Le copertine se l’è prese lo stesso anche senza medaglia. Gianmarco Tamberi è stato protagonista anche nella penultima giornata delle Olimpiadi ma non per una medaglia o per una grande impresa: il suo calvario tra coliche e ospedali ha accompagnato tutti fino alla finale voluta a ogni costo, pur in condizioni precarie. Gesto eroico o mania di protagonismo? Gli italiani si dividono mentre una stoccata arriva dall’ex olimpionica di ginnastica Fabrizia D’Ottavio.
Le critiche della D’Ottavio a Tamberi
La D’Ottavio, argento ad Atene 2004, quarta a Pechino nel 2008, oro e 2 argenti ai Mondiali di Baku 2005, oro, argento e bronzo agli Europei di Torino nel 2008 2 argenti e 1 bronzo agli Europei di Mosca 2006, sa cosa vuole dire gareggiare ai Giochi ed è rimasta a dir poco perplessa da come Tamberi ha affrontato la sua giornata più importante.
Scrive in una delle sue stories su Instagram la D’Ottavio: “Premettendo che auguro a Gianmarco il meglio e che so che ognuno ha il suo modo di reagire agli eventi una cosa però la devo dire. Tre posto in 7 ore (senza contare tutto il teatrino della fede nei giorni scorsi), fatti nel giorno della finale olimpica, quando ti giochi TUTTO. Tra coliche, vomito, ospedali e barelle, da ex atleta “ammiro” l’energia e la concentrazione che riesce a dedicare al telefono..con la moglie che lo assiste ma nel mentre si scusa con i follower per non poter rispondere a tutti. Sarò di un’altra generazione, ma tutto questo mi distruba. Ecco l’ho detto, non odiatemi. Ciao.”
I tifosi si dividono sui social sulla decisione di Tamberi
Fioccano le reazioni dopo la giornata da Truman Show di Tamberi: “Non sapete cosa vuol dire fare sacrifici e poi trovarsi con un problema ai reni che ti stronca una finale olimpica. Gimbo sapeva già di non poter fare medaglia , era solo un modo per calmarsi” e poi: “Non vi passa neanche per l’anticamera del cervello che ciascuno di noi possa reagire alle avversità in modo diverso? E meno male!” e anche: “Faccio una domanda: voi avete mai avuto una colica renale? Perché vi vedo pontificare con grande sicurezza” e anche: “Ma lui è fatto così, se non l’avete capito dopo anni che il tipo è strambo ma sincero, il problema siete voi che espettorate il vostro astio del tutto irrilevante contro uno sportivo sempre leale e corretto con gli altri, oltre che di altissimo livello”
Nutritissima però la schiera di chi si dice d’accordo con la D’Ottavio: “spettacolarizzare e estremizzare i problemi fisici personali prima di un evento importante, dal mio punto di vista è deprimente, un Campione sa accettare le situazioni che si presentano durante il percorso dell’attività professionale, piangersi addosso non è dignitoso” e poi: “Assolutamente d’accordo. Io ho avuto già da Tokio l’impressione che fosse troppo sopra le righe. Non ho nessun titolo per dirlo, ma a me e penso forse solo a me, era anche sembrato che il pari l’avesse forzato lui più dell’altro! Parere personale”, oppure: “caro Gimbo, per il disagio non avresti dovuto provarci, ma ritirarti pochi secondi dopo l’inizio e fingere di scoppiare in lacrime”
C’è chi pontifica: “Tamberi, per uno sfortunato caso fortuito, perde la fede del suo matrimonio nella Senna, ma siccome lui è un supereroe a tutti gli effetti, dopo pochi minuti è già pronta una lettera di scuse strappabudella alla fortunata donna che è la moglie ma che abbiamo letto tutti e qualcuno si è anche emozionato, ma non io. Poi la colica, poi sta meglio, ritorna ma di nuovo la colica, tutto documentato, compreso dettagli un po’ troppo personali per i miei gusti. Ma tadan! Sorpresa! Ce la fa a partecipare alla gara, dopotutto, se vince diventa l’eroe del secolo, se perde può piangere in mondovisione smuovendo il pathos di un buon numero di italiani ma non il mio. Come molto prevedibile perde e piange e un po’ mi dispiace. Ma i supereroi che amo io sono discreti e silenti come i gatti, arrivano in punta di piedi, si mettono una mano in tasca, e centrano direttamente l’obiettivo, vincendo” e infine: “Tamberi si è esposto talmente tanto mediaticamente che le critiche sono una logica conseguenza. A tanti puoi piacere, a tanti altri no. Comprendo la delusione dei fan, ma capisco molto di più l’odio degli hater perché non se ne può più di un personaggio così”.