Un interessante studio su ‘Il Corriere dello Sport’ evidenzia quanto sia in ritardo il movimento di casa nostra nel lasciare che i giovani mettano in mostra le loro qualità, e così risuona vero l’allarme del CT Nicolato: “I giovani mandano segnali che dobbiamo saper raccogliere, per i nostri parametri sappiamo di avere un buon gruppo, ma quando ci confrontiamo con quelli continentali il livello sale”.
Se si considerano i minuti che gli Azzurri hanno difatti assaporato tra i professionisti, è netto il distacco che Francia e Svizzera ci infliggono: 60.480′ e 56.402′ la quota toccata dalle rivali, 47.012′ quella italiana (equivalente a 522 gare, 150 in meno dei francesi e 104 degli svizzeri); l’ulteriore differenza è rappresentata dal fatto che ci sono alcuni ragazzi che condizionano il dato. Scalvini, Tonali (lo stakanovista del girone, 3983′ che precedono i rossocrociati Ndoye e Amdouni) e Gnonto mettono a referto 8.855′, senza di loro l’Italia venterebbe un dato simile a quello norvegese: sono invece 17 i Blues che hanno disputato almeno 2.000′, se non 3.000′ e ciò significa essere titolari. Non è solo quello dell’ormai ex rossonero il paradosso tricolore: Caprile (3.870′) e Turati, le riserve nel ruolo di numero 1, hanno giocato parecchio.
Che la Francia sia la favorita a conquistare un titolo che manca alla bacheca di Clairefontaine dal 1988, lo conferma il valore della rosa transalpini: secondo siti specializzati, il suo valore di mercato è 425 milioni di euro (Inghilterra 421, Spagna 230, Germania 125).