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Spalletti cerca la prima vittoria su Mourinho ma chi è il vero special One?

Domenica si disputa il big match Roma-Napoli, confronto tra due allenatori rivali come Mourinho e Spalletti: ecco cosa c'è in ballo e cosa si giocano i tecnici

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Luca Santoro

Luca Santoro

Giornalista

Esperto di Motorsport ma, più in generale, appassionato di tutto ciò che sia Sport, anche senza il Motor. Dà il meglio di sé quando la strada fa largo alle due o alle quattro ruote

Roma-Napoli sarà uno dei big match, se non quello principale, che accenderà l’undicesima giornata della Serie A. Un confronto tra l’attuale capolista e l’inseguitrice a quattro punti di distacco (e che in caso di vittoria insidierebbe non poco i partenopei, portandosi ad una sola lunghezza), ma anche tra due allenatori che lasciano sicuramente il segno al di là dei risultati sportivi, nel bene (per i loro estimatori) e nel male (se guardiamo ai detrattori), ovvero José Mourinho e Luciano Spalletti.

Mourinho e Spalletti: corsi, ricorsi ed incroci in panchina

Come ha scritto Mario Sconcerti su CalcioMercato.com, “Mourinho ha il carisma del grande imprenditore, Spalletti quello di chi ha fatto i soldi con la terra: sono alla fine pessimi avversari uno dell’altro perché si sentono, e forse sono, i migliori”. Stesso carattere tosto, palmarès differenti, medesima capacità di catalizzare dal punto di vista mediatico e, tra le cose in comune, le esperienze in panchina all’Inter e alla Roma: se il portoghese è stato l’eroe del Triplete nerazzurro, il collega di Certaldo nel biennio a Milano al massimo ha centrato gli obiettivi minimi posti dal club ed una qualificazione alla Champions League sette anni dopo l’ultima volta; con i giallorossi, invece, Spalletti ha lanciato la sua carriera, portandosi a casa due Coppe Italia ed una Supercoppa italiana, ed un rapporto controverso con l’icona Francesco Totti (tanto che la figura dell’allenatore uscì con le ossa rotta nella serie tv dedicata al capitano della Roma “Speravo de morì prima”, suscitando qualche polemica). Mourinho ha risposto con la vittoria della prima edizione della Conference League, mettendo fine ad un digiuno di trofei internazionali per capitolini, e diventando così l’unico tecnico al mondo a conquistare le attuali tre competizioni UEFA.

Lo scontro tra due visioni di gioco

Roma-Napoli non è però soltanto una sfida tra due tecnici che hanno condiviso determinati momenti della carriera. È lo scontro di due visioni di gioco contrapposte: più pragmatico e se vogliamo cinico Mourinho, più esteta e visionario Spalletti. Il secondo forse ha pagato di più questa impostazione, ma nell’attuale stagione sta iniziando a raccogliere i dividendi grazie ad un Napoli che incanta e al tempo stesso ha una efficacia che al momento le altre squadre di Serie A se la sognano. Merito dell’allenatore, certo, e di un capitale che si è trovato in mano a partire dal prospetto georgiano Kvaratskhelia, andato a pescare ai confini dell’impero continentale calcistico e che da carneade si sta dimostrando un fuoriclasse che Mou domenica proverà ad insidiare con il rientrante Rick Karsdorp; ma Spalletti può contare su un attacco incisivo supportato da una panchina di lusso, con l’imbarazzo della scelta quando c’è da schierare le punte: Osimhen, che la scorsa stagione furoreggiava, Raspadori, l’eterno sottovalutato Simeone che sta vivendo una nuova giovinezza, Politano, Lozano, Elmas ed ovviamente Kvara.

Mourinho deve invece fare i conti con l’infortunio alla coscia sinistra di Dybala, il suo colpo di calciomercato estivo e che è in via di recupero (ma per l’imminente Mondiale), e perciò davanti non può contare sulla stessa abbondanza del rivale toscano: Abraham sino ad ora ha realizzato solo due gol, Zaniolo è ancora un enigma (fuoriclasse pronto a sbocciare o calciatore alquanto sopravvalutato, dalle evidenti doti fisiche non compensate però dalla mentalità giusta?) e Belotti ancora non ha messo a segno alcuna rete. Poi ci sono Smalling, Pellegrini, con quest’ultimo che contro il Napoli sarà dietro alle punte Abraham e Belotti nel possibile 3-5-2 schierato dal lusitano.

Oltre la corsa scudetto: cosa c’è in gioco in Roma-Napoli

Sarà una sfida scudetto? Forse, a costo di dire una banalità la stagione è ancora lunga, ma se la Roma vincesse lo Special One – che sente già il “rumore dei nemici” – lancerebbe un segnale importante ai rivali, iscrivendosi alla corsa per il titolo in un campionato che resta ancora parecchio aperto ed incerto: un obiettivo non inserito tra quelli fissati potenzialmente ad inizio stagione da Mou, ovvero la Coppa Italia e l’Europa League, forse in maniera realistica, forse solo scaramantica.

Lo scorso anno Roma-Napoli finì 0-0, con entrambi i tecnici espulsi (partita sempre abbastanza nervosa questa, se consideriamo poi che i rapporti tra le tifoserie sono al minimo storico dopo i fatti tragici del 2014 con la morte di Ciro Esposito: non a caso domenica all’Olimpico il Prefetto ha vietato la vendita dei biglietti ai supporters in trasferta dalla Campania) e con i partenopei che si fecero raggiungere in vetta alla classifica da quel Milan che poi si prese lo scudetto. Meglio non ricordarlo a Spalletti, vista la posta in gioco questa domenica e l’incedere pericoloso di Mou alle sue spalle (ma se nel frattempo l’Atalanta vincesse con la Lazio e il Napoli pareggiasse, gli orobici finirebbero a pari punti con i partenopei).

E la sfida di questa domenica forse non ci dirà chi è il vero Special One tra i due, perché non lo può certo decidere una partita secca, ma entrambi gli allenatori sanno che in gioco a livello anche psicologico c’è un confronto tra i due che in caso di vittoria della Roma confermerebbe il fatto che il portoghese sia la bestia nera del toscano, che non è mai riuscito a batterlo negli altri precedenti sei confronti. E come scrive la Gazzetta dello Sport, i famosi “zero tituli” Mourinho li tirò fuori nel 2009 prendendo spunto dal recente match contro la Roma di Spalletti. Che anni dopo potrebbe prendersi una piccola rivincita contro quello sberleffo.

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