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Olimpiadi, Federica Pellegrini vola a Parigi ma da rappresentante degli atleti del CIO. "Porto anche Matilde"

La Divina, protagonista nelle ultime 5 edizioni dei giochi, volerà a Parigi come rappresentante degli atleti. "Ai giovani dico di godersi il viaggio. Rimpianti? No, orgoglio per ciò che ho fatto"

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Non dite che sarà la prima olimpiade senza Federica Pellegrini. Non ditelo perché lei a Parigi ci andrà, e con un ruolo davvero particolare: sarà in veste di rappresentante degli atleti del CIO, una sorta di totem a garanzia di quella che dovrà essere una competizione sana e imperniata sui valori che rendono nobile lo sport. Con lei porterà la piccola Matilde, che a 7 mesi si godrà i primi giochi della sua vita, e naturalmente l’inseparabile marito Matteo Giunta. Una famiglia che tre anni fa a Tokyo era ancora in embrione, ma che oggi dimostra quanto l’esistenza di una persona possa attraversare fasi più o meno importanti e sfociare in qualcosa di unico e bello allo stesso tempo.

Le “prime” olimpiadi della “nuova” Federica

In acqua, beh, Federica non scenderà. “Ed è un sollievo sapere che questa settimana non devo fare lavoro di scarico”, ammette la Divina. “Un po’ mi mancheranno le gare, ma va bene così. Ne ho vissute tante, posso dire di averne fatta di strada”. La prima, Atene 2004: “Ero poco più di una bambina, un’adolescente che non sapeva davvero cosa le avrebbe riservato il futuro. Arrivai in finale nei 200 stile libero e mi presi l’argento. Ecco, sapere che dopo 5 finali olimpiche consecutive non sarò in vasca un po’ mi fa pensare… ma l’orgoglio per aver fatto quello che ho fatto è più che sufficiente per sentirmi appagata”.

E dopotutto alzarsi la mattina senza avvertire dolori per gli sforzi fatti il giorno precedente è una sensazione che Federica per 20 anni non ha quasi mai provato. “Il primo anno dopo la fine della mia carriera agonistica è stato bellissimo, sia a livello fisico che psicologico. Poi è arrivata la gravidanza e sono cambiata tante cose. Anche il mio corpo è cambiato: la vita ti modella in base alle necessità, ma ora che sto ritrovando il corpo che avevo quando ero un’atleta ammetto che devo fare l’abitudine a una sensazione differente, perché a cambiare è tutto quello che mi sta intorno”.

Nessuno unisce come il nuoto: “Vero sport paritario”

Il nuoto italiano gode di ottima salute, anche se forse manca una nuova Pellegrini, almeno nell’immaginario collettivo. “Oggi abbiamo tante punte di diamante. E proprio per questa pluralità di elementi la disciplina stessa è divenuta molto più appassionante. Il nuoto poi ha una bella peculiarità: è uno sport paritario, dove tanto le donne quanto gli uomini possono essere fonte di ispirazione per ragazze e ragazzi, anche perché sostanzialmente il calendario è lo stesso per tutti. E poi questa è la nazionale più forte che abbiamo dai tempi di Sydney 2000. Chi è il vero leader? Dico Thomas Ceccon, ma le punte sono tante”.

Il gruppo peraltro annovera anche la giovanissima Sara Curtis, classe 2007. “Gli dico di godersi il viaggio, perché la prima olimpiade va vissuta con spensieratezza. Io feci così ad Atene e fu davvero bello tornare a casa con una medaglia e un clamoroso bagaglio di esperienza. In quel momento mi sembrava di essere a un campionato regionale, però poi tornando a casa compresi la portata di ciò che avevo fatto…”.

Però quando si è campioni esistono anche maggiori pressioni: ricorda le volte che ha pianto in vasca? “Le ricordo tutte. Anche Ronaldo ha pianto ai recenti Europei, e per giunta per un rigore sbagliato. Le lacrime sono il metro dei grandi che danno tutto e vogliono tutto, quindi non c’è da stupirsi di nulla. Nel 2005 a Montreal piansi perché l’argento non mi bastava, ma pochi lo capirono”.

“Le olimpiadi come rivincita dopo il flop del calcio”

Federica, nell’intervista rilascia a Il Giornale, è andata a ruota libera. Ha ricordato la vicenda del rifiuto nel fare da portabandiera a Londra 2012 (“Le gare cominciavano il giorno dopo: avete idea di cosa significhi per un portabandiera presentarsi alle 10 di mattina ai cancelli dello stadio e aspettare per ore il proprio turno d’ingresso? Fatichi 4 anni per limare un centesimo e poi rovini tutto con una giornata stressante?”), ha “bacchettato” la nazionale di calcio dopo il flop a Euro 2024. “Il calcio ha grande risonanza ed è l’unico sport che unisce tutti, almeno in Italia. Ma se il risultato poi non arriva il tonfo è grande e tutti lo vivono come se fosse una disfatta per l’intero Paese. Mettiamola così: le olimpiadi arrivano al momento giusto, per dimenticare i dolori recenti della nazionale”.

“Lo sport deve essere neutrale: sbagliato escludere i russi”

Da rappresentante degli atleti CIO, non è mancata anche una difesa a spada tratta rivolta nei confronti di quegli atleti russi e bielorussi esclusi dai giochi, non certo per decisione loro. “Giudico sbagliato escludere atleti solo perché provenienti da un paese che è entrato in guerra. Lo sport deve rimanere neutrale a qualsiasi decisione politica, e se ci sono atleti fermamente contrari alle decisioni prese dal Governo del loro paese d’origine non ha senso impedirgli di competere. L’assenza degli atleti russi a Parigi sarà pesante e influirà su molti risultati”.

Ma anche la lotta al doping resta un caposaldo nella vita di Federica, che nel 2021 a Tokyo pagò anche per la presenza di atlete cinesi riammesse perché considerate non dopate, ma intossicate da una contaminazione alimentare. “Ho letto tutte le carte della vicenda, direi che la Wada c’è andata troppo leggera, finendo per perdere credibilità. Quegli atleti andavano fermati almeno a scopo precauzionale: probabilmente avrei una medaglia in più al collo (nella staffetta mista-mista), ma la controprova non l’avremo mai”.

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