Tre squadre italiane ai playoff di Champions League e tre eliminazioni, tutte avvenute in maniera diversa ma tutte ugualmente dolorose. Juventus, Milan e Atalanta lasciano la massima competizione continentale e si riapre il dibattito sulla serie A.
- La primavera del 2023 è già un ricordo
- Ritmi lenti e la cultura del calcio italiano
- Le scelte di Motta e Conceicao
La primavera del 2023 è già un ricordo
Sono passati meno di due anni ma la stagione magica del calcio italiano in Europa sembra un ricordo sbiadito e lontano. Tre italiane in finale: l’Inter in Champions, la Roma in Europa League e la Fiorentina in Conference e sebbene siano arrivate tre sconfitte, brucianti per motivi diversi, sembrava l’inizio di un deciso cambio di tendenza della serie A che voleva tornare al vertice del calcio europeo. Ora è bastata una settimana, quella dedicata ai playoff di Champions League, per sventolare nuovamente il segnale di allerta.
Ritmi lenti e la cultura del calcio italiano
Sull’eliminazione di Milan e Juventus arriva il commento di Fabio Capello. L’ex tecnico, intervistato dalla Gazzetta dello Sport, fa un’analisi lucida e piuttosto spietata che non riguarda solo le due squadre: “Abbiamo avuto la dimostrazione che la nostra serie A soffre i ritmi alti del calcio europeo. Da questo punti di vista il nostro campionato sembra aver fatto un passo indietro dopo che nel 2023 eravamo cresciuti. Soprattutto si è vista la difficoltà dell Juventus a reggere il ritmo degli avversari. Il PSV non è mai andato indietro, sempre avanti anche quando vinceva. Le nostre squadre non sono abituate a una pressione del genere”.
E sul tema erano arrivate parole molto simili da parte di Alex Del Piero nello studio Sky: “In Olanda hanno una cultura calcistica diversa dalla nostra. Inculcarla ai nostri giocatori è anche più difficile. Loro non si sono mai fermati davanti agli episodi. Noi viviamo e subiamo in positivo e negati queste situazioni, perché se facciamo gol ripieghiamo e stiamo lì. De prendiamo gol attacchiamo, fa parte della nostra identità”.
Le scelte di Motta e Conceicao
Non sono gli unici colpevoli ma di sicuro le scelte fatte da Thiago Motta e da Sergio Conceicao hanno avuto un impatto sul risultato finale. E Capello lo sottolinea: “La Juve aveva speso molto nel secondo tempo ed è sembrata in riserva. Forse Thiago Motta poteva intervenire prima con le sostituzioni invece è stato quasi 10’ a discutere con il suo vice prima di fare i campi”. E sul Milan: “Anche quando era in inferiorità Conceicao poteva leggere meglio la partita. Io per esempio non avrei mai tolto il centravanti Gimenez”.