C’è stato un momento in questa stagione in cui il Milan ha cominciato a sprofondare in un cupio dissolvi, entrando una spirale negativa che rappresentava in maniera concreta la legge di Murphy: se qualcosa deve andare storto, allora lo farà . Risultati negativi in campo, infortuni, morale dei giocatori a terra, tifosi inferociti contro il tecnico e la società : un circolo vizioso che si è alimentato sino a quando Pioli e gli uomini al suo comando hanno ripreso il timone andato fuori giri tra i marosi del campionato e delle coppe europee, riportando il Milan a veleggiare in acque più tranquille (o quasi: l’allenatore resta sempre in bilico, nonché bersaglio di critiche e discussioni). Ma è stato nel momento più buio di qualche mese fa che il proprietario Gerry Cardinale aveva pensato ad una specie di opzione nucleare per dare vigore all’ambiente. Ovvero ingaggiare Novak Djokovic.
- Quando Cardinale pensò a Djokovic per il Milan
- Ma il progetto non si concretizzò, e intanto il Milan è tornato a vincere
- Il precedente dell'ipotesi di Dan Peterson come tecnico del Milan
Quando Cardinale pensò a Djokovic per il Milan
Non parliamo di un calciatore o un tecnico omonimo del tennista numero 1 al mondo (nell’attesa che il nostro Jannik Sinner possa compiere l’impresa di salire sul podio ATP), ma proprio di lui, il serbo detentore di una serie di record e vittorie negli Slam che sarebbe sin troppo dispersivo elencare qui.
Repubblica riporta l’indiscrezione secondo cui tre mesi fa Cardinale, di fronte ad una squadra a pezzi e persasi, aveva valutato l’ipotesi di ingaggiare il tennista in veste di mental coach, o comunque un ruolo che si avvicinasse all’idea di uno sportivo vincente che avrebbe trasmesso agli smarriti calciatori la voglia di tornare al successo, spronandoli e motivandoli. Il capo di RedBird insomma aveva pensato a qualcuno che lavorasse più sul lato mentale che quello sportivo e tecnico, come è ormai d’uopo nello sport professionistico ad alto livello.
Ma il progetto non si concretizzò, e intanto il Milan è tornato a vincere
Non sono pochi infatti gli atleti di primo piano che si affidano a mental coach per fortificare il proprio spirito e raggiungere così traguardi vincenti. Se poi la cosa sia reale o frutto della suggestione di chi si avvale di questi servizi, è un discorso che non affronteremo in questa sede. Fatto sta che l’originale progetto Djokovic, tra l’altro tifoso rossonero, non si è poi concretizzato. Anche perché mentre una figura carismatica come quella di Zlatan Ibrahimovic tornava al Milan in una veste che potremmo definire di cinghia di trasmissione tra vertici e spogliatoio in cerca di punti di riferimento, la squadra guidata da Pioli come abbiamo detto si è riportata sui giusti binari.
L’ultima sconfitta in campionato risale allo scorso 9 dicembre, in casa dell’Atalanta. Da allora, si è andati sempre a punti con sei vittorie (l’ultima contro il Frosinone nel match dello Stirpe, sebbene molto sofferta) e due pareggi, cementando il terzo posto dietro a Inter e Juventus che per ora intendono fare un campionato a parte nella corsa allo scudetto. Certo, nel mezzo c’è stata anche l’eliminazione ai quarti di Coppa Italia proprio con l’Atalanta, ma comunque il clima in squadra si è fatto decisamente meno cupo.
Il precedente dell’ipotesi di Dan Peterson come tecnico del Milan
Intanto come abbiamo detto l’iniziativa di Cardinale di ingaggiare l’amico Djokovic è rimasta sulla carta. Anche perché il tennista non è certo a fine carriera e gli impegni agonistici sono ancora fitti, quindi nella migliore delle ipotesi l’incarico da mental coach rossonero sarebbe stato part-time.
Certo è che Cardinale, che con la sua RedBird controlla altre realtà sportive in tutto il mondo, dal calcio al football passando per la F1 con una quota nel team Alpine, avrebbe potuto realizzare un interessante crossover tra sport che lo stesso Milan sfiorò diversi decenni fa, quando l’allora proprietario Silvio Berlusconi pensò a Dan Peterson, non però come mental coach bensì come coach e basta. Insomma, il tecnico del basket nel 1987 è stato ad un passo dal diventare allenatore rossonero, ma la cosa non si concretizzò.