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Roma, Cristante e la squalifica per bestemmia: il Giudice sportivo interviene solo in un caso

La presunta bestemmia del calciatore giallorosso nel corso del match contro la Juventus sta facendo discutere: il centrocampista rischia di saltare la gara contro l'Atalanta di domenica 12 maggio?

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Ci sarebbe un video ma mancherebbe l’audio: il tam tam che si è rincorso nelle ultime ore riporta all’1-1 tra Roma-Juventus e si trascina una coda che – il giorno dopo – mira verso Bryan Cristante. Il centrocampista della Roma avrebbe pronunciato un’espressione blasfema immortalata dalle telecamere: minuto 74’ – 29’ della ripresa – e il gioco è fermo in attesa che Szczesny rimetta il pallone in movimento verso i compagni. È l’attimo in cui il cambio immagine si sofferma su Cristante ed è anche il momento incriminato: in quell’istante, dal labiale, pare che il calciatore pronunci qualcosa che somiglierebbe a una bestemmia.

Da qui in avanti, lo strascico che porterà dritti verso la decisione del Giudice sportivo, cui il “caso Cristante” non sfuggirà in sede di valutazione. Eppure è altamente improbabile che il jolly di De Rossi possa saltare per squalifica il match contro l’Atalanta di domenica 12 maggio, in serale: è una sfida che vale la Champions League ed ecco perché Cristante dovrebbe essere regolarmente in campo.

Perché Cristante (per ora) non rischia la squalifica

Il calcio non tollera la blasfemia ma Bryan Cristante non può essere squalificato perché – qualora si sia trattato di bestemmia come paiono lasciare intendere le immagini – il regolamento parla altrettanto chiaro nella definizione di un intervento da parte del Giudice sportivo sollecitato dalla Procura Federale.

Che, nel caso specifico del calciatore della Roma, non può squalificare il centrocampista. È un’evidenza facilmente deducibile, per altro, dalla giurisprudenza, dai precedenti e dal dato di fatto che, alla certezza della pena si arriva attraverso la certezza del reato commesso.

Riferendolo a Cristante – e salvo novità delle prossime ore – resterà non dimostrabile. A meno che spunti fuori un audio a certificare cosa ha detto. E una traccia audio – riporta la Gazzetta dello Sport – al momento non esiste.

Cosa dice il regolamento: l’articolo 37

Abbiamo imparato a conoscerlo, l’articolo 37 del Codice di Giustizia sportiva, fin dal 28 febbraio 2010. In quella circostanza l’allora allenatore del Chievo Verona, Mimmo Di Carlo, venne colto in flagrante: una bestemmia durante la sfida contro il Cagliari e primo nella storia della serie A cui venne inflitta una squalifica per bestemmia.

In ossequio proprio a quell’articolo, il 37, secondo cui un calciatore o un allenatore colti a pronunciare espressioni blasfeme sono sanzionati con almeno una giornata di stop.

Il caso Cristante: bestemmia non dimostrabile

Solo immagini a sostegno di una tesi: nel caso di Cristante, infatti, mancherebbe un audio a certificare il pronunciamento della bestemmia da parte del calciatore. E le sole riprese tv, anche laddove parrebbero indirizzare verso quello scenario, non sarebbero sufficienti a sciogliere i dubbi.

Io, mio, zio, pio, Dio, odio: le assonanze sono tante. Troppe. E il reato sportivo, non dimostrabile, resterà solo presunto. Salvo fatto un caso: quello secondo cui, nelle ore prossime e in avvicinamento alla sentenza del Giudice sportivo, dovesse emergere anche un audio specifico in grado di fugare con assoluta (o ragionevole) certezza ogni dubbio. In caso contrario, Cristante sarà regolarmente convocato da Daniele De Rossi, con cui il rapporto va a gonfie vele e l’armonia in spogliatoio è ritrovata in toto, dopo le polemiche che avevano fatto seguito all’esonero di Josè Mourinho.

Il precedente di Stefano Turati

C’è un caso sul quale ci si può soffermare nella stagione 2023-24 della serie A: quello che ha avuto per protagonista il portiere del Frosinone, Stefano Turati, lo scorso agosto. Nel corso della sfida tra ciociari e Napoli, infatti, l’estremo difensore dei laziali venne colto (visto e ascoltato) a bestemmiare al minuto 15 della prima frazione di gioco e, di rimando, per il Giudice sportivo Gerardo Mastrandrea la squalifica fu un atto dovuto.

Fermato per un turno. In quella circostanza, tuttavia, ad avvallare la sanzione fu la prova tv che consentì di disporre di immagini e audio in simultanea. Confondere assonanze e consonanti, supponendo che si trattasse di una parola piuttosto che di un’altra, fu di fatto impossibile.

Quando una bestemmia spense il sogno del Como

Memorie storiche e archivi: uno dei casi più emblematici, in tema di espressioni blasfeme, riporta indietro negli anni. Campionato 1975-76: il Sinigaglia di Como (che venerdì 10 maggio potrebbe tornare a gioire per il ritorno in serie A dopo il mezzo passo falso a Modena) è teatro della seconda di campionato tra lariani e Juventus.

La narrazione è un susseguirsi di vicende ben riportate da un avvincente articolo apparso su Ultimo Uomo. Padroni di casa in massima serie da neopromossa, bianconeri detentori dello scudetto. La sequenza delle prime tre reti è un capovolgimento di fronte con tanto di ribaltone: vantaggio Juve con Furino, il Como riprende e mette la freccia con Pozzato e Fontolan.

Siamo vicini a un successo storico: mancano 2’ al novantesimo. Accade l’impensabile. Una bestemmia in campo.

“Tutti bestemmiano in campo, non è bello ma succede. E noi perdiamo la vittoria perché l’arbitro ci fischia una punizione contro perché uno tira un moccolo!”: le parole a fine gara di un inferocito Cancian, allenatore dei comaschi.

Claudio Correnti ce l’ha con il compagno di squadra, Scanziani, che ha appena spedito in tribuna un pallone che per il capitano poteva essere giocato diversamente. La bestemmia di Correnti e rivolta proprio a Scanziani. L’arbitro si chiama Menegali: sente tutto, assegna una punizione indiretta alla Juventus. E arriva il 2-2: calcia Cuccureddu, sporca Fontolan, palla in rete.

Per i comaschi un sogno spento sui titoli di coda. La chiosa di mister Cancian non poteva che essere questa: “C’è da tirare qualche moccolo adesso, non prima!”.

Roma, Cristante e la squalifica per bestemmia: il Giudice sportivo interviene solo in un caso Fonte: Getty

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