Retroscena e verità, a metà strada tra una confessione e una chiacchierata. Difficilmente le parole di Beppe Marotta, a.d. dell’Inter, sono pronunciate a caso: e anche in questa occasione, durante la giornata inaugurale della XI Edizione del Corso da Team Manager presso la Luiss di Roma, gli spunti non sono mancati.
- Marotta racconta la verità su Camoranesi
- L'arrivo all'Inter, l'addio a Spalletti e la scelta di Conte
- Simone Inzaghi può crescere ancora
- Lukaku-Thuram? Serve culo...
Marotta racconta la verità su Camoranesi
A partire dal passato, dal grande salto dalla Sampdoria alla Juventus nel 2010, dove poi avrebbe aperto un impressionante ciclo di vittorie. “Quando nel 2010 arrivai alla Juve e i risultati non c’erano, dovetti procedere a una rivoluzione. Ho cambiato tutti i ruoli: dalla comunicazione ai magazzinieri”.
“Avevamo – sottolinea Marotta – anche in squadra una fila di campioni del mondo, per esempio, Camoranesi era nella lista di quelli che volevo mandare via, ma ero imbarazzato nel farlo. Per questo, lo chiamai nel mio ufficio e gli chiesi cosa avrebbe fatto al posto mio. Lui mi rispose ‘mandare via me e tanti altri’. Ecco bisogna avere la forza di cambiare quando serve“.
L’arrivo all’Inter, l’addio a Spalletti e la scelta di Conte
E sempre a proposito di Juventus, ecco un altro retroscena: “Con la Juventus, a un certo punto, eravamo 13° (campionato 2015/2016). Presi Buffon, Pirlo, Barzagli e Chiellini per parlare. Appurato che l’allenatore non c’entrava, abbiamo vinto lo scudetto”, conclude.
E la musica non è cambiata con il passaggio all’Inter, all’epoca allenata da Luciano Spalletti. “Nel 2019, arrivato all’Inter sacrificai una figura come quella di Luciano Spalletti – prosegue Marotta – che ritengo un bravo allenatore, ma che faceva parte del presente e del passato. La cultura che c’era non era vincente e ho sacrificato un allenatore come lui per arrivare ad Antonio Conte che conoscevo bene e che ci ha portato a vincere lo Scudetto al secondo anno”.
Simone Inzaghi può crescere ancora
Ma l’ad nerazzurro ha guardato anche avanti, oltre che al passato, e non ha mancato di sottolineare il grande lavoro svolto da Simone Inzaghi. “Inzaghi, dal punto di vista umano, gestisce benissimo lo spogliatoio, è quasi come se fosse un compagno di squadra. I calciatori gli riservano grandissimo rispetto, è uno che potrà fare ancora tanta strada“.
Poi, rimanendo sul tema panchina, Marotta sottolinea: “L’allenatore non è responsabile in primis, anche se non sono stato ancora capace di capire quanto conta il tecnico nell’economia di una vittoria. È una componente importante, indispensabile ma gran parte la fanno i calciatori o la società. Non ho mai visto in campo una squadra che vince in campo e che non ha una società forte alle spalle. Mandare via un allenatore significa che la squadra gioca contro”.
Lukaku-Thuram? Serve culo…
Infine, il tasto dolente. “Lukaku? Thuram lo avevamo preso comunque, ma se Lukaku avesse accettato ci saremmo trovati con lui, Lautaro e Thuram. Magari non ci sarebbe stata la stessa chimica che abbiamo oggi con Marcus e Lautaro. Quindi, tradotto volgarmente, serve anche culo“.
Inter-Zielinski, l’ultimo colpo di Marotta: gli aggiornamenti