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Internazionali, Italia mai così male a Roma dal 2016: oltre Sinner c'è qualche luce. Ma quante ombre

Nessun italiano agli ottavi a Roma: non accadeva dal 2016. Il peso delle assenze di Sinner e Berrettini, le "stecche" dei due Lorenzo e i "gregari" che hanno sfiorato l'impresa

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Dovevamo spaccare il mondo, ci ritroviamo tutti a casa e spettatori quando di fatto la settimana “vera” degli Internazionali d’Italia è appena cominciata. Era da 8 anni che non lamentava un’ecatombe simile: orfani di Sinner e Berrettini, abbiamo sperato in qualche outsider capace di spingersi oltre i propri limiti, ma la corsa di Darderi e Napolitano s’è interrotta a un passo dagli ottavi. Dove ci saranno due cileni (Tabilo e Jarry), ma appunto nessun italiano. E dire che mercoledì scorso nel main draw se ne sono presentati in 12: doveva essere una piccola apoteosi, resterà un lago di rimpianti.

La “disdetta” dei Lorenzo: delusioni Sonego e Musetti

Chiaro, ci fosse stato Sinner la musica sarebbe stata probabilmente ben diversa. E forse anche Berrettini, che un torneo sulla terra l’ha vinto non più tardi di un mese fa (a Marrakech). Il fardello del dover cantare e portare la croce è così rimbalzato inizialmente sulle spalle dei due Lorenzo, con Sonego che ha ceduto al debutto contro Lajovic e Musetti costretto al ritiro contro Atmane.

Tanto che il testimone è immediatamente passato a quelli che solitamente ricoprono il ruolo di gregari, ma che nel frattempo si sono visti costretti a maturare in fretta per non deludere il pubblico caldo e appassionato del Foro Italico. Che le ha provate tutte per spingere verso l’impresa i nuovi moschettieri della racchetta tricolore, che hanno lasciato tutto sul campo, uscendo a testa alta.

Giornate di gloria: anche i gregari sanno essere gladiatori

A Darderi, Napolitano e Passaro si può solo dire bravi per il percorso fatto. L’italo-argentino ormai è una realtà solida e consolidata: soltanto Sascha Zverev ha saputo arrestare la sua corsa, dopo che Shapovalov e Navone (quest’ultimo in grande spolvero: aveva appena vinto il Challenger a Cagliari battendo in finale Musetti) nulla avevano potuto contro il braccio potente del ragazzo di Villa Gesell, che per la prima volta in carriera ha sfondato il muro della top 50 (bisognerà vedere se riuscirà a restarci a fine settimana: mal che vada, best ranking comunque ritoccato).

Napolitano a 29 anni s’è riscoperto grande sulla terra: Jarry s’è rivelato ancora troppo solido per pensare di andare oltre il terzo turno, ma intanto il best ranking alla 125 nessuno glielo può togliere. Passaro s’è finalmente ritrovato dopo un periodo non semplice: il perugino, che a dicembre s’era allenato con Sinner ad Alicante, ha vissute le sue giornate migliori da quando è nel circuito e adesso può legittimamente pensare di riprendere quota tra Roland Garros e qualche torneo minore sul rosso (perché in estate sulla terra si gioca tanto, specie in Europa tra 250 e Challenger).

La Next Gen guarda al futuro. Il graffio di Fognini

Detto dei due Lorenzo, “gravati” del peso dell’assenza di Sinner e Berrettini, a Roma l’Italia del tennis ha potuto comunque contare su elementi giovani e di prospettiva che in un modo o nell’altro qualche dividendo sono destinati a portarlo. Se poi ci si rammarica per un’eliminazione al secondo turno di Matteo Arnaldi (da parte di Jarry, peraltro), allora vuol dire che qualcosa di buono il ragazzo ligure lo ha saputo fare.

Così come Luca Nardi, sfortunato nell’incontrare subito Holger Rune, uno che sul rosso sa decisamente il fatto suo al netto del ko. nel terzo turno con Baez (altro terraiolo). Flavio Cobolli contro Seb Korda ha sprecato un’opportunità che a un certo punto s’era fatta accattivante, al netto del clima da stadio che ha condizionato la partita. Matteo Gigante, dopo il vittorioso derby con Zeppieri, contro Cerundolo poco ha potuto, mentre Fabio Fognini un segno sulla terra romana l’ha comunque lasciato: se sia stata o meno l’ultima recita è presto per dirlo, ma la vittoria su Evans ha esaltato il pubblico romano, sebbene poi Fritz si sia rivelato troppo scomodo. Andrea Vavassori s’era fermato subito contro Koepfer, ma già essere entrato nel main draw ha rappresentato una soddisfazione.

Quanti big già fuori: un’edizione comunque atipica

Insomma, bilancio nero come il carbone? Chiaro che nell’analisi non si può non tener conto dell’assenza dei due calibri grossi del tennis italiano. E poi Roma quest’anno ha visto cadere tante teste coronate: Djokovic, Nadal, Rublev e Rune a loro volta gli ottavi li vedranno seduti scomodamente in poltrona, con Medvedev che c’è andato tanto vicino.

Certo le premesse erano altre: le vendite boom di biglietti stavano lì a testimoniare che la settimana del Foro Italico avrebbe dovuto celebrare il movimento nazionale come mai prima d’ora. Il brusco risveglio va però ponderato con tutte le attenuanti del caso: Roma Capoccia del mondo infame. Sarà per la prossima. Magari già a Parigi, chissà…

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