L’Italia scrive la storia alle Olimpiadi e lo fa con un settore che a Rio de Janeiro cinque anni fa non aveva regalato nemmeno una soddisfazione in termini di medaglie.
L’atletica azzurra infatti, dopo lo 0 in Brasile, a Tokyo ha inanellato un successo in fila all’altro grazie agli ori di Tamberi nel salto in alto, di Jacobs nei 100 metri, del duo Palmisano–Stano nelle 20 chilometri di marcia e, infine, della 4×100 maschile, protagonista di un exploit indimenticabile.
Quest’ultima, andando ancora una volta contro i pronostici, si è imposta su Gran Bretagna e Canada facendo segnare con 37”50 il nuovo record nazionale, un tempo che difficilmente i quattro alfieri azzurri dimenticheranno.
“È stato bellissimo iniziare questa gara” ha dichiarato Lorenzo Patta ai microfoni Rai dopo il traguardo.
“Questa è stata la mia prima Olimpiade e direi che è andata abbastanza bene. Sono felicissimo, al settimo cielo anche se non sembra perché non ci credo ancora” ha detto il velocista azzurro prima di cedere la parola a Marcell Jacobs, al secondo oro dopo quello ottenuto nei 100 metri il 1° agosto.
“Devo ringraziare i miei compagni, oltre quelli che si sono allenati con noi, abbiamo portato un’altra medaglia d’oro in Italia!” ha esclamato il nativo di El Paso.
“Prima di partire ci siamo guardati negli occhi e ci siamo fatti la promessa di vincere la medaglia d’oro. Qualcosa di incredibile, davvero, ma che abbiamo voluto a tutti i costi, fino all’ultimo metro. Abbiamo fatto un grandissimo lavoro, sia noi, sia tutti i nostri compagni, anche chi è a casa. Abbiamo intrapreso un percorso lungo, ma ora siamo sul tetto del mondo. Un ringraziamento? Agli italiani, che ci hanno sospinto e sostenuto fino all’ultimo metro della gara”.
A raccogliere il testimone da Jacobs nella terza frazione è stato un ottimo Eseosa Desalu.
“Per essere solo la seconda volta nella quale corro una staffetta in curva, in terza frazione, direi che è andata bene. Siamo un bel gruppo e il tanto lavoro che abbiamo fatto in questi anni alla fine ha pagato: il centesimo che ha fatto la differenza è il grande gruppo che ci unisce” ha rivelato sorridendo il terzo frazionista azzurro.
“Quando siamo entrati in pista, poco prima della partenza della gara, ho chiesto a Marcell se si fidasse di me e lui mi ha detto di si, poi sono andato da Filippo e gli ho detto di iniziare a partire un po’ prima del solito e di correre forte perché tutto sarebbe stato possibile. A Lorenzo (Patta)? Ho detto di non aver paura”.
Paura non ne ha avuta Filippo Tortu che ha gettato il cuore oltre l’ostacolo e nell’ultima frazione ha dato vita a un’esaltante rimonta ai danni dell’inglese Nethaneel Mitchell-Blake.
“E’ l’emozione più bella che si possa provare. Quando sono partito ero lì, a pari o a fianco, e ho pensato solamente di stare rilassato e correre il più tranquillo possibile perché sapevo che se l’avessi fatto l’avrei ripreso o superato. Ero più lucido quando correvo di quanto ho tagliato il traguardo perché non ci potevo credere” ha detto il milanese classe 1998, al successo più importante della sua giovanissima carriera.