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Pilato, il centesimo stronzo e la cuffia di Ceccon: l’Italia nuota nell’oro ma la gioia di Benny diventa un caso

Medaglia di legno per Benedetta Pilato alle Olimpiadi di Parigi: solo quarta nei 100 metri rana, la nuotatrice tarantina s'è presentata ai microfoni con lacrime di felicità che non sono piaciute a tutti

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Auden Bavaro

Auden Bavaro

Giornalista

Lo sporco lavoro del coordinamento: qualcuno lo deve pur fare. Eppure, quando ha modo di pigiare le dita sulla tastiera, restituisce storie e racconti di sport che valgono il biglietto

Abbiamo provato a spingerla col fiato, Benedetta Pilato. La vasca di ritorno dei suoi 100 metri rana olimpici ci ha tenuti lì, con lo stesso potere calamitico degli altri due ipnotisti, Nicolò Martinenghi e Thomas Ceccon. Mentre Benny spingeva con le movenze dell’anfibio, abbiamo cominciato a crederci perché la spinta di braccia e gambe è diventata una progressione da paura. In quattro hanno partorito un finale da fotofinish.

Tatjana Smith, la cinese Qianting Tang e Mona McSharry più accentrate, Pilato defilata a destra. Non partiva favorita, Benedetta: in realtà non le si dava troppo credito nemmeno nelle settimane precedenti i Giochi. Potenziale innegabile, crescita esponenziale ma è rimasta parecchio schiscia.

Il record al Settecolli e la medaglia di legno

S’è tenuta alla larga dai proclami. L’unico riferimento utile per tenere apertissimi gli occhi verso un orizzonte di gloria era quell’1’05″44 piazzato al Settecolli qualche mese fa. Nuovo record italiano. Tanto per intenderci: l’avesse replicato ieri, quel tempo, Pilato avrebbe preso l’argento.

Non è andata così: non è bastato l’exploit della seconda parte di gara – avesse avuto qualche metro in più sarebbe salita sul podio – per arrivare a medaglia. Eppure, Benny, l’abbiamo vista felice: a fine gara era una macchina col pieno di benzina. E poco importa che l’inclinazione di Pilato sia ormai un marchio di fabbrica riconoscibilissimo e altrettanto prevedibile. Ha la lacrima facile, ha 19 anni e siamo avvezzi alle sue manifestazioni emotive. Piange quando è triste, piange quando qualcosa non va è piange pure nelle occasioni in cui tocca il cielo con un dito. L’ha detto Pilato dopo il quarto posto:

Questo è il giorno più bello.

E ha pure provato a spiegare il perché.

Il caso Pilato e il centesimo stronzo

A quella spiega, però, non tutti hanno dato retta: era già fomentato un caso Pilato. Una che conclude la sua gara olimpica giù dal podio per un centesimo di secondo e poi si presenta ai microfoni per dire che è il giorno più felice della sua vita: mentre la tarantina evitava di accanirsi contro quello “stronzo di centesimo”, contro le beffe del destino e contro la sfiga giù a manetta coi tasti della tastiera.

I parolai del web, ma anche qualche addetto ai lavori, hanno cominciato a navigare tra perplessità e critiche.

Ceccon a Tokyo: qualcuno ricorda?

Le certezze di Benedetta fatte passare per farneticazioni. Senza, peraltro, nemmeno fare un viaggio a ritroso – lo si poteva fare benissimo perché Ceccon ha gareggiato una quindicina di minuti prima di Pilato e il parallelismo era favorito, se non dalla memoria, anche soltanto dalle tempistiche – e tornare a Tokyo 2021, quando Ceccon chiuse quarto la sua prova a dorso. Lo stesso Thomas che, a distanza di tre anni, di quel quarto posto ha saputo fare tesoro (e sappiamo bene fino a che punto).

Lo sforzo di farsi due domande quando si ascolta qualcuno – o, tralasciando le due domande: giusto lo sforzo di ascoltare – non richiede così tanta fatica in più rispetto a quella necessaria per lanciarsi in critiche spesso gratuite, a volte feroci.

La celebrazione di un quarto posto

Non conosco il dettaglio della vita privata di Pilato né i retroscena che stanno dietro ai mesi recenti della sua professione: mi limito a prendere atto che anche un quarto posto può restituire una felicità infinita. Sono un evento universale anche per questo, le Olimpiadi. Ci si aspetta l’ennesimo teatro dello sconfitto, quello che a qualcuno provoca anche più di un godimento, invece va in scena la celebrazione di un trionfo messo in bacheca al posto della medaglia. È solo legno ma, per come la mette giù Benedetta, pare un oro.

Lei, che spesso nuota con la cuffia di Ceccon e che con Thomas ha un legame speciale, ha spiazzato tutti e s’è presentata ai microfoni di mamma Rai per cercare di dire senza piangere. Ci riesce a metà, le lacrime arrivano quasi subito:

Ci ho provato fino alla fine, peccato ma è il giorno più bello della mia vita. Un anno fa questa gara non sarei stata in grado di farla. Ho tirato fuori tutto, ci ho creduto sempre ma questo è solo un punto di partenza: un quarto posto che vale oro”

Mentre l’Italia nuota nell’oro

Mancano diversi tasselli per capire appieno le parole di Pilato: c’entrano sicuramente i cambiamenti degli ultimi anni, in qualche modo entrano di diritto le sensazioni del Settecolli e la percezione di aver imboccato un percorso che comincia a rispondere ai suoi perché. C’entra di diritto Torino, l’evoluzione di un processo, le sensazioni buone, il prossimo futuro, incluso uno scenario natatorio che, per una ragazza di 19 anni a questo punto della carriera, non può che essere roseo. E magari c’entrerà pure qualcos’altro che spetta solo a Benny conoscere, interpretare, vivere. Per inciso: ho ascoltato, ho apprezzato, ho rispettato. E magari questo, con le file del discorso, c’entra fino a un certo punto.

Quello che però proprio non c’entra mai è la cattiveria. La stessa in cui navigano in parecchi mentre l’Italia nuota nell’oro.

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