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Pellegrini, a Tokyo un ultimo ballo per mettersi tutto alle spalle

In Giappone la “Divina” cercherà di concludere nel migliore dei modi una carriera vissuta tra alti e bassi.

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Esigente, vincente e con un animo da lottatrice. Con queste tre peculiarità del proprio carattere, Federica Pellegrini non ha solo scritto pagine indelebili dello sport italiano ma ha anche superato problemi e vicissitudini che in una carriera lunga e impegnativa come la sua non sono mancate.

Tra qualche settimana però tutto ciò avrà termine e la “Divina” parlerà al passato del nuoto, delle gare, delle difficoltà personali e delle montagne russe tipiche della vita di uno sportivo di alto livello. Prima però la nativa di Mirano vuole regalarsi un’ultima grande soddisfazione andando a caccia di un’altra prestigiosa medaglia ai Giochi di Tokyo.

“A prescindere, sono contenta di tutto ciò che ho fatto fino a qua, in carriera. Voglio arrivare a Tokyo pronta, per cercare di combattere fino alla fine. E soprattutto di non deludermi. Io sono consapevole di essere molto cattiva con me stessa. Io mi sono sempre chiesta tanto.

E anche per questo che forse, tra qualche mese, sarà il caso di non chiedermi più così tanto” ha dichiarato la Pellegrini in una lunga intervista in esclusiva a Sky Sport in cui la nuotatrice classe 1988 ha rivissuto alcune delle fasi più importanti della carriera a partire dal trasferimento da Spinea (Venezia) a Milano che l’ha portata a soffrire di bulimia.

“In quel momento mi sembrava di fare una cosa molto razionale. Ero cambiata fisicamente, dal corpo di ragazzina a quello di donna non mi riconoscevo più. Quindi, volendo tornare al corpo di ragazzina, per me la cosa più logica è stata per alcuni mesi quella di mangiare e vomitare“.

Lì, come in vasca, è venuto fuori lo spirito guerriero della Pellegrini che ha combattuto e vinto la battaglia.

“Per fortuna è stato un periodo temporale durato meno di un anno, non è scattato un campanello d’emergenza totale. Certo, per me è sempre stato molto difficile nascondere un problema, non era possibile. Anzi, forse la cosa migliore era proprio parlarne apertamente. E così ho sempre fatto, sia in riferimento ai problemi alimentari sia alle crisi di panico che sono arrivate dopo”.

La più giovane medagliata olimpica nella storia del nuoto ha poi dovuto fare i conti con un’altra questione non di poco conto alle Olimpiadi di Rio nel 2016: il ciclo femminile.

“Quando qualcuno mi dice che ho infranto un tabù a parlare di ciclo, perché nello sport è quasi disdicevole farlo. È vero, non se ne parla mai. Ma perché? Perché se parli degli effetti che dà il ciclo in una prestazione di alto livello sembra che tu parli di fuffa, di una scusa campata in aria. Invece non è così, basta pensare a come ci cambia l’umore, al netto di qualsiasi sport. Intendo il livello ormonale che entra in circolo ad un certo punto, il gonfiore che ci dà il ciclo una settimana prima. Però, va bene. Nello sport succede anche questo. Da lì abbiamo iniziato a calcolare anche il ciclo”.

I giochi brasiliani però hanno anche regalato alla Pellegrini una delle gioie più grandi della carriera.

“Il ruolo di portabandiera a Rio è stato uno dei più grandi onori. Mia madre mi mandò un messaggio, quando in Italia era notte fonda, scrivendomi: falla sventolare forte e alta quella bandiera. A ripensarci mi viene ancora da piangere…”.

Sua mamma e la sua famiglia sono state poi fondamentali per mettersi alle spalle tutte le voci e le questioni, spesso fastidiose, legate al gossip.

“Quando i tuoi genitori leggono il titolo: La Mangiauomini… vaglielo a spiegare come funzionano certe dinamiche. All’inizio non è stato semplice né per me né per loro. Ma ho la fortuna di avere una famiglia intelligente che ha capito. Anche perché, a volerla proprio dire tutta, ho avuto poche storie, ma lunghe e importanti”.

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