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Roma, i Fedayn tornano all’Olimpico dopo lo sgarbo dello striscione: è bufera

I tifosi della Roma hanno scelto la compattezza: nessuno scontro, Fedayn riaccolti all'Olimpico dopo il brutto episodio dello striscione e dei vessilli rubati. Ma dalla Serbia continuano a piovere sfottò.

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Rino Dazzo

Rino Dazzo

Giornalista

Se mai ci fosse modo di traslare il glossario del calcio in una nicchia di esperti, lui ne farebbe parte. Non si perde una svista arbitrale né gli umori social del mondo delle curve

Si temevano scontri, incidenti, regolamenti di conti. Prima, durante e dopo Roma-Verona. Dopo lo sgarbo dello striscione, rubato dagli ultras serbi della Stella Rossa Belgrado e bruciato qualche giorno fa in curva al Marakana, la tensione era alta. Erano in tanti a chiedersi: che ne sarà dei Fedayn? Saranno espulsi dagli altri gruppi organizzati della Curva Sud, che in occasione della trasferta a Salisburgo non avevano mostrato solidarietà coi loro compagni di tifo? Invece è filato tutto liscio.

Fedayn accolti all’Olimpico con cori e applausi

Il gruppo storico del tifo giallorosso, fondato nel 1972 da Roberto Rulli, si è presentato in curva senza vessilli, tutti finiti in mano ai serbi. L’accoglienza dello stadio? Emozionante. Una marea di applausi e sventolii di bandiere, con la musica di ‘Mai sola, mai’, la canzone dedicata alla Roma da Marco Conidi, abbassata di volume per consentire a tutti di godere di questo momento storico. I Fedayn si sono sistemati al loro posto, poco sotto il ‘muretto’, lo spicchio di curva appena sotto il tabellone luminoso. E da lì hanno incitato i propri beniamini, la ‘maggica’ Roma. Fischi invece a quei gruppi che non li hanno accolti con la standing ovation. La Curva Sud, insomma, s’è schierata.

Tifosi della Roma solidali coi Fedayn

Alla fine, insomma, ha prevalso l’unità. Niente scontri, niente risse. Tutti uniti per la Roma. “Siamo tutti Fedayn“, è il titolo di un articolo scritto per Il Romanista da Gabriele Fasan. Ma sul web sono tante le dimostrazioni d’affetto e di solidarietà per il gruppo, privato – dopo feroce pestaggio – del proprio striscione e dei propri simboli. “Nessuno resta solo”, scrive Gianpaolo. “Nessuno può cancellare la storia, Fedayn ha applicato con onore la legge ultras, finché batterà il cuore non smetterà di amare la squadra e la città, fino all’ultimo respiro”, sottolinea Shahin. E c’è chi accusa altri gruppi di aver brigato coi serbi per allontanare i Fedayn dalla curva: “Con il vostro gesto vile volevate dividerci,ma avete unito ancora di più questo immenso popolo giallorosso”.

Il codice ultras: chi perde lo striscione si scioglie

Se i tifosi della Roma hanno mostrato, in massima parte, unità e compattezza, il gesto di accogliere in curva i Fedayn privati del loro striscione e delle loro ‘pezze’ non è piaciuto ai sostenitori di altre squadre. Il codice degli ultras, infatti, è piuttosto chiaro in tal senso: chi nel corso di scontri o perde i propri vessilli, è destinato a sciogliersi. Un po’ come le legioni romane, quando perdevano l’aquila e le insegne in battaglia. E, non a caso, a parte le tifoserie gemellate, da fuori Roma il ‘perdono’ concesso ai Fedayn non è stato affatto ben visto.

Dalla Serbia: sfottò infiniti ai Fedayn e alla Roma

I più scatenati sono stati, come prevedibile, i tifosi serbi. Tantissimi i commenti, per lo più in caratteri cirillici, alle foto e ai post con le immagini dei Fedayn in curva. “Non vi preoccupate, il vostro striscione è in buone mani, al caldo”. Oppure: “Pure il coraggio di farvi vedere ancora in giro avete?”. E ancora: “Pagliacci”. Da Fabio una possibile risposta: “Il drappo rubato era il segno della sconfitta della legione ma in battaglia, non la conseguenza di uno scippo organizzato. Se ci fosse stato uno scontro e i Fedayn avessero perso lo striscione capirei. Ma così è un infamata degna di chi la compie e di chi la festeggia”.

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