Sospeso a mezz’aria, dove non è più terra ma nemmeno ancora cielo. Il Lecco Calcio vive giorni di ansia e attesa, non fossero già bastati 50 anni di trepidanti aspettative: dopo aver conseguito sul campo il titolo sportivo per l’accesso alla serie B, il club non sa nemmeno se potrà giocare la serie C (non avendo fatto domanda di iscrizione: non ce n’era motivo). Abbiamo provato a ricostruire con il sindaco della città, Mauro Gattinoni, quel che sta accadendo e ciò che, plausibilmente, porterà alla risoluzione di una situazione ugualmente inattesa quanto la recente promozione.
Gianbattista Vico direbbe che c’entra la divina provvidenza. Nella teoria dei corsi e ricorsi storici nulla è lasciato al caso e c’è sempre un intervento superiore. Forse è presto per scomodare il sovrumano ma la Lecco calcistica, dopo aver vissuto le ore più dolci di una felicità costruita con pazienza, rischia adesso di assaporare il gusto amarissimo di una bocciatura indigeribile.
Dalle parti del ramo di Como che volge a mezzogiorno, il 18 giugno 2023 è data cerchiata di rosso. E, quella pagina strappata dal calendario e conservata da qualche parte, per sempre, è un’estensione di sé.
- Il trionfo in C, il sogno della B, lo spettro di un incubo
- La domanda di iscrizione alla serie B: cosa è accaduto
- La ricostruzione di Mauro Gattinoni
- Il Lecco in serie B: un campionato indimenticabile
- Il peso di certe emozioni, il valore di un'impresa
Il trionfo in C, il sogno della B, lo spettro di un incubo
Dalle parti del Gerenzone, del Caldone e del Bione la storica promozione in serie B – ottenuta dopo una marcia trionfale e non pronosticabile che ha avuto il culmine nella doppia sfida della finale playoff di serie C vinta contro il Foggia – ha contribuito a rinsaldare il senso intrinseco dell’essere comunità. Eppure, tra il San Martino e il Resegone, la sensazione che tutto possa smagnetizzarsi comincia a prendere forma. Delinearsi. Turbare. Anche la teoria ricorrente dei corsi e ricorsi, stavolta, si accinge a essere un unicum. Un fatto mai accaduto prima nella storia della Cadetteria.
Saranno ore, giorni, settimane calde dalle parti di Lecco. Si susseguiranno indiscrezioni, colpi di scena, prese di posizione: quel posto in serie B, del resto, fa gola anche a chi – leggi Brescia, leggi Perugia – spera in una riammissione dopo la retrocessione in serie C.
La domanda di iscrizione alla serie B: cosa è accaduto
L’iscrizione alla serie B – da norma – ha tempi certi e regole da rispettare. La società avrebbe dovuto completare l’iter formale per l’adesione alla Cadetteria consegnando una serie di documenti obbligatori: tra essi, quelli relativi all’indicazione dell’impianto di gioco nel quale si svolgono le sfide casalinghe.
Impianto che, allo stato attuale, non può essere quello cittadino, ovvero il Mario Rigamonti-Mario Ceppi, non a norma rispetto ai requisiti, tra cui la capienza minima, 5500 posti: ne mancano, a conti fatti, 503.
Motivo per il quale è stato chiesto – con risposta affermativa – al comune di Padova di mettere a disposizione lo stadio comunale Euganeo. È lì che il Lecco giocherà (avrebbe giocato? giocherebbe?) le partite interne della prossima stagione di serie B, a quasi 250 chilometri di distanza da casa.
Forte del consenso dell’amministrazione patavina, il club lombardo ha consegnato il proprio plico nei termini previsti – la mezzanotte dello scorso 20 giugno – ma l’incartamento era carente di alcune autorizzazioni, ovvero due documenti (uno dei quali, con mittente la Prefettura di Padova, giunto a destinazione solo mercoledì scorso) recuperati nell’immediato, prodotti nelle 48 ore successive e non difformi rispetto alla documentazione precedentemente raccolta.
Non ultimo, il giallo di queste ore: stando a quanto riportato dalla Gazzetta dello Sport, il Lecco, tramite la segreteria del club, avrebbe inviato martedì 20 giugno una pec alla Lega B chiedendo una proroga. L’anomalia? Quella pec non sarebbe arrivata in tempo, per apparire sui terminali degli uffici del destinatario soltanto un paio di giorni dopo.
La ricostruzione di Mauro Gattinoni
Ritardo fatale, iscrizione compromessa, serie B appesa a un filo. O no?
“La società ha completato l’iter formale di adesione nei tempi richiesti – fa sapere Gattinoni – e colgo l’occasione per ringraziare il sindaco di Padova della grande disponibilità e cortesia: hanno avuto anche loro necessità di sviluppare e risolvere una serie di riflessioni, non ultime relative all’ordine pubblico, prima del via libera. Da qui, il ritardo nell’ottenimento e nella consegna di un paio di documenti. Sono molte le realtà calcistiche di provincia che non dispongono di strutture che garantiscano loro la capacità di affrontare un salto di categoria simile ma è altrettanto vero che il calcio ha regole di campo ed extra campo e vanno rispettate. L’auspicio è che al club possa bastare un ricorso per motivare a sufficienza le proprie ragioni e difendere sul campo, la prossima stagione, un risultato conquistato sempre lì. Sul campo”.
