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Pagelle Milan-Inter 0-2: Dzeko (8) e Mkhitaryan (8) secolari. Calha (7,5) fa l'artista. Diaz (5) e Calabria (5) floppano

I nerazzurri blindano la finale di Champions League con un uno-due micidiale nei primi minuti di gioco. Rossoneri mai pericolosi: il solo Tonali non basta a evitare il ko. Ritorno il 16 maggio

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Auden Bavaro

Auden Bavaro

Giornalista

Lo sporco lavoro del coordinamento: qualcuno lo deve pur fare. Eppure, quando ha modo di pigiare le dita sulla tastiera, restituisce storie e racconti di sport che valgono il biglietto

Champions League 2022/23 semifinale di andata: Milan-Inter 0-2. I nerazzurri mettono in cassaforte la prima delle due sfide e ipotecano il ticket per la finale di Istanbul in virtù di un primo tempo dominante, in cui i gol di Dzeko (8′) e Mkhitaryan (11′) sono serviti a mettere in chiaro le cose.

Che i rossoneri non ci abbiano capito molto lo si può dire: il palo di Calhanoglu, figlio del medesimo avvio straripante degli uomini di Simone Inzaghi, poteva essere il colpo del tracollo definitivo. Pagelle a senso unico: Dzeko e Mkhitaryan da 8, secolari per la capacità, entrambi, di svecchiare l’identità. L’ex Calha (7,5) è il solito rimpianto che ancora brucia in casa milanista. Acerbi (7,5) e Bastoni (7), al pari di Dimarco e Barella, sono encomiabili per concentrazione e sostanza.

In casa Milan si fa la conta dei sufficienti: Tonali (6,5) è anima e polmoni. Maignan (7) non stecca mai. Kjaer e Tomori (5,5) soffrono le ripartenze nerazzurre, si salva Krunic (6). Pessimo Diaz (5), inconsistente, male anche Calabria (5).

Milan-Inter, la girata al volo di Dzeko che porta in vantaggio i nerazzurri. Gol magnifico Fonte:

Milan-Inter, la girata al volo di Dzeko che porta in vantaggio i nerazzurri. Gol magnifico

Ce ne sono poche, si contano per ciascuno sulle dita di una mano. Forse, per interisti e milanisti, abituati bene, le mani sono anche un paio. La partita da “io c’ero”, l’Euroderby per antonomasia: Milano accende e si accende, la pioggia minaccia fino al primo pomeriggio poi dà tregua, la città si zittisce. Non una macchina a fare da intralcio alle cronache della tv. La scaramanzia, la sacralità dei riti, le emozioni tutte dentro in attesa di farle esplodere. E, quando esplodono, sono tutte a tinte nerazzurre.

La fumata bianca per Leao arriva a poche ore dalla partita: non è legata all’infortunio (fuori il portoghese, nemmeno in panchina, proverà a incidere al ritorno) ma al rinnovo di contratto. Il regalo ai tifosi è bastato ad accrescere un entusiasmo già palpabile. Pioli costretto ad affidarsi al piano B: dentro Saelemaekers dal 1′ a comporre il trio filtrante tra mediana e attacco con Bennacer e Diaz. Simone Inzaghi non stravolge nulla, dritto per dritto: l’undici più collaudato con Calhanoglu e Mkhitaryan a fare diga e impostare. Fuori Brozovic, fuori Lukaku: al fianco di Lautaro c’è Dzeko.

Le pagelle del Milan

  • Maignan 7: nulla poteva sui due gol nerazzurri ma ha messo mani e piedi per sventarne altri due. Non stecca mai, è il fuoriclasse di una squadra che ha trovato nel suo estremo difensore una delle figure chiave per provare a scrivere un futuro di gloria.
  • Calabria 5: che fosse uno degli uomini cruciali della partita, lo si sapeva. Nel bene o nel male. Ed è proprio lì che l’Inter ha battuto fin da subito: dopo 7′ l’errore in marcatura su Dzeko è evidente e, purtroppo per il Milan, decisivo in negativo. Barcolla in qualche occasione, la sensazione di affanno quando l’Inter alza il baricentro è frequente. Meglio in sortita offensiva, dove riesce addirittura a mettere i brividi a Onana. Fai la somma delle due casistiche: meglio l’affidabilità difensiva o il valore aggiunto di una sortita offensiva? Decisamente la prima, meglio un difensore affidabile. E Calabria non lo è stato.

