In questa lunga settimana di declino, segnata dall’errore più eclatante registrato dall’introduzione del Var e dallo sprofondo in cui è scivolata la Juventus vista all’Allianz Arena contro il Benfica, le analisi si sono susseguite senza interruzione come se nel flusso delle valutazioni, dei fattori quali l’operato di Allegri e la crisi di identità della squadra, vi fosse una sorta di sospensione.
- I segnali della crisi della Juventus
- L'ultimatum con il Monza
- Il problema a livello mentale e il ruolo di Allegri
- Le alternative all'allenatore: Montero e non solo
- Il sogno del ritorno di Antonio Conte
I segnali della crisi della Juventus
Invece la situazione della Juventus, come ben descritta dalla battuta dell’ad Arrivabene sull’allenatore, le parole di Bonucci e l’espressione disorientata di Di Maria per la sostituzione di Milik, impone una soluzione immediata.
Una svolta che riesca ad arginare la caduta libera verso il baratro della squadra che, sia in classifica sia in Champions, non affronta il suo momento migliore. Una soluzione che, per ora, metta in evidenza la posizione e le decisioni dell’allenatore.
Angel Di Maria
L’ultimatum con il Monza
Dal confronto Allegri-dirigenti la fiducia riposta nei confronti dell’allenatore pare confermata, ma a tempo: la scadenza è imminente per il tecnico bianconero che ha sempre prediletto il risultato al gioco, ma che adesso non vede neanche più sul tabellino quei punti che era stato abituato a raccogliere nell’era del dominio juventino, in Serie A e anche sul versante europeo.
Contro il Monza, Allegri non potrà azzardare né scivolate sui cambi per concludere rispettando quelle attese, in primis del presidente Andrea Agnelli, tradite da questo avvio a dir poco catastrofico.
Il problema a livello mentale e il ruolo di Allegri
Se quella che si è andata costruendo, dalla partenza di Cristiano Ronaldo in avanti, è la Juventus così come l’ha pensata, voluta, plasmata a livello di individualità Allegri allora le sue idee dovrebbero palesarsi in una qualche forma di gioco che, in tutta onestà, stenta anche a definirsi tale creando delle perplessità anche su uomini di qualità com’è e rimane Dusan Vlahovic. Come evidenziato dopo Juve-Benfica, avversario alla portata dei bianconeri, manca l’identità e perché il vento cambi si deve imprimere a quest’undici una forma.
Nelle ultime 7 partite è arrivata una sola vittoria, contro lo Spezia, in campionato e un andamento in Champions talmente scarno e avido di vibrazioni in dna Juve che imporrebbero già delle serie riflessioni, a prescindere. Insomma, deve passare la nottata, come direbbe Eduardo.
Vlahovic e Allegri
Le alternative all’allenatore: Montero e non solo
Allegri ha un lungo contratto, da 7 milioni di euro più bonus fino al 2025, ma i contratti soprattutto quando i risultati stentando a vedersi e i conti continuano a indicare uan situazione da profondo rosso, è meglio optare per un cambio secco. Paolo Montero, chiamato come una sorta di salvatore da parte dei tifosi, sarebbe un buon traghettatore qualora lo strappo si consumasse in circostanze necessarie come già avvenuto in un recente passato.
Il sogno del ritorno di Antonio Conte
Ma già a giugno andrebbe individuata una alternativa di spessore adeguata agli obiettivi, ambiziosi, che potrebbero palesarsi: Antonio Conte? Legato al Tottenham da un contratto in scadenza a giugno che non ha ancora rinnovato, l’ex allenatore sarebbe il migliore sul mercato da ingaggiare in questa fase anche se i rapporti e gli screzi con la dirigenza e lo stesso presidente Agnelli non porrebbero a favore di questo ritorno a Torino.
Altri nomi? Si potrebbe azzardare e affidare anche a Roby De Zerbi, che ha rifiutato il Bologna per rispetto nei confronti di Sinisa Mihajlovic, un’opportunità per scansare quel senso di abbandono e di resa che trapela troppo, adesso, con questo bagaglio.