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Boniek portafortuna di Mattarella, retroscena sulla finale di Wembley

L'ex attaccante di Juventus e Roma era seduto vicino al presidente della Repubblica per l'ultimo atto di Euro2020

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Bello di notte anche quando non gioca. Zibì Boniek non si smentisce: lo chiamava così l’Avvocato per punzecchiarlo, visto che l’attaccante polacco si esaltava soprattutto nelle notti di coppe europee che in campionato ma forse aveva ragione. L’attuale presidente della Federcalcio polacca si è dimostrato infallibile col favor della luna anche da semplice spettatore. E’ accaduto domenica scorsa a Wembley, in occasione della finale di Euro2020 tra Italia e Inghilterra.

Boniek era seduto vicino a Sergio Mattarella il quale – come rivela il Corriere della Sera – fidandosi della sua esperienza e della sua storia, gli ha chiesto un pronostico sulla partita mentre la situazione si faceva difficile per gli azzurri, sotto di un gol nel primo tempo.

Boniek ha azzeccato il risultato finale

«Era un po’ preoccupato, sembrava quasi che volesse essere rassicurato. L’Italia era in svantaggio, si è voltato verso di me: signor Boniek, come finisce? Gli ho risposto: tranquillo Presidente, segniamo l’uno a uno e poi non succede più niente, andiamo ai rigori».

«Dopo un paio di minuti mi ha guardato di nuovo: e ai rigori? A quel punto mi sono buttato: non sono certo che vinciamo, ma di sicuro Donnarumma ne para due. È andata proprio così, perché un tiro degli inglesi è finito contro il palo….sono stato fortunato. Certo un po’ di esperienza ce l’ho e Donnarumma è davvero un fenomeno. Poi ho anche pensato che i rigori non sono affatto una lotteria, come sostiene qualcuno: per trasformarli devi saper dominare te stesso, avere la testa giusta. E gli azzurri in questo erano superiori».

Boniek stregato da Mattarella

Boniek è rimasto sorpreso dalla competenza del Capo dello Stato: «Sono stato stupefatto dalla conoscenza del football da parte di Mattarella. I politici spesso partecipano a questi eventi per stare vicini alla squadra, per far sentire il sostegno del Paese, rientra nei loro compiti ed è anche giusto che sia così. Lui no, è un’altra cosa: è proprio informato, conosce tutti i calciatori. E sapeva le squadre nelle quali avevo giocato io, tanti anni fa. C’erano Gabriele Gravina e Valentina Vezzali, lì con noi, e anche loro mi sembravano favorevolmente colpiti dalla competenza del Presidente, proprio come me».

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