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Italia-Macedonia: Chiesa, paura per il ginocchio. Donnarumma supera Zenga. Jorginho, 11 metri maledetti

L'infortunio di Chiesa nei primi minuti di Italia-Macedonia del Nord, ha fatto temere il peggio. Donnarumma festeggia le 59 presenze in Azzurro. Jorginho sbaglia ancora un calcio di rigore

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Tre punti necessari come il pane per l’Italia, a caccia del secondo posto in classifica nel girone C per blindare la qualificazione agli Europei 2024. Azzurri bene nel primo tempo contro la Macedonia del Nord: trovano il vantaggio, il raddoppio e il tris ma le attenzioni sono tutte per Federico Chiesa, Gianluigi Donnarumma e Jorginho.

Tanta preoccupazione per l’offensivo bianconero, accasciatosi al suolo a inizio partita dopo un colpo al ginocchio; tanta soddisfazione per Gianluigi Donnarumma che mette a referto la 59esima presenza in Nazionale, stacca Walter Zenga fermo a 58 e diventa il terzo portiere della storia con più presenze con la maglia della Nazionale italiana. Jorginho cercava un riscatto dagli 11 metri che cancellasse la delusione per i rigori falliti in fase di qualificazione mondiale. Un’era fa, in panchina c’era ancora Roberto Mancini.

Infortunio al ginocchio per Chiesa

Bastano 17’ di ottimo calcio corale e l’Italia sblocca il match contro la Macedonia del Nord con un colpo di testa di Darmian che insacca staccando dalla destra e infilando il palo più lontano della porta difesa da Dimitrievski.

Qualche minuto prima un gol giustamente annullato a Raspadori per fuorigioco ma a preoccupare nei primi 45’ è stata la condizione di Federico Chiesa che, dopo 3’ si è accasciato per un infortunio al ginocchio che ha messo i brividi agli spettatori presenti all’Olimpico e destato parecchie apprensioni anche nei tifosi della Juventus.

Colpo di Dimovski, lo juventino a terra

Il colpo di Dimovski, Chiesa a terra. Mani al ginocchio, i brividi: l’apprensione è arrivata immediata sul volto di Luciano Spalletti che ha cominciato a seguire con attenzione le reazioni del bianconero, parso dolorante. Le peggiori sensazioni, tuttavia, sono state spazzate dallo stesso calciatore che si è rialzato e ha ripreso a giocare: claudicante nei primissimi minuti, poi in netta ripresa con il passare del tempo.

Anche Spalletti, che aveva mandato a scaldarsi El Shaarawy, ha tirato un sospiro di sollievo quando ha visto Chiesa tornare a scattare senza difficoltà. Vederlo poi esultante dopo il gol del 2-0 ha tranquillizzato tutti in maniera definitiva. La doppietta, infilata qualche minuto più tardi con la complicità di una deviazione, ha restituito una delle versioni migliori del bianconero da inizio stagione. Oltre al Ct, boccata d’ossigeno anche per i tifosi della Juventus che hanno temuto il peggio e creduto di rivivere un dejavu.

Donnarumma 59 volte con l’Italia

Il volto della gioia è quello di Gianluigi Donnarumma che, oltre all’entusiasmo per i primi 45’, si sta godendo il nuovo traguardo raggiunto: Gigio è sul podio dei portieri più presenti in Azzurro. Staccato Walter Zenga, fermo a 58 presenze, le 59 infilate da Donnarumma lo proiettano verso le vette più alte, quelle che lo portano verso due miti assoluti come Dino Zoff – arrivato a 112 maglie azzurre – e Gianluigi Buffon, 176 volte azzurro.

Jorginho, la maledizione continua

Sembrava fatto apposta: calcio di rigore per l’Italia, Jorginho tornato in nazionale per riprendersi le chiavi della mediana e sfatare quel tabu maledetto che lo vide protagonista in negativo, un anno fa, quando un paio di errori dagli 11 metri dell’ex Napoli contribuirono a tenere l’Italia lontana dalla qualificazione ai mondiali del Qatar. Spalletti lo aveva detto: “Un rigore lo tirerà lui”.

È arrivato, quel rigore, al 40’: ha preso immediatamente la palla, Jorginho, come a dire “nessuno osi pensare di tirarlo al posto mio”. Il silenzio dell’Olimpico ha accompagnato la rincorsa del centrocampista ma l’esito non è cambiato: Dimitrievski indovina la direzione del tiro, copre l’angolo e blocca il pallone.

La maledizione dei rigori, per Jorginho, continua ma la prestazione fornita è stata più che positiva. Perno della mediana, Spalletti ha più di un motivo per celebrarlo comunque.

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