritto che avevamo già l’accordo sulle tre mensilità, che erano certe.

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