    L'episodio del rigore prima concesso all'Inter e poi tolto dopo il consulto al Var Fonte:

    L’episodio del rigore prima concesso all’Inter e poi tolto dopo il consulto al Var

  • Kjaer 5,5: non è puntuale sebbene resti solido per tutta la gara. Piccoli errori si alternano a incertezze più grandi. Bene in anticipo, meno bene quando Lautaro la mette sulla velocità.
  • Tomori 5,5: tra Dzeko e Lautaro, anche lui finisce per perdere la bussola in più di una circostanza. Bene negli stacchi aerei, qualche sbavatura in marcatura e la sensazione che il pericolo, dalla sua parte, possa sempre correre.
  • Theo 5,5: non dà continuità all’intensità di certe ripartenze in cui fa capire che è calciatore di altra pasta. Manca in fase di proponimento, non riesce a presentarsi dalle parti di Onana nonostante qualche affondo smorzato magnificamente dalla difesa nerazzurra.
  • Krunic 6: lavoro ordinato di giro palla, gestione dei flussi di passaggio, fa la doppia fase con altrettanta abnegazione. Nota meno negativa ma è mosca bianca in mezzo a un gruppo che ha fatto gran fatica, sovrastato dallo strapotere della mediana nerazzurra.
  • Tonali 6,5: è il migliore dei rossoneri perché oltre al solito, encomiabile impegno mostra da solo l’anima rossonera. Lo seguono in pochi e a fasi alterne, invece lui no: incessante e infaticabile lavoro di contenimento e proposizione. Sandro è una certezza ma stasera non ha trovato complicità né gli è stato possibile caricarsi la squadra sulle spalle e trascinarla. Due conclusioni dal limite: la prima esce di poco, la seconda si stampa sul palo.
  • Diaz 5: imbrigliato dalla difesa nerazzurra che non gli ha concesso nulla. Guarda, attende, quando prova a metterci del suo Acerbi e Bastoni ci mettono del loro. Al buio.
  • Bennacer 5,5: fuori dai giochi quando il Milan ancora doveva ingranare, finisce ko con i rossoneri in bambola. Anche lui correo di un avvio di partita disastroso in cui ha subìto con il resto dei compagni il forcing asfissiante nerazzurro.
    dal 18′ pt Messias 6: è il primo a cercare di stravolgere l’inerzia di una gara a senso unico. Prova a restituire vigore alle ripartenze, si decentra e si accentra ma sbatte contro il muro difensivo nerazzurro. Ripresa meno vigorosa ma resta tra quelli che hanno fatto meno danni e che c ihanno provato fino alla fine.
  • Saelemaekers 5: mentre il Milan crolla, lui è l’unico a tenere botta, poi accade il contrario. I rossoneri provano a rompere il sacrilegio e lui si spegne piano piano. Ma inesorabilmente.
  • Giroud 5: impalpabile. Non arrivano palloni giocabili e fa poco per conquistarne. Non gli si può chiedere di andare a recuperare palla dietro e lanciarsi in velocità, c’è cuore ma non c’è gamba. C’è il guerriero ma non s’è visto il bomber.
  • Allenatore Pioli 5,5: senza Leao si è ritrovato faccia a faccia con un problema irrisolvibile. Quello dell’attacco rossonero, francamente insufficiente per un appuntamento simile. Ha provato a metter in campo il piano B (non è che ne avesse altri) ma di fronte allo strapotere devastante della mediana nerazzurra, l’omologo reparto del Milan non ha potuto nulla. Le forze in campo erano (sono) impari. Impossibile arginare tale gap perché l’Inter non è il Napoli: non avanza solo a possesso palla, è più pesante e strutturata, può contare su almeno cinque, sei jolly che, a turno, diventano devastanti.

