La notizia di un possibile ritorno in Ferrari di Jean Todt in vista del 2022 ha distratto per un attimo il circus della Formula 1 concentrato come non mai sulla resa dei conti tra Max Verstappen e Lewis Hamilton per il titolo di campione del mondo F1 2021. Per i tifosi del cavallino rampante un fulmine a ciel sereno visto da molti come la luce in fondo al tunnel visto che l’ultimo titolo Maranello lo ha vinto proprio nell’ultimo anno dell’attuale presidente della FIA uscente. Ma quali sono gli scenari di questo ritorno che avrebbe del clamoroso rievocando l’epopea di Schumacher in Ferrari?
La notizia lanciata da Terruzzi: “Todt torna in Ferrari”
Lo scoop lo ha fatto Giorgio Terruzzi, giornalista assai noto per i suoi trascorsi televisivi e le sue mitiche “pagelline”, sulle colonne del Corriere della Sera. Il presidente della Ferrari John Elkann avrebbe fatto una proposta allettante al manager francese, il cui mandato da presidente della FIA è a cui verrebbe offerto un ruolo di “superconsulente”,
Insomma non un ritorno da team principal in sala di comando ma una figura di supporto a Matteo Binotto nella riorganizzazione del team in vista di un quanto mai sperato rilancio con le nuove regole e le nuovo monoposto del prossimo anno ma anche funzioni politiche nella gestione della Scuderia, come la discussione dei regolamenti 2026 quando entreranno in azione le nuove power unit..
Indizi e scenari del ritorno di Todt in Ferrari
Innanzitutto coincidono le tempistiche. Il mandato da presidente della FIA di Jean Todt è in scadenza. Non si ricandiderà e forse, viste molte critiche al suo operato, non sarebbe nemmeno rieletto. Come scrive Franco Nugnes su motorsport.com, la votazione per il suo successore è prevista il 17 dicembre in un ballottaggio fra due candidati: Graham Stoker, attuale segretario FIA, e Mohammed Ben Sulayem.
Gli indizi che riportano Todt in Ferrari sono parecchi a cominciare dalla presenza, già da diverso tempo, di suo figlio, Nicolas Todt come manager di Charles Leclerc, pilota di punta della Ferrari per tornare a vincere gare e lottare per il mondiale come candidamente espresso da Binotto in una recente intervista. E poi ci sono i rapporti sempre forti con la famiglia Elkann, il doppio legame con Stefano Domenicali, che nel 2007 prese il testimone da Todt da team principal al muretto rosso e che oggi si ritrova a capo della F1.
I dubbi sul ritorno di Todt in Ferrari: il rischio minestra riscaldata
E se i tifosi sognano ripensando ai 14 titoli, tra mondiali piloti e costruttori, negli 11 anni di gestione sportiva della Ferrari, c’è chi parla apertamente di un forte rischio di “minestra riscaldata” che potrebbe portare poco o nulla, a 75 anni, quelli di Todt, in uno scenario come la F1 in continua evoluzione dove la differenza la fanno gli Horner e i Wolff, ben più giovani del francese.
Jean Todt in Ferrari: la ricostruzione e le vittorie mondiali
Impossibile però non ripensare almeno un attimo a quanto, tantissimo, Jean Todt ha fatto per la Ferrari nei suoi 11 anni da team principal. Arrivato nel ’93 con una situazione disperata, una macchina lenta e inguidabile che lottava per entrare in zona punti (i primi 6 all’epoca) con Alesi e Berger. Trasformata negli anni anche nella mentalità, negli uomini e nel modo di lavorare.
L’intuizione di Todt, che recentemente ha ammesso di aver pensato anche a Senna per il ’95 prima del tragico incidente di Imola, è stata quella di portare a Maranello il meglio che ci fosse in circolazione: Rory Byrne, Ross Brawn e soprattutto Michael Schumacher, di fatto l’asset vincente della Benetton Ford campione del mondo ’94 e ’95.
Da lì in poi nonostante le difficoltà iniziali e i mondiali persi per dettagli, nel ’97, ’98’ e ’99 con Schumacher e Irvine, ecco l’apoteosi, il primo titolo con Schumi nel 2000 e poi un filotto irresistibile di 5 titoli e uno sfiorato sempre col tedesco nel suo ultimo anno a Maranello, il 2006. Con l’addio di Schumacher alla Ferrari, Todt ha deciso di chiudere con il cavallino rampante che gli ha chiesto, e ottenuto di restare un altro anno, facendo da chioccia al nuovo team principal, Domenicali. Ed il canto del cigno fu un altro mondiale con Kimi Raikkonen, nel rocambolesco finale di Interlagos nel 2007. Da lì un digiuno che non è ancora finito…
Todt e il legame con Schumacher nel nome Ferrari
Negli anni di Maranello il rapporto tra Jean Todt e l’alfiere della Ferrari, Michael Schumacher è diventato stretto, strettissimo, di fatto un secondo padre il manager francese per il pilota tedesco. Proprio Todt lo scelse per il rilancio della Ferrari, lo difese dopo alcuni errori nei mondiali persi ’97 e ’98 e lo ha aspettato dopo l’infortunio del ’99 a Silverstone. Poi arrivarono le vittorie e i mondiali ma anche il dolore per l’incidente di Schumi sulle nevi di Meribel che lo ha tolto di fatto dalla scena pubblica.
Jean Todt è uno dei pochissimi, fuori dalla ristretta cerchia familiare, a poter fare visita periodicamente a Schumacher nella sua villa dove da anni oramai porta avanti la sua lotta per la riabilitazione ed è uno dei pochi a poter parlare delle sue condizioni di salute in pubblico.