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Jannik Sinner, come il giovane favoloso del tennis italiano ha vinto Pechino fermando Alcaraz

Il tennista che ha conquistato risultati insperati e importanti è alla conferma dopo aver vinto Pechino portandosi al posto n° 4 del ranking ATP dietro ai top 3

Ultimo aggiornamento 04-10-2023 17:36

Elisabetta D'Onofrio

Elisabetta D'Onofrio

Giornalista e content creator

Giornalista professionista dal 2007, scrive per curiosità personale e necessità: soprattutto di calcio, di sport e dei suoi protagonisti, concedendosi innocenti evasioni nell'ambito della creazione di format. Un tempo ala destra, oggi si sente a suo agio nel ruolo di libero. Cura una classifica riservata dei migliori 5 calciatori di sempre.

Jannik Sinner ispira simpatia immediata, quasi epidermica per quella vaga somiglianza con Ricky Cunningham (interpretato dal regista Ron Howard, protagonista agli albori della serie di culto Happy Days) che questo tennista giovane e mostruoso (è il caso di affermarlo) esibisce in maniera disinvolta.

Eppure Jannik riesce a essere così diverso rispetto ai coetanei, noto e popolare, nonostante l’Italia non sia un paese per tennisti e, di talenti come il suo, non se ne siano visti molti negli ultimi anni.

Sinner: dallo sci al tennis, la promessa altoatesina

I risultati raccolti fino a questo momento, con il 9° titolo raccolto a Pechino nella finale contro Medvedev, fanno di Sinner un personaggio atipico. E’ un classe 2001, è cresciuto a San Candido (location del celebre A un passo dal cielo) ed è stato adottato da Bordighera, dove ha vissuto la sua crescita come tennista seguito dai migliori allenatori italiani.

Da bambino si era avvinato allo si, una scelta quasi inevitabile per chi come lui è cresciuto tra le Dolomiti e ha visto le montagne da vicino, dal rifugio della sua famiglia.

“Ero bravo nel gigante, mi piaceva Bode Miller. Quando ho scelto il tennis tutti mi dicevano: come giochi bene! L’ultimo a crederci sono stato io”, ha poi rivelato.

Poi è stato il tennis, un incontro provvidenziale. E quindi la Liguria e il centro di Bordighera, che lo ha accolto e formato prima della decisione di trasferirsi a Montecarlo, come altri sportivi.

Il divorzio da Riccardo Piatti e la svolta internazionale

Ma di lui si è parlato anche per altre questioni, perché il talento c’è, è evidente ed innegabile e lo dimostrano le statistiche, i numeri. La separazione da Piatti, suo mentore, non si è rivelata infatti indolore.

Dopo Maria Sharapova, anche John McEnroe era entrato tra i papabili coach internazionali che ne dovevano supportare la crescita, così da perfezionare il lavoro di squadra attorno a questo ragazzino che è già un top player. L’ultimo nome che si fa è quello di Magnus Norman.

Insomma, attorno a Sinner, si sta cercando di rafforzare il team con una idea e una prospettiva di evoluzione sempre più di respiro internazionale. Inevitabile, dunque, affidarsi a nomi del tennis che hanno fatto del genio e della tenacia caratteristiche indubbie di successo. E abbandonare il buon Piatti, che ha creato il fenomeno Sinner.

“Dopo molti anni insieme di successi insieme io e il mio coach team abbiamo deciso di separarci”. Con un tweet il tennista ha annunciato il divorzio dal suo allenatore nel tardo pomeriggio del 16 febbraio 2022 e settimane di indiscrezioni.

Con un annuncio ufficiale ha reso noto, poi, il successore del suo scopritore. Un nome fuori dal casting, ma ben noto agli addetti ai lavori: il suo team si compone di Simone Vagnozzi per gli affari correnti e Darren Cahill, super coach australiano. Con loro, poi, c’è anhe Alex Vittur, 39enne ex tennista di Brunico, amico di famiglia, mentore, consigliere, manager in pectore perché Jannik ne ha uno ufficiale.

Fonte: ANSA

Sinner a Pechino, durante la finale vinta contro Medvedev

È una sorta di fratello maggiore, un amico di famiglia che lo tiene con i piedi ben saldi a terra, è nel consorzio delle funivie di Plan de Corones, parla la stessa lingua di Jannik, un dialetto che nessun’altro capisce e li rende due e soli per via di quel codice assolutamente sconosciuta agli esterni.

Jannik Sinner: gli inizi, lo sci e San Candido

Il suo curriculum parla chiaro: Sinner è un predestinato, ma da prendere secondo dosi consigliate perché i rischi esistono e vanno gestiti. Il suo successo al Roland Garros 2021 – snodo hiave nella sua carriera – giunge, in effetti, dopo una sequenza di risultati più che incoraggianti anche se le premesse erano diverse.

I suoi genitori gestiscono un rifugio e Jannik cresce con il fratello maggiore in uno dei luoghi più meravigliosi e interessanti d’Italia, dal punto di vista sciistico. Pratica infatti lo sci fino a quando non è costretto a fare una scelta, a dedicarsi a una sola attività. A quella a lui più vicina per il naturale evolversi delle cose: il tennis gli riesce meglio.

Il suo arrivo al Piatti Tennis Center è quanto di più incredibile, a detta anche degli addetti ai lavori: è dotato, ma anche intelligente a livello tennistico. Già “pronto”.

I primi successi di Sinner

Con il 2019, l’anno della svolta da professionista, Sinner centra il Challenge di Bergamo e conquista il suo primo titolo di categoria, grazie anche a una wild card. Non male. Agli Internazionali si fa notare, dopo un avvio non proprio brillante.

A 17 anni e 8 mesi, Sinner disputa e vince il suo primo incontro in un torneo Masters 1000, contro Steve Johnson, nº 59 della classifica ATP, col punteggio di 1-6, 6-1, 7-5 dopo aver salvato un match-point, diventando il decimo tennista più giovane al mondo, primo tra gli italiani, a essersi aggiudicato un incontro Masters 1000.

Sull’erba di Wimbledon rimane poco, ma un primo turno alla sua età è già un risultato notevole. E così anche a Flushing Meadows. Il 21 ottobre 2019 raggiunge la posizione numero 101 del ranking ATP e a fine anno ottiene il Newcomer of the Year, riconoscimento come tennista rivelazione dell’anno.

Il 2020 gli ha già regalato una grande emozione, che Sinner esterna a modo suo con una disinvoltura indubbia: primo titolo ATP e ingresso nella top40. Anche se già si guarda avanti e si prova a sperare in una vera consacrazione.

Sinner e il 2021, la stagione della consacrazione

Il 2021 è l’anno della consacrazione: Sinner si regala, in questa stagione, ben quattro titoli ATP, la finale a Miami, l’ingresso nella top 10 (dove stazione con un certo successo anche il romano Matteo Berrettini) e il confermarsi una certezza al pari del buon collega che si gioca la finale a Wimbledon contro il veterano Nole Djokovic.

Come riserva, subentra alle ATP Finals di Torino all’amico e rivale Berrettini che viene fermato da un infortunio muscolare al suo esordio: Sinner non si fa trovare impreparato e centra il primo match.

Poi certo, i nove titoli quasi tutti sul cemento con Pechino ultimo solo in ordine di tempo, battendo il fenomeno Alcaraz in semifinale a compensare anche le polemiche sulla Coppa Davis e una certa volontà di misurare le risorse. Anche questo è un cambio passo. E non piacerà a tutti.

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