Esiste la possibilità che il Lecco possa giocarsi la serie B nel suo stadio?
“Lo desidero, lo desideriamo tutti. Ci muoveremo in quella direzione ma non sarà semplice. Sono due i fattori da considerare. Occorre in primo luogo un progetto concreto e sostenibile col quale omologare l’impianto e renderlo compatibile al disciplinare di B ed è, questo, il passaggio meno complesso e risolvibile anche in tempi rapidi. C’è poi l’altra questione, di ordine pubblico e sicurezza: l’impatto del campionato di cadetteria sulla città ricadrebbe su un’area centralissima che ha, nelle immediate vicinanze dello stadio, tre scuole superiori, una scuola media, un asilo e diverse superstrade. Prevedere al sabato un impatto che, finora, abbiamo vissuto e regolato di domenica non è così semplice”.
Il Lecco in serie B: un campionato indimenticabile
Mauro Gattinoni, classe 1977, lecchese di nascita, avrebbe potuto preventivare e mettere da conto tante cose, immaginando il corso del suo mandato da sindaco – è primo cittadino di Lecco dal 16 ottobre 2020 – ma a questa non sarebbe mai arrivato. Né lui né buona parte dei 50 mila lecchesi. Né chi di calcio “non capisce niente, come me a cui piace la corsa in montagna (dice lui, ndr)” e neppure i sostenitori più competenti.
La promozione del Lecco in serie B incanala il corso degli eventi sportivi della cittadina verso sentieri inimmaginabili.
“È stata una cavalcata spettacolare. Durante la stagione il tifo caldo non ha mai fatto mancare il proprio supporto e nei playoff si è vista salire la febbre di una popolazione intera che ha partecipato con grande trasporto. Vedere i bambini all’asilo tifare Lecco è stato entusiasmante. La festa della domenica sera: chiassosa, simpatica, coinvolgente e assolutamente civile. Alla Curva Nord e ai ragazzi che hanno sostenuto la squadra in ogni frangente va dato merito: sono stati coraggiosi e presenti, dentro e fuori dal campo. L’entusiasmo delle ultime settimane è stato un brivido”.
Il peso di certe emozioni, il valore di un’impresa
Ha legato il mandato da sindaco a una piccola impresa locale. Io azzardo. Gli chiedo se una pagina di storia della Lecco calcistica può restituire – per nulla, in piccolo, a tratti, per certi versi, interamente – le stesse emozioni provate da Sandro Pertini e Giorgio Napolitano quando erano lì, mente gli Azzurri vincevano il Mondiale. O da Giovanni Saragat e Sergio Mattarella, occhi negli occhi con i trionfatori dell’Europeo.
Lui sorride, si divincola e indossa subito i panni del primo referente della comunità:
“Non sono un tifoso di calcio, capisco pochissimo di pallone ma quando una società sportiva raggiunge determinati livelli diventa – essa stessa, quel percorso, l’epilogo incredibile – patrimonio della città e della sua popolazione”.
Qual è, se c’è stato, il tocco del sindaco in questa annata speciale?
“Non ho merito alcuno rispetto alle vicende sportive ma mi limito a presentare, condividere e trasferire un entusiasmo contagioso. Il giorno dopo quel trionfo, tra le numerose congratulazioni ricevute dai miei omologhi, sono arrivate anche quelle del sindaco di Como: abbiamo cominciato ad assaporare il derby tra cugini che ci saremmo goduti con una sana rivalità sportiva. Quanto accaduto è una grande risorsa, una bellissima carta di identità per il territorio fantastico che ho l’onore di presidiare. La nostra città, in ambito sportivo, è famosa per altre discipline: siamo il paese di Antonio Rossi, della canoa, delle arrampicate. Da noi lo sport è soprattutto acqua e roccia. È stato anche calcio nel passato, ora abbiamo la Pallavolo Picco in A2, il calcio a 5 nell’A2 Elite. Il dato che più mi rende orgoglioso è quello che ci indica da diverso tempo come la provincia con il miglior tasso di sportività di bambini e ragazzi”.
La sciarpa l’ha comprata?
“Me l’hanno regalata. Adesso ho il poster della squadra in ufficio”
A quale dei protagonisti si è maggiormente affezionato?
“Ciascuno di loro è stato ed è un volto la cui fisionomia resterà per sempre in memoria. Franco Lepore, capitan Luca Giudici e tutti gli altri calciatori. Personalmente, tuttavia, ho scoperto una grandissima persona nell’allenatore, Luciano Foschi. È stato in grado di compattare un gruppo e trasformarlo in una squadra. Ha saputo interpretare al meglio la sua visione del gioco. Ha preso per mano i calciatori e li ha condotti con lucidità e concretezza. Ha fatto la differenza sul piano umano. Grazie a lui la squadra ha suonato come un’orchestra”.
Cosa sente di dire agli organi sportivi in un momento tanto delicato e decisivo?
“Credo che ciascuno abbia il proprio compito e debba rispettare quello altrui. Ci sarà un ricorso che verrà valutato nella sostanza. Non interferisco e resto ottimista. So però che niente e nessuno può scalfire il risultato conquistato sul campo”.