Le pagelle dell’Inter

  • Onana 6: disimpegnato, inoperoso. Per non restare avulso dalla partita prova a disquisire a ripetizione con i colleghi di difesa. Si è concesso il lusso di fare lo spettatore sul campo di una semifinale di Champions League.
  • Darmian 6,5: disciplina e senso del dovere. Non forza mai e non sbaglia mai. Impeccabile in marcatura, ottimo in chiusura. Si lancia poco in avanti.
  • Acerbi 7,5: insostituibile e irrinunciabile. Autentica sorpresa di stagione. Se ci siamo dimenticati tutti che a questa difesa manca l’uomo più importante degli ultimi anni, l’ex capitano Skriniar, è solo grazie a lui. Che, tra le altre cose, si prende pure la soddisfazione di chiudere la saracinesca agli attaccanti della squadra di cui ha indossato la maglia e che ha salutato non senza strascichi.
  • Bastoni 7: nella sera più importante di questa stagione ancora in corso, non stecca. Ottimo coprotagonista di una retroguardia che non ha sbagliato niente. La sterilità dell’attacco rossonero ha facilitato il compito.
  • Dumfries 6,5: sta tornando e lo fa quando l’Inter ne ha più bisogno. Non è ancora il fattore che riusciva da solo a cambiare volto alle partite ma la testa è di nuovo sul pezzo. Concentrato e affidabile, marca e si smarca, riparte e ritorna. Buone nuove per Inzaghi.
  • Barella 7: tiene a bada i nervi, capisce che la lucidità, in un’occasione simile, è importante quanto l’irruenza. Motorino infaticabile, macina campo e chilometri, è sempre pronto a ringhiare sull’avversario con la palla tra i piedi e resta pericoloso ogni volta che si affaccia nella tre quarti del Milan.
  • Calhanoglu 7,5: palla al piede, riesce a nasconderla o piazzarla esattamente dove i compagni la aspettano. L’intelligenza tattica è ormai un punto fermo, la conclusione dal limite un punto di forza. Il palo gli nega la gioia del gol nella prima parte di gara, l’avrebbe definitivamente blindata. Tanta qualità associata a una quantità costante è un lusso che possono permettersi in pochi. Artista.

    La gioia di Mkhitaryan, autore del raddoppio nerazzurro. Inserimento vincente che ha trovato impreparata la difesa del Milan Fonte:

    La gioia di Mkhitaryan, autore del raddoppio nerazzurro. Inserimento vincente che ha trovato impreparata la difesa del Milan

  • Mkhitaryan 8: quanto sia cruciale il comparto di mediana, tra due squadre che ne fanno un comparto cruciale, lo sa bene l’armeno che entra subito in partita. Fa la spola tra l’ultima parte di mediana nerazzurra e la tre quarti rossonera, attiva il pressing e prova a incidere in fase di rifinitura. Il gol del raddoppio è una perla da manuale: spiega da solo cosa voglia dire inserirsi negli spazi e sfruttare a dovere i varchi aperti dai colleghi di reparto. Infinito
  • Dimarco 7: ennesimo assist del laterale che non è solo un laterale. Quando non segna imbuca per i compagni, non molla un centimetro, non tira indietro la gamba, non rinuncia mai a ripartire e ha la capacità di spezzare i contropiede avversari con interventi puntuali e puliti che vanificano gli affondi. Il milanese interista da sempre ha l’ennesima serata da custodire nel cuore. Insostituibile.
  • Lautaro 6,5: procede a fiammate ma sono più le fasi di stallo di quelle in cui si accende. Va detto che non si è risparmiato: raddoppi di marcatura e corse all’indietro a supportare la retroguardia, spallate, la costrizione al fallo tattico da parte degli avversari. Davanti, però, non si è fatto sentire.
  • Dzeko 8: maestro nel controllo di palla, protegge la sfera con abilità che pochi altri possono garantire. Si sporca, si lancia in mischia, si defila nella parte del comprimario quando Lautaro si accentra. Poi la magia, presto, prestissimo: raccoglie l’assist da angolo e la sblocca con una girata al volo degna degli attaccanti che scrivono la storia. La passione e l’energia di un ragazzino. L’incidenza di un veterano. L’anagrafe dice che gli anni sono 37: forse anche all’anagrafe raccontano bugie…
  • Allenatore Inzaghi 7,5: si sta riprendendo, un pezzo alla volta, tutta l’identitaria autorevolezza che altri hanno provato a togliergli troppo presto, abbagliati da un ipotetico ritorno di Antonio Conte sulla panchina nerazzurra. Provino, adesso, a dire a Inzaghi che la sua è una panchina che scotta. Mandarlo via sarà complicato e anche delicato perché chiunque gli dovesse subentrare sarà condannato a fare meglio di così.

