Il suo fluente inglese ha svelato quanto sia complesso racchiudere in una definizione, in una semplificazione – sebbene calcistica – Federico Chiesa, l’uomo che risolve e che recupera quando va sbloccata una partita. La Juventus ha deciso di investire sul suo talento e la sua irrequieta volontà di affermazione, quando altre contendenti si erano palesate, con proposte e offerte altrettanto allettanti, ma perché si convincesse si è negoziato e non poco sugli aspetti meno ovvi, almeno per un ventenne oggi.
Federico Chiesa, storia di un talento non predestinato
Federico Chiesa è nato a Genova il 25 ottobre 1997, quando suo padre Enrico era all’apice della sua carriera: cresciuto nelle giovanili della Sampdoria, un filo rosso lo ha legato al ct Roberto Mancini, l’uomo che oggi ha inventato l’innesto di suo figlio durante Italia-Austria e gli ha consentito, nel mezzo di una criticità a cui chiunque ha assistito di realizzare uno dei gol più belli di questi Europei.
La grande bellezza sta anche in questo, nel costruire una prodezza con la giusta dose di genio e sregolatezza e forse anche di incoscienza per questo ragazzo, che tutto è, tranne che un predestinato: il suo talento, la sua qualità è esplosa tardi, quando per altri c’erano già le maglie da titolare. Invece Federico ha stentato, nella giovanili della Fiorentina a manifestare le sue qualità tecniche e quell’opportunismo che, con un pizzico di cinismo, sa rendere un attaccante intelligente oltre che dotato. In Primavera dà il meglio di sé e inizia a farsi notare, scavalcando – secondo alcuni – il padre Enrico che non ha mai sostenuto le esagerazioni a cui – purtroppo – spesso si assiste. Anzi, per comune volontà dei genitori, Federico studia e ha una certa propensione (oltre che per le lingue, avendo studiato alla scuola inglese) per le materie scientifiche, ma non effettua alcun percorso universitario almeno per ora, a differenza di compagni come Matteo Pessina e Giacomo Raspadori (per citarne solo due).
Il ruolo dei genitori nella carriera di Federico Chiesa
La sua famiglia lo ha sostenuto, ma non ha mai interferito e così è anche per il fratello Lorenzo, anch’egli calciatore classe 2004. In una recente intervista, Federico ha riassunto i passaggi formativi importanti e il ruolo ricoperto dai suoi genitori, nella sua crescita umana e professionale:
“Chi ha influito sulla mia passione? La mia famiglia. Quando ho iniziato a muovere i primi passi avevo sempre la palla attaccata ai piedi. La passione me l’ha trasmessa mio padre, portandomi a sette anni alla Settimianese. Con mio padre abbiamo un bellissimo rapporto. Ha una grande esperienza e quando mi dà qualche consiglio mi fa piacere. Giocando a calcio tutti i giorni mi piace parlare anche di altro, ma diciamo che nella mia famiglia quasi tutti si intendono di calcio. Mia mamma è stata 20 anni dietro mio papà nella sua carriera. E a livello comportamentale mi han dato tanti consigli, mi hanno trasmesso i valori dell’umiltà e della voglia di migliorarsi sempre. Crescendo mi hanno sempre chiesto il massimo, sia nel calcio e sia negli studi e a scuola. Tutto ciò mi ha aiutato a diventare l’uomo che sono oggi”.
Maurizio Romei, presidente della Settignanese (la sua prima società), ha spiegato bene le difficoltà degli inizi per Federico Chiesa, con queste dichiarazioni a La Gazzetta dello Sport:
“Quando era con noi usava soprattutto il destro: il sinistro lo ha migliorato alla Fiorentina e oggi calcia allo stesso modo con entrambi. Ogni volta che vedo suo padre glielo dico: spiegalo a tuo figlio che deve fare più gol. Oggi Federico è com’era cinque anni fa: piccolo ma voleva arrivare, si applicava. Più che vincere, voleva convincere: se stesso e gli altri”, ha detto.
La fidanzata influencer di Chiesa: chi è Benedetta Quagli
Da due anni è legato a Benedetta Quagli, influencer che lo sostiene e con la quale condivide la passione per il calcio e lo sport in generale. Entrambi amanti degli animali, curano i loro due barboncini che spesso e volentieri trionfano nei loro post su Instagram, che vede convergere pubblico e privato del giocatore: Benedetta, i suoi genitori, i suoi cani e i trionfi con la Fiorentina, la Juventus e anche con la Nazionale.
E c’è chi già propende per affidare l’avventura prossima dei quarti, contro il Belgio di Romelu Lukaku, proprio a lui, a questo ragazzo di 23 anni che senza clamore ha fatto esplodere l’entusiasmo (e la speranza) azzurro contro l’Austria.
VIRGILIO SPORT