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Super Bowl, dominio Eagles: niente threepeat per Mahomes, Kansas City spazzata via 40-22. Trump “oscura” Taylor Swift

Super Bowl LIX senza storia: Philadelphia scappa sul 24-0 già all’intervallo, Mahomes è irriconoscibile e Kansas City manca uno storico threepeat

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Altro che threepeat: il risveglio per Kansas City è tremendo, perché la lezione che i Philadelphia Eagles impartiscono a Mahomes e compagni è sonora e debordante. La versione più dominante di Philly ribalta ogni pronostico e manda agli annali un Super Bowl a senso unico, dominato dall’inizio alla fine, fino a quando non entrano le riserve e i Chiefs riescono a limitare i danni nella forma.

Eagles, un dominio imbarazzante: Chiefs, che scoppola!

Difficile prevedere alla vigilia una simile disfatta per i bicampioni in carica. Che non entrano proprio in partita, letteralmente dominati dalla difesa degli Eagles, forti di una condizione fisica e mentale notevolmente superiore.

Mahomes non riesce mai a mettersi in moto: becca due intercetti su due lanci consecutivi (non me subiva uno da 294 lanci!) e gioca peggio di quanto abbia mai fatto in tutta la sua carriera. Alla fine Kansas gioca solo per evitare di chiudere la serata a zero: il primo touchdown arriva alla fine del terzo quarto, quando i buoi sono però usciti da un pezzo dalla stanza.

Per Jack Sirianni, un anno fa finito sul banco degli imputati dopo l’eliminazione precoce si play-off, una rivincita bella e buona: a 44 anni e tra i tecnici più giovani e vincenti di sempre, con Andy Reid che manca un altro tassello verso i record di Belichick.

Trump oscura tutto e tutti (anche Taylor Swift)

È una notte speciale a New Orleans: per la prima volta nella storia dei 59 Super Bowl c’è un presidente in carica sugli spalti, e Donald Trump si prende tutta la scena, oscurando anche le tante stelle presenti al Caesars Superdome.

Taylor Swift è la più attesa: si mescola sugli spalti e parte in tono minore, quasi come se la presenza del nemico Donald gli tolga i riflettori di dosso. Ma non avrà modo di accendersi, come il suo amato Travis Kelce sul campo. Altro che proposta di matrimonio…

Tra gli sportivi più attesi, presente Leo Messi: arriva in tuta (lo ha “preteso” lo sponsor tecnico) e in tribuna ritrova i compagni al Barcellona e poi a Miami Suarez, Busquets e Jordi Alba. Chi non passa inosservata è Beyoncé, con Jay-Z e prole al seguito. Presenti anche Lady Gaga, Paul Rudd, Anne Hathaway e tante altre star, come logica vuole.

Mahomes irriconoscibile: Philly prende il largo presto

Sul campo, Mahomes è l’uomo più atteso. Ma nel primo quarto ha poco tempo e spazio per farsi vedere: la difesa degli Eagles è asfissiante e i Chiefs non riescono a trovare rimedi.

Hurts è un po più sciolto: un lancio di 30 yards per Dotson meriterebbe il touchdown, ma la corsa del ricevitore si ferma a un metro dalla goal line (tocca il ginocchio a terra, meta annullata). Poco male: basta una yard a Hurts per entrare in end zone e confezionare i primi punti di serata.

L’intercetto che subisce nel primo drive del secondo quarto (il primo dopo 218 lanci di fila) è indolore: Mahomes non sa a chi affidare l’ovale e anche il terzo drive Chiefs va in fumo in soli 4 down. Philly non sfrutta appieno l’ennesima opportunità, ma con Elliott trova il field goal che la spedisce sul 10-0 (nonostante una flag che costringe il kicker ad arretrare sulle 48 yards per calciare).

Dejean, un compleanno da sogno: intercetto e touchdown

L’intercetto che cambia la storia della partita però è quello che subisce proprio Mahomes, 298 lanci dopo l’ultimo: è un errore gravissimo, perché consente a Cooper Dejean di recuperare l’ovale sulle 30 yards e di lanciarsi in una corsa insolitamente agevole per infilzare senza pietà la difesa dei Chiefs (regalo di compleanno coi fiocchi).

Il 17-0 dopo poco più di 20’ di partita suona sinistro per Kansas City, “tradita” dal suo leader, ma soprattutto da un attacco che (come nelle attese) fatica enormemente a carburare.

Anche il quarto drive non porta a nulla: l’ovale ce l’ha sempre Philadelphia, che gioca col cronometro e soprattutto guida più del doppio dei down rispetto a Kansas City (appena 8’ complessivi di drive per Mahomes).

Pat da incubo: secondo intercetto subito e partita compromessa

Il secondo intercetto di serata subito dal 15 di Kansas (bravissimo Baun) fa strabuzzare gli occhi in ogni angolo del mondo: Pat è irriconoscibile, Hurts è spietato e Brown firma il terzo touchdown di serata.

Kendrick Lamar sale sul palco dell’Halftime Show con gli Eagles avanti 24-0: solo Brady ha recuperato da una situazione simile (3-28) nel 2017, con i Patriots capaci di rimontare gli Atlanta Falcons. Lo show non scalda i cuori, se non per l’accusa dell’artista nei confronti di Drake, suo acerrimo nemico (Kendrick lo definisce “pedofilo”: si prevedono giorni roventi…). Sul palco, nel corpo di ballo, si vede anche Serena Williams.

La reazione non c’è: Hurts fa quello che vuole

Il primo drive del secondo tempo non è per nulla diverso dai precedenti: Mahomes prova a dare la scossa guadagnando 5 yards sulla corsa, ma Kansas è totalmente fuori dalla partita.

Philadelphia invece continua a seguire pedissequamente il proprio piano: gioca col cronometro, guadagna terreno con tante corse e ogni tanto Hurts ci mette un lancio per fare più strada, senza mai disdegnare a sua volta qualche corsa.

Il risultato e il cronometro sono amici e senza assilli gli Eagles chiudono down a ripetizione senza affanni, con Elliott che mette altri tre punti con poco più di 5’ da giocare nel terzo quarto. Poi Hurts arma nuovamente il braccio e trova Devonta Smith con un lancio di 30 yards: 34-0 con 18’ da giocare, che sono solo d’attesa prima della grande festa.

Worthy (due volte) e Hakwins sporcano il tabellino dell’attacco Chiefs, Elliott chiude la sua serata perfetta al tiro (8/8) e il 40-22 è consegnato alla storia. Per gli Eagles è il secondo anello, ma questo profuma davvero di impresa.

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