Il nostro SUPERTOP

Dzeko e Mkhitaryan sono un esempio duplice di cosa voglia dire aver accumulato esperienza e riversarla nel migliore dei modi nelle gare che contano, quelle di peso. Sono un esempio per i compagni, scaldano il tifo per la capacità di non mollare mai. Non sono più giovani ma conservano l’integrità dei giovanissimi. Potrebbe essere uno degli ultimi appuntamenti imperdibili di una carriera gloriosa e non lo vogliono disattendere. Secolari.

Il nostro SUPERFLOP

Brahim Diaz, insufficienza grave. L’alibi della scarsa coperazione regge solo in minima parte: impalpabile, fatica a smarcarsi, a tratti si isola dal gioco. In un paio di occasioni restituisce alla squadra sprazzi di sé con un tiro e un assist. Poi torna nella zona di (s)confort dove non ci si sporca gli scarpini e non si suda abbatsanza.

La pagella dell’arbitro

Jesus Gil Manzano, spagnolo 38enne, una laurea in Scienze Ambientali un paio di Master affissi alle pareti. Fa ancora l’universitario, il secondo titolo, già prenotato, è quello di psicologo. L’enfant prodige dei fischietti internazionali, per una sera, ha svestito i panni dello studente ed è salito in cattedra: piace la predisposizione alla collaborazione con gli uomini di assistenza. Un ottimo esempio è quando arriva a smentire se stesso, è il 32′ del primo tempo, in occasione di un calcio di rigore prima concesso e poi ritrattato all’Inter per fallo (sanzionato con un giallo immediatamente cancellato) di Kjaer su Lautaro. Va al Var, fa retromarcia. Tiene in pugno il match, sceglie la via del dialogo e dell’autorevolezza E convince.

Fonte:

Milan-Inter Champions League coreografia Curva Sud

La coreografia dell’Euroderby

Una metropoli tinteggiata di rosso. Lo ha voluto il Milan che ha esercitato fino in fondo il privilegio di giocare in casa. Piazza Duomo, San Siro, casa per casa: ai tifosi è stata chiesta una luce che non tramonta mai per vivere le ore calde della vigilia con il maggior trasporto possibile. Città e spazi digitali illuminati dell’unico colore (il nero è condiviso) che non accomuna i loghi di Milan e Inter. La vita vera della metropoli, dove il calcio insiste e resiste: non è un film, questa Milano onirica in cui c’è ampio spazio per i sogni. I sogni grandi.

Non è un film, l’emotività del capoluogo meneghino, ma arriva a incunearsi negli effetti speciali della filmografia grazie all’incessante creatività del tifo organizzato. La corografia conta quanto la partita: Curva Sud e Curva Nord hanno risposto presente. Come sempre. Curva Sud e Curva Nord hanno provato a vincerla prima ancora di giocarla. Come sempre.

L’Inferno è vuoto, tutti i Diavoli sono qui“: è lo striscione che prende la parte centrale della balaustra del secondo anello blu. Poi, una gigantografia del Diavolo a fare da punto focale di una coreo strutturata su tre quarti di porzioni del Meazza: l’enorme scritta “Forza Milan” sui seggiolini arancioni, l’anno di fondazione del club “1899“, tra le poltrone rosse.

Fonte:

Milan-Inter Champions League coreografia Curva Nord

La replica del tifo interista è la scritta in stampatello e a caratteri cubitali “Milano” lungo la balaustra del secondo verde. Cartoncini e stoffa e drappi a tinte bianche, nere e azzurre a ribadire la presenza della Curva Nord. Il solito spettacolo nello spettacolo.

