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Juve, crisi senza fine: tutte le colpe di Allegri dopo un mese da incubo

Dopo solo un mese di stagione è già tempo di processi per Max Allegri. La Juventus sembra avere mille problemi e la colpa può essere ricondotta al suo allenatore incapace fin qui a dare un gioco, ma non solo, alla squadra

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Luca Fusco

Luca Fusco

Giornalista

Giornalista multimediale. Quando si accendono i motori, lui sgasa, impenna, derapa. E spesso e volentieri finisce sul podio

Stavolta nemmeno lui è riuscito a uscirsene con una battuta. E sì che da ridere non c’è proprio niente in questo inizio di stagione della Juventus. Per il suo timoniere Max Allegri è già tempo di processi. All’indomani della sconfitta in Champions contro il Benfica, per di più in casa, dopo l’iniziale vantaggio di Milik, è crisi vera in casa bianconera. Sotto tutti i punti di vista: tecnico, tattico, caratteriale, fisico.

L’indiziato numero uno sembra proprio lui: l’allenatore dei 5 scudetti di fila, della Champions sfiorata due volte, delle Coppe Italia in profusione. La seconda luna di miele tra la Vecchia Signora e il tecnico toscano è a forte rischio. Di sicuro è finita quella con il tifo bianconero che in buona parte ne aveva invocato il ritorno due anni fa ma che ora non vedono l’ora che Max vada via e ne chiedono a gran forza la cacciata a suon di hashtag #AllegriOut.

Juve, i numeri che inchiodano Allegri: zero vittorie!

Era stato richiamato per essere vincente anche se non bello. Tra i motivi del ritorno di Max Allegri alla Juventus la sua praticità a scapito a volte dell’estetica. In questo primo mese di stagione con 6 giornate di campionato e due di Champions all’attivo, ancor meno del gioco a venire meno sono stati i risultati, il suo pane quotidiano, la sua ricetta di gioco, il suo credo calcistico.La Juve vincente all’esordio col Sassuolo, non senza un momento di difficoltà prima di sbloccare il risultato, si è ripetuta solo con lo Spezia, anche in quell’occasione soffrendo tantissimo prima del raddoppio nel finale.

Per il resto tanti pareggi, solo uno, con la Roma con un avversario di livello, una diretta avversaria. In classifica, in serie A, i bianconeri devono già inseguire Milan, Inter, Napoli e gli stessi giallorossi e l’imbattibilità è fin qui ben poca cosa di fronte a tanti mezzi passi falsi. E poi due sconfitte, pesanti come un macigno in Champions dove l’eliminazione è qualcosa più che uno spettro dietro l’angolo. Sul piano dei risultati, Allegri fin qui è bocciato!

Juve, le colpe di Allegri: il non gioco, zero soluzioni

Un gioco lineare, fatto di poca intensità e pochissima verticalità. La Juve di Allegri fin qui è sembrata apatica. Capace solo nella prima ora con la Roma, e nel 2° tempo contro Sassuolo e Paris St Germain, di far intravedere sprazzi di gioco, di soluzioni. Poi del tutto o quasi assenti. Nonostante due ali come Cuadrado (completamente fuori condizione) e Kostic (fortemente voluto sul mercato), la squadra fa fatica ad arrivare al cross se non forzando dalla trequarti. Paredes non riesce a dare ordine, così come Arthur, Bentancur e Locatelli prima di lui.

Basando molto del suo gioco sulla difesa e le ripartenze la Juve di Allegri fa pochissima transizione offensiva preferendo spesso, scelta incomprensibile, far girare palla quasi aspettando il rientro della squadra avversaria, senza mai attaccare lo spazio. Insomma tutto o quasi l’opposto di altre Juve, con lo stesso Allegri in panchina che facevano del contropiede, da Morata a Douglas Costa, un’arma micidiale, in Italia e in Europa. Ma anche sul possesso palla la squadra fatica a trovare idee, limitandosi a un fraseggio inutile, a tratti irritante, che finisce spesso col rifugiarsi nel passaggio all’indietro per ricominciare l’azione, da Bonucci, quando c’è, o addirittura dal portiere.

Allegri non ha scuse: è la sua Juve eppure non rende

Se lo scorso anno la società bianconera non si era praticamente mossa sul mercato estivo, prendendo il solo Locatelli, salvo poi rimediare a gennaio, soprattutto all’uscita di Cristiano Ronaldo, con Vlahovic e Zakaria. Stavolta Allegri non può avere la scusante del mercato che non c’è stato. La società ha seguito i suoi dettami. Sono andati via molti esuberi, tra questi anche Dybala, Kuluseviski e Bentancur (questi ultimi due anche per fare cassa) che altrove hanno ritrovato gioco, entusiasmo, gol e risultati.

Avallati dal tecnico sono arrivati Paredes, Di Maria, Kostic, Bremer e Pogba oltre Milik last minute. Un nome a sorpresa, uscito fuori nel finale del mercato, dopo i problemi con Depay, e paradossalmente rivelatosi finora l’unico vero valore aggiunto nello scacchiere juventino.

Juve, Allegri tra infortuni e condizione fisica: di chi la colpa?

Un leit motiv che va avanti da anni. Passando, a dire il vero, anche dalle gestioni tecniche di Sarri e Pirlo. I giocatori della Juve sembrano farsi male più spesso di altri e soprattutto sembrano correre meno e stancarsi prima. Perchè? Domande che accompagnano questo primo mese di stagione laddove la Juve è riuscita solo in alcuni tratti di partita a fare pressing alto e costante. I frame sono sempre gli stessi: un’ora con la Roma, a tratti con Sassuolo e Psg. E poi ancor meno fotogrammi di intensità sparsi qua e là ma ristretti all’osso, vedi i primi minuti buoni contro Fiorentina e Benfica salvo poi perdersi in un vagare per il campo, correndo spesso a vuoto o non correndo proprio.

Dybala abbandonato dalla Juve e da Allegri ha ritrovato una seconda giovinezza a Roma. A Torino si faceva spesso male. Con la maglia giallorossa ha giocato tutte e 7 le partite di fila finora cosa che non succedeva dai tempi di Palermo. Proprio mentre Max si è affidato all’usato poco sicuro di Pogba e Di Maria che sono finiti subito ai box tra infortuni gravi il primo e acciacchi a ripetizione il secondo.

Tevez, Ronaldo e Di Maria: lo scarso feeling con i top player

Il labiale di Angel Di Maria a Milik al triplice fischio di Juve-Benfica è solo l’ultimo indizio che inchioda Allegri alle sue responsabilità di “tarpare” le ali, “normalizzare” anche l’entusiasmo e l’estrosità dei grandi giocatori. Prima del Fideo altri big avevano espresso in partita dubbi, critiche al tecnico livornese. Passato alla storia il “cagon” urlato da Carlos Tevez all’atto della sua sostituzione dopo la doppietta rifilata al Real Madrid nell’andata della semifinale di Champions nel 2015.

Ronaldo non è stato da meno, inequivocabile il suo gesto di portarsi la mano al sedere come se la Juve se la fosse fatta sotto dopo l’eliminazione dall’Ajax in Champions nell’ultimo anno del primo ciclo di Allegri. Dybala ha quasi sempre mascherato l’insoddisfazione per alcuni cambi e alcune collocazioni tattiche di Allegri, specie quella del “tuttocampista” nel primo anno di Ronaldo alla Juve con Max in panchina. E sono in molti tra gli juventini a temere che se dovesse rimanere Allegri anche Vlahovic, spesso fuori dal gioco e con pochi palloni giocabili, possa stancarsi e chiedere di andare altrove.

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