Con la qualificazione agli ottavi in tasca con un turno di anticipo grazie al successo sul Celtic firmato Ciro Immobile, la Lazio di Maurizio Sarri si prepara ad affrontare l’ultimo atto del Gruppo E nella sfida del Cívitas Metropolitano contro l’Atletico di Madrid. Dalla sala stampa dell’impianto madrileno, il tecnico biancoceleste rivela l’importanza di una gara da affrontare con la giusta concentrazione per raggiungere il grande obiettivo.
- Lazio obbligata a vincere
- Emergenza in difesa, Patric resta nella Capitale
- Pedro, Castellanos e l'Inter
- Morata e la confessione sull'Atletico
- L'appunto all'ambiente laziale e la stoccata alla Roma
- Organico non all'altezza
Lazio obbligata a vincere
All’Olimpico finì 1-1, con l’incornata da centravanti puro di Provedel a salvare i biancocelesti e fornire lo slancio verso il proseguo del girone. Domani, al Cívitas Metropolitano, il clima sarà infuocato e i biancocelesti chiamati a compiere una mezza impresa per qualificarsi da prima forza del Gruppo E. Il punto di svantaggio sull’undici dell’ex Diego Simeone obbliga, infatti, Lazio a vincere per mettere la freccia in classifica e prendersi un primato raggiunto solo una volta nella storia del club, oltre 23 anni fa, nell’edizione 1999-2000 sotto la guida di Sven-Goran Eriksson.
Per centrare l’obiettivo, Sarri fa leva sulle motivazioni e sugli stimoli che gare uniche come quella di domani sanno regalare. “Io sono della mia teoria: queste partite vanno aggredite. In allenamento ho visto i giusti stimoli. Giocare in questo stadio contro questo avversario è molto stimolante e spero che i ragazzi tengano la testa sulla gara e non su altre stupide valutazioni, il primato conta. Rispetto all’andata mi auguro che cambi solo l’unico errore che abbiamo commesso. Siamo in crescita: abbiamo ritrovato solidità, ma dobbiamo migliorare offensivamente. Luis Alberto ha saltato due gare e per noi è fondamentale”.
Emergenza in difesa, Patric resta nella Capitale
I biancocelesti arrivano alla gara con una difesa decimata dalle assenze. Nella Capitale, infatti, è rimasto anche Patric, impossibilitato a partire con la squadra per colpa di un attacco febbrile, con lui, assente anche Romagnoli e scelte praticamente obbligate per Sarri, che salvo sorprese, dovrebbe affidarsi a Casale e Gila, che domani “ci sarà sicuramente”.
Pedro, Castellanos e l’Inter
Chi il suo spazio in campo potrebbe averlo è Pedro, su cui Sarri non ha mai nascosto la piena fiducia: “Averla in lui è facile, ha vinto tantissimo e a 36 anni tecnicamente resta un fenomeno. Non può garantire i novanta minuti, ma lavora sempre con l’entusiasmo di un diciottenne ed è un onore averlo con noi“.
Sulla formazione, Sarri non si sbilancia e scherza: “Non ho ancora deciso nulla, altrimenti domani che cosa faccio fino alle nove di sera? Castellanos ancora non so, ma di certo non penserò alla gara con l’Inter. Questa è da giocare, ha il suo valore, c’è in ballo qualcosa di pesante. Le scelte verranno fatte con pochi pensieri all’Inter“.
Morata e la confessione sull’Atletico
Il tecnico torna, poi, sui trascorsi con Morata ai tempi del Chelsea: “Alvaro non aveva alcun problema con me, era nervoso e non voleva più restare a Londra. Era, e rimane, un giocatore straordinario. Simeone? Ho visto anche Griezmann a centrocampo quest’anno, però credo sia riduttivo dire che sia solo un allenatore difensivo. Vincere qui è una cosa per pochi. Sono venuto una volta sola, con la Juventus e vincevamo 2-0, ma ci hanno raggiunti sul 2-2 e, per fortuna, hanno fischiato la fine perché, altrimenti, probabilmente avremmo perso…”.
Poi, sui numeri dell’Atletico, Sarri non si scompone: “I loro record non mi interessano, anche se danno la misura di quanto sia dura giocare qui. L’ambiente mi piace molto, ma domani vogliamo arrivare primi. Allenare l’Atletico? Se dovessi scegliere una squadra all’esterno sceglierei proprio l’Atletico, però, spero che Simeone resti qui per altri dieci anni… quando io avrò già smesso”.
L’appunto all’ambiente laziale e la stoccata alla Roma
Sulla qualificazione raggiunta, Sarri non usa mezzi termini e parla di “miracolo“, perché “gli ottavi non sono una normalità per la Lazio e il paragone con l’Atletico non regge. L’ambiente laziale deve diventare logico e, allora, si potrà essere ottimisti. Se ci si aspettano cose illogiche non va bene… a volte si creano aspettative che alimentano la frustrazione…”. Poi, il confronto – che sa inevitabilmente di stoccata – con la Roma:
Sull’altra sponda del Tevere accenderebbero i fuochi d’artificio per giocare gli ottavi di Champions…
“Detto questo – prosegue Sarri – non è vero che siamo tra le sedici squadre migliori d’Europa. Solo in Premier ci sono almeno dieci squadre di questo livello. Al massimo possiamo dire di essere tra le sedici più forti di questa Champions. Tremila tifosi della Lazio domani sera? A Verona ero dispiaciuto soprattutto per loro, i numeri di domani forse sono anche merito della Champions, visto che negli ultimi anni l’abbiamo giocata poche volte. Si fa la Champions, si supera il turno, poi Madrid è una città bella… i tifosi ne approfittano”.
Organico non all’altezza
Infine, Sarri si concentra sul confronto con la passata stagione: “Credo che si sia migliorato il possesso palla nella velocità di trasmissione della sfera. Ci sono tanti aspetti simili, ma siamo peggiorati nel numero di occasioni create, visto che ne realizziamo molte meno in rapporto a quante ne creiamo e dobbiamo migliorare”.
Sul secondo posto raggiunto in campionato, Sarri chiosa: “Lo sanno tutti perché l’anno scorso siamo arrivati secondi in Serie A. Tre squadre erano in corsa in Champions e hanno lasciato una marea di punti per strada. Non avevamo un organico da secondo posto, prima o poi questo lo paghi… Il Celtic non penso sia meglio di noi dal punto di vista tecnico, ma sul Feyenoord ho i miei dubbi, perché ha cinque giocatori che per me entro 2-3 anni giocheranno in Premier League”.