Il calendario del Milan: serie A e Champions League

Cinque o sei gare prima di archiviare definitivamente il 2022/23. La variabile è dettata dall’evidente interrogativo: riusciranno i rossoneri a staccare il pass per la finale di Champions League in programma il prossimo 10 giugno a Istanbul? Da qualche minuto la semifinale di andata contro l’Inter è un passato prossimo e la Milano rossonerazzurra attende già con fremito il match dell’appello, quello in calendario il 16 maggio a fattore campo invertito.

Sogni e aspettative riservate alle notti stellate dell’Europa che conta, beninteso, ma poi c’è anche la spiccia realtà con cui tocca fare i conti. Dopo aver abdicato in favore del Napoli, il campionato dice che, seppur venuto meno l’appeal della corsa scudetto (ma è così da mesi), esiste un traguardo griffato Champions forse ancora più importante di quello che porta a volgere lo sguardo fino in Turchia: senza il quarto posto, la partecipazione alla prossima competizione salta e, a quattro gare dal termine, gli uomini di Pioli sono quinti a quota 63.

La sicura penalità inflitta nell’imminente alla Juventus sarà il favore grande che spalancherà con ogni probabilità le porte della grande Europa ai rossoneri, eppure occorre guardarsi le spalle perché Atalanta e Roma, appaiate a 58 punti, restano pericoli concreti. Cosa dice il calendario? Quattro gare, due in casa e due in trasferta: il 13 maggio impegno a La Spezia contro uno Spezia a caccia di punti salvezza; il 20 maggio sfida casalinga contro la retrocessa Sampdoria; a Torinio contro la Juventus il 8 maggio; ultima stagionale in casa contro il Verona.

Prossime partite e calendario completo del Milan

Il calendario dell’Inter: serie A, Champions League e finale Coppa Italia

C’è un finale da scrivere. Servono le mani abilissime di uno scrittore che sappia come si fa per renderlo indelebile. L’Inter ha quelle di Simone Inzaghi, tocca a lui sbalordire, incantare, provare a raggiungere ogni risultato possibile. Tradotto: i nerazzurri sono in lizza per due competizioni – non c’è solo la Champions League ma anche la finale di Coppa Italia già conquistata – e, alla stregua del Milan, devono assolutamente piazzarsi tra le prime quattro in campionato per non subire un contraccolpo economico che, alle casse del club di Zhang, farebbe molto più male che a quelle del Milan.

Sei gare sicure per gli uomini di Inzaghi: almeno una in Champions League, quattro in campionato e l’ultimo capitolo della Coppa Italia. Nell’ordine: il rematch dell’Euroderby contro i cugini del Milan è in programma a San Siro il prossimo 16 maggio, stavolta ai nerazzurri tocca fare gli onori di casa e beneficiare di un Meazza per tre quarti tinto dei colori del club. Se l’Atatürk Olympic Stadium – finale di Champions, 10 giugno – possa diventare la “destinazione paradiso” del tifo interista, lo si saprà solo quel giorno.

La classifica di serie A dice che l’Inter viaggia in quarta posizione a quota 63 punti: il vantaggio sul Milan è risicato (+2), quello sule seste più corposo (+5). Onana e compagni ospitano il Sassuolo il prossimo 13 maggio prima di imbarcarsi per Napoli e sfidare i campioni d’Italia (21 maggio); Atalanta al Meazza il 28 maggio; ultima di A a Torino il 4 giugno. La data da segnare in rosso, per ora, è quella del 24 maggio: l’Inter, dopo il trionfo in Supercoppa italiana, si gioca il secondo trofeo della stagione contro la Fiorentina provando a mettere in bacheca la nona Coppa Italia della sua storia.

Prossime partite e calendario completo dell’Inter

Pagelle Milan-Inter 0-2: Dzeko (8) e Mkhitaryan (8) secolari. Calha (7,5) fa l'artista. Diaz (5) e Calabria (5) floppano

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