Eccentrico in campo e fuori: con la maglia della Juventus Domenico Marocchino era la scheggia impazzita in un club di omologati, da sempre ligi alle osservanze e alla disciplina di Madama. Lo chiamavano “Mecu”, ovvero “Domenico” in piemontese, poi “Marocco” e “Pennellone”, il soprannome che gli aveva dato Brera. Talento da vendere, dribbling ubriacante e tutte le doti che servono per sfondare tranne la disciplina: il vizio del fumo e la passione per le donne ne hanno frenato la carriera ma pochi rimpianti. “Marocco” è fatto così e anche oggi, che fa l’opinionista tv, ama dire tutto senza peli sulla lingua. In questi giorni è l’ospite fisso di “Dribbling Europei”, la fortunata trasmissione curata da Fabrizio Failla e Paolo Ciotti e condotta da Paolo Paganini con la presenza gradita di Katia Serra. Un boom di ascolti ogni giorno dalle 13.30 (nei giorni precedenti quasi un milione di telespettatori per uno share di oltre il 6%). In esclusiva per Virgilio Sport, Marocchino commenta così il sofferto passaggio di turno dell’Italia dopo il pari con la Croazia.
Italia ‘fortunata’ o ha ragione Spalletti a parlare di qualificazione meritata?
“Ieri a Dribbling avevo menzionato il gatto. Un animale che si dice che abbia sette vite, proprio come mi aspettavo per l’Italia contro la Croazia che all’ultimo minuto da morta è risorta. Dico fondamentalmente che questa qualificazione sia meritata con questa ‘graffiata’ finale notevole da punto di vista tecnico. Credo che comunque sia l’Italia che la Croazia siano un po’ scontente, in quanto non hanno raggiunto appieno l’obiettivo prefissato dal punto di vista del gioco espresso e del risultato finale. Passano le migliori terze in questo europeo ma talvolta sarebbe meglio uscire con una sconfitta dignitosa e chiudere così un’avventura.”
Il ct ha provato Scamacca, Retegui e Raspadori ma nessuno dei tre ha quasi tirato in porta: chi deve giocare davanti?
“Non c’è una formazione di base, con i cinque cambi durante la gara si possono stravolgere modulo e caratteristiche per mettere dentro giocatori diversi tra loro. Una cosa che reputo sia indispensabile è la velocità: se manca non riesci a saltare l’uomo, ad anticipare l’avversario e a creare superiorità numerica… Ad esempio ho visto molto bene Zaccagni, sebbene sia stato poco utilizzato. Avere degli esterni veloci è fondamentale, per la prima punta invece sceglierei chi è più in forma nei 90 minuti.”
Calafiori è la vera scommessa vinta dal ct?
“Calafiori è l’Hummels italiano, ha gamba e piede. Con un passo innato, diverso dagli altri, a volte sembra che non faccia neanche fatica. E’ un grandissimo giocatore: palla al piede cerca sempre di non sprecarla. L’unica cosa che però ho notato è che in qualche disimpegno difensivo va ancora con ‘troppa’ leggerezza. La fase difensiva dell’Italia soffre un po’ la mancanza di centrocampisti che facciano da filtro. Infine, come Calafiori, anche Cambiaso ha la stessa capacità polmonare ma per la sua duttilità tattica è più sacrificato.”
Jorginho è intoccabile o sarebbe preferibile provare Fagioli come play?
“Sono un estimatore di Fagioli, gioca con una grande imprevedibilità tattica che mette in difficoltà gli avversari che non sanno mai che tipo di giocata o passaggio sta per fare. Ha un gran senso di posizionamento e credo che dopo 7 mesi di stop possa essere una carta in più nelle prossime partite, come Paolo Rossi nel Mondiale ’82.”
Chiesa fuori è una scelta che ha condiviso?
“Anche El Shaarawy è fuori, a differenza di Chiesa che due intere ne ha già giocate, ma ha velocità di passo e conclusione. L’Italia non sfrutta appieno tutti i suoi giocatori più veloci per mettere in maggiore difficoltà gli avversari. Più giocatori veloci hai in campo e più impensierisci gli avversari, solo Chiesa non basta. Ieri non ce n’era nessuno… Salvo Barella e Frattesi, non abbiamo giocatori capaci di giocare tutti e 90 i minuti, in questo caso Spalletti li sta comunque dosando ma contro la Svizzera bisognerà sfruttare la velocità degli esterni e dei più freschi.”
Spalletti sta alternando tutta la rosa perché non ha le idee chiare o perché usa la filosofia del tecnico di club?
“Spalletti non nasconde le problematiche, su questo è molto onesto. Ovviamente il CT non ha avuto grande tempo per preparare tutto, non sta sperimentando troppo ma cerca la soluzione migliore in quel momento per la Nazionale. Sulla destra ha anche perso Berardi, che avrebbe potuto fare la differenza. E’ chiaro che si porta comunque dietro l’impostazione da tecnico di club, specialmente l’ultima sua esperienza al Napoli. ”
Ci racconti qualche aneddoto su Dribbling, la trasmissione cult degli Europei per la quale lei è opinionista fisso.
“Mi tengono distante dallo studio per colpa dei miei tempi tecnici e della mia voglia di intervenire troppo (ride ndr.). Il problema è che dura troppo poco (solo mezz’ora) e che bisogna essere realmente rapidi e penetranti nei giudizi tecnici. La forza del programma è il conduttore Paolo Paganini che non prevarica mai su noi ospiti e ci mette in condizione di esprimerci, restando sempre attento a tutti gli argomenti e ai tanti contenuti preparati dai curatori Fabrizio Failla, tornato alla cura del programma dopo tre anni, e Paolo Ciotti. Anche con Katia Serra mi trovo molto bene e saluto affettuosamente Collovati, passato a Notti Europee, e Angelo Di Livio che sento durante ‘Calcio Totale’ i lunedì sera su Raisport.”