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Rana Reider lancia Jacobs verso Parigi: "Tutto procede per il meglio. Marcell è un bravo ragazzo, farà bene"

Rana Reider, tecnico di Marcell Jacobs, tira la volata al campione olimpico. "Stiamo lavorando bene, c'è tutto per tentare il bis. Lyles fa paura? Vedremo come andrà a Parigi...".

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Inutile girarci intorno: Noah Lyles e Kishane Thompson saranno pure gli uomini da battere, ma a Parigi l’uomo copertina dei 100 metri, almeno prima dello start delle batterie di qualificazione, sarà sempre e comunque Marcell Jacobs. Che tre anni fa a Tokyo stupì il mondo, portando l’Italia dove mai prima d’ora s’era sognata di arrivare. E che adesso sogna nuovamente di regalare al bel Paese una medaglia (possibilmente d’oro) di valore inestimabile. Lui, Marcell, protetto nel buen retiro di Rieti, sa che tanti lo attendono al varco. Ma di lui Rana Reider, il coach che dallo scorso autunno l’ha preso sotto la sua ala, parla solo e soltanto bene. Quasi come un padre, più che come un allenatore.

La cura dei dettagli: la ricetta di Reider

Californiano, ex triplista, Reider sembrerebbe essere l’uomo giusto per accompagnare Jacobs verso un nuovo traguardo olimpico. Anche se all’inizio i dubbi del velocista azzurro si sono rivelati fondati, perché cambiare preparazione dopo più di un decennio comporta dei rischi e i risultati non sono stati così immediati. Rana però gli ha insegnato l’arte della pazienza: a Roma, agli Europei, Marcell ha vinto pur senza brillare, poi a Turku ha stampato un 9”92 che ha confermato che si, quella era davvero la strada giusta da percorrere.

Una cosa che Reider già sapeva. “Bisogna perfezionare ogni minimo dettaglio. Stiamo davvero limando centesimo dietro centesimo, perché questo è ciò che deve fare un atleta. Apportare modifiche è sempre necessario, specie tra un’olimpiade e un’altra, ma sebbene io e Jacobs stiamo lavorando assieme soltanto da una stagione direi che ho già potuto apprezzare molti passi in avanti e tanti cambiamenti. Io per lui ci sono sempre: allenandosi durante, Marcell può davvero ambire a fare cose grandi”.

Quanto conta l’allenatore? “Contano gli atleti…”

Reider s’è confessato a Repubblica, spiegando di aver accettato l’incarico di allenatore del campione olimpico in carica proprio nella certezza che qualcosa di importante sarebbe potuto scaturire dalla loro collaborazione. “Intanto mi preme ribadire che qui contano gli atleti, non gli allenatori. E l’obiettivo di chi fa atletica è correre veloce, saltare il più lontano possibile e vincere medaglie. A me spetta solo il compito di metterli nelle migliori condizioni possibili per fare ciò che si sono prefissati. Ma i protagonisti veri sono loro, gli atleti, non chi li allena”.

Poi, la rivelazione su ciò che potrà fare Jacobs a Parigi: “L’ultima volta che l’ho lasciato riposare ha stampato un 9”92 in Finlandia. A Rieti, dopo una settimana di allenamenti duri, ha corso 10”08 e credetemi, per quello che avevamo ipotizzato è stato un ottimo crono. Dovevamo vedere come lavorare in certe condizioni e quel lavoro è stato fatto in modo proficuo. Io dico che siamo sulla buona strada: a Parigi Marcell ha nelle corde un tempo da medaglia, fidatevi”.

La road map è tracciata: “In linea con le attese”

Il pericolo maggiore, come ben evidenziato dai Trials americani e giamaicani, arriva da Ovest. “Eugene, tanto per dire, è un luogo magico, se vuoi fare un record è lì che devi andare a correre”, ribatte Reider. “Voglio vedere se americani e giamaicani quando verranno a Parigi sapranno ripetere quei tempi. Non lo so, magari ce la faranno, ma ho i miei dubbi”.

Jacobs invece sa di avere in canna un colpo grosso: “Abbiamo già corso 10 secondi netti? Bene, lavoriamo su un 1% ed ecco che arriviamo a 9”90. Che più o meno è il tempo corso a Turku, sbaglio? E allora limiamo un altro 1% e siamo sui tempi di Tokyo. Quella deve essere la base per ambire all’oro. Poi però, se saremo bravi, magari riusciremo a limare ancora, e allora le prospettive cambiano nuovamente”.

La serenità con la quale Reider lo dice fa davvero sognare. Marcell s’è rimesso in gioco scegliendo di venire in Florida. Ma la vera novità per lui è stata la consapevolezza di avere a che fare non più solo con un tecnico, ma con un gruppo di atleti. Ho sempre creduto nella forza del gruppo, perché tra colleghi ci sia aiuta e ci si sprona a vicenda”. Ecco perché ha deciso di portare tutti i suoi assistiti a Rieti. “Posto bellissimo. Pista ottima, cittadina tranquilla, e poi a pochi minuti di macchina hai montagne, architettura romanica e monumenti che sono patrimonio dell’umanità. Un posto meraviglioso come solo l’Italia sa essere”.

I pregi di Jacobs: “Con quel carattere può fare tutto”

Le ultime parole il tecnico statunitense le rivolge proprio all’uomo Marcell, quello che è emerge fuori dalla pista. “Un bravo ragazzo. Ha un carattere molto affabile e questo lo aiuterà nella vita di tutti i giorni, specialmente quando chiuderà con l’atletica. Ammetto di aver allenato tanti atleti con brutti caratteracci, direi anche stronzi, che hanno vinto, ma che tali sono rimasti. Jacobs è diverso: buon padre di famiglia, uno al quale non può non voler bene”. Ora però dovrà mostrarsi cattivo: “Se vuole l’oro a Parigi, il requisito è essenziale. Se sta bene, e finora lo è sempre stato, Marcell è un pericolo per tutti. Gli americani sono forti? Forse si, ma io so quanto lo è Jacobs”.

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