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Volley, De Giorgi fino al 2026 con sguardo su Los Angeles 2028: il no al doppio incarico elimina le alternative

Dopo il deludente quarto posto di Parigi, la nazionale maschile prova a ripartire: De Giorgi ha un contratto fino al 2026, ma punta Los Angeles 2028. E il roster non subirà scossoni

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

La copertina se la sono presa tutta le donne, ed è strano ripensando a quello che aleggiava nell’aria soltanto poche settimane fa. Quando l’Italvolley che garantiva una medaglia sicura era quella maschile, con Giannelli perfetto regista di una squadra che s’era presa persino il lusso di sacrificare la fase finale di VNL, convinta che quelle due settimane di riposo le avrebbero permesso di arrivare carica e in perfetta condizione a Parigi.

Dove i ragazzi di De Giorgi sono stati perfetti nella prima settimana, finendo poi per fare una fatica bestiale a trovare quella continuità che ha impedito loro di cambiare il corso della storia. Tanto che di tutte le medaglie di legno arrivate nel corso delle due settimane parigine, quella del volley maschile è certamente la più sorprendente e (in correlata misura) deludente.

La delusione più grande e i dubbi sul futuro

Fefé De Giorgi s’era detto ottimista, e sebbene non l’abbia ammesso candidamente (ma l’ha fatto capire), a lui essere rimasto giù dal podio ha fatto un male cane. Si sarebbe accontentato anche di un bronzo, perché oggettivamente la semifinale con la Francia ha mostrato un’Italia troppo inferiore (i transalpini a conti fatti giocano bene un paio di partite a quadriennio olimpico, ma puntualmente azzeccano quelle giuste…).

E invece con gli USA è arrivata un a sconfitta amara, peraltro di strettissima misura, con gli statunitensi che hanno vinto tutti e tre i set in volata. Insomma, il bilancio di Parigi ha preso una piega negativa senza appello, tanto da rimettere in discussione un progetto tecnico che pure, alla luce del roster a disposizione e dei potenziali ricambi che si stagliano già all’orizzonte, non dovrebbe certo portare l’Italia fuori dal gotha del volley mondiale al maschile.

L’Italia del futuro sarà simile a quella di Parigi

De Giorgi ha un contratto fino alla fine del 2026. Ma salvo sorprese sarà ancora sulla panchina azzurra nell’edizione dei giochi del 2028, perché la sensazione è che le parti viaggino entrambe sulla stessa lunghezza d’onda. La volontà della Fipav e del tecnico è chiara ed è emersa palese anche nel corso dell’ultima estate, perché già in VNL il commissario tecnico ha testato molti dei ragazzi sui quali proverà a costruire il roster del prossimo quadriennio.

Anche se a ben vedere il sestetto titolare difficilmente vedrà rivoluzioni: Giannelli ha appena compiuto 28 anni, Romanò, Russo e Galassi ne hanno uno di meno, Lavia e Michieletto sono ancora sotto i 25 anni. Balaso va per i 29, ma nel ruolo di libero già si intravedono possibili giovani pronti a subentrare (Laurenzano, titolare con Trento, ne ha appena compiuti 21).

Sul breve, insomma, difficile assistere a ribaltoni: ai mondiali del prossimo anno si presenterà un’Italia molto simile a quella ammirata a Parigi, con la probabile novità rappresentata dall’inserimento di Kamil Rychlicki, che sta perfezionando le pratiche per poter giocare con la nazionale italiana dopo aver già ottenuto la cittadinanza pochi mesi fa. E poi ci saranno i giovani che più di altri si sono messi in luce, vedi Luca Porro e Mattia Bottolo.

L’azzardo della Fipav: Parigi usata come “palestra”

A conti fatti, l’azzardo tentato da De Giorgi non ha pagato. Un azzardo condiviso però con la federazione: portare già a Parigi una squadra giovane, rinunciando a elementi di maggiore e provata esperienza (vedi Zaytsev secondo opposto o uno tra Di Martino e Piano come terzo centrale) per far sentire già parte integrante del gruppo elementi che pure, alla prova dei fatti, non hanno avuto molto spazio di manovra per incidere.

A qualcuno è sembrato che De Giorgi abbia utilizzato Parigi per cominciare a costruire Los Angeles, e forse questa è l’unica vera colpa che gli viene imputata. Un dato lo certifica in maniera lampante: l’età media della nazionale italiana era di poco inferiore a 25 anni, quella degli USA (la squadra più “vecchia” del torneo) era di 32 anni, mentre Francia e Polonia (le due finaliste) superavano di poco 30 anni. A medaglia è andata “l’esperienza”, e questo è un cruccio che per almeno 4 anni l’Italia del volley si porterà appresso.

Senza doppio incarico, non ci sono alternative a Fefé

La scelta di proseguire con De Giorgi è comunque figlia anche della consapevolezza che al momento non c’è sulla piazza un tecnico in grado di poter accettare le ferree regole imposte dalla Fipav. L’ha fatto capire anche Andrea Giani, che s’è rivolto addirittura a Mattarella per chiedere di rimuovere quel fastidioso ban al doppio incarico che al momento impedisce a molti allenatori (lui per primo, ma si pensi a Lorenzetti, Soli, Anastasi o altri possibili candidati) di entrare in orbita azzurra.

Risultati alla mano, Giani sarebbe davvero il naturale sostituto di Fefé, ma intanto ha firmato con lo ZAKSA, e dunque proseguirà la propria carriera alternando per 8 mesi gli impegni con la squadra di club e per 4 quelli con la nazionale transalpina. Un altro motivo per ritenere che la posizione di De Giorgi, al netto della mancata medaglia, resti oggi più che mai salda e sicura.

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