Parlando di valori applicati allo sport, Beppe Marotta ha colto l’occasione per puntualizzare una questione di principio legata alla fascia di capitano in casa Inter. L’amministratore delegato del club nerazzurro ha spiegato infatti come stanno le cose alla presentazione del libro di Massimo Achini Società sportiva 2030. Idee per generare futuro in una società sportiva a forte trazione educativa, che ha avuto luogo al Coni e dove è intervenuto.
- Skriniar e i valori "non recepiti"
- Il web stronca le parole di Marotta su Skriniar
- Marotta sul nuovo stadio e sui rinnovi
Skriniar e i valori “non recepiti”
Tutto parte dal caso di Milan Skriniar: il difensore slovacco ha ormai uno scarpino e mezzo al PSG, dove approderà una volta che sarà terminata l’attuale stagione. Non proprio l’epilogo sperato dall’Inter, che confidava al limite di poter cedere il giocatore durante la sessione di calciomercato di gennaio anziché vederselo sfuggire a zero a giugno. Ma nel frattempo il club ha deciso di estromettere Skriniar dalla lista dei potenziali capitani: insomma, da qui alla naturale scadenza del contratto lo slovacco non vestirà più la fascia al braccio.
E Marotta è tornato quindi sul motivo per cui è stata presa questa decisione: “Se certi valori non vengono recepiti, non si può ambire ad essere candidati alla fascia”. Poi ha precisato: “I valori in questione sono il senso d’appartenenza, l’amore verso il club e tutta una serie di situazioni che sono fondamentali”.
Parole che però contrastano con il chiarimento tra Skriniar e la Curva Nord avvenuto qualche giorno fa, con il tifo organizzato che scrisse in un comunicato: “Skriniar ci ha spiegato che l’estate scorsa la società gli ha comunicato che sarebbe stato messo sul mercato e suo malgrado si è dovuto attivare per trovare una nuova sistemazione a livello sportivo. Dopo aver ottenuto l’interesse del PSG e certo che comunque l’Inter l’avrebbe ceduto, ha ottenuto un’offerta che, quando l’Inter ci ha ripensato, non sono stati in grado di pareggiare. Milan ha cercato di venire incontro all’Inter abbassando le sue pretese sul rinnovo non potendo però non tener conto dell’offerta di Parigi ma comunque dimostrandosi disposto a rinunciare ad una prospettiva di diversi milioni di euro”. Su una cosa però la Curva e Marotta si trovano d’accordo, ovvero sul fatto che la faccenda poteva essere gestita meglio, come aveva riconosciuto l’ad nel prepartita del recente derby.
Il web stronca le parole di Marotta su Skriniar
Le parole del dirigente tuttavia hanno scatenato l’inevitabile polverone web, con messaggi sui social di utenti che hanno lanciato frecciatine alla società (“Io la direi cosi: ‘Chi non recepisce certi valori non può essere proprietario dell’Inter‘”) ed altri utenti che hanno espresso il proprio punto di vista critico: “Quali sarebbero i valori??? Rifiutare 6 milioni perché ne prende 9 da un’altra parte???”, “No davvero ma chi pensa di abbindolare?”, “Questa non è una frittata rigirata è un crepe con tanto di panna e frutti di bosco: in questo Marotta non va giù mai, è veramente un campione”, “Lo dovevi vendere […]. Valori sensibilità o meno lo sapevi che avevamo -140 di perdite, ma quando ti ricapita un’offerta da 50+bonus per un difensore in scadenza?” e, in cauda venenum, “Marotta parla dei valori che dovrebbe incarnare il capitano dell’Inter bastonando Skriniar. Nel frattempo lui messaggia con Giorgetti per fare il sottosegretario [riferimento al desiderio espresso da Marotta di poter ritagliarsi un ruolo politico in futuro, ndr] e il presidente ha ipotecato l’Inter per i suoi debiti e vende 3 titolari l’anno”.
Marotta sul nuovo stadio e sui rinnovi
Tra le spigolature dell’intervento al Coni di Marotta, quest’ultimo ha parlato anche della carenza di strutture sportive in Italia (“Ad esempio ci sono scuole senza palestre, con i ragazzi che non possono fare pratica: noi dirigenti dobbiamo sensibilizzare lo Stato italiano affinché si crei una sinergia molto forte tra lo sport di base e l’istruzione dei nostri figli”) e della questione del nuovo stadio: “Anche qui c’è da criticare il sistema italiano. All’estero è molto più semplice, invece qui da noi devi passare attraverso un processo di analisi molto lento. Fino a oggi non si è riusciti a far diventare tutto più fluido. L’Italia ha bisogno di grandi strutture, ma anche piccole. Spero che con una persona preparata come Abodi si possa colmare questo handicap”.
Infine, sui rinnovi di Bastoni e Calhanoglu, l’amministratore delegato è stato più laconico: “Se sono ottimista? Quello sempre”.