Oggi a Milano e dintorni tutti si stracciano le vesti. Perché vedere Paolo Maldini di nuovo messo alla porta fa un male cane al cuore dei tifosi rossoneri, dopo che, già nel giugno 2022, dovettero convivere con lo spettro di un addio del loro totem.
Gerry Cardinale ha preso la decisione di sollevarlo dall’incarico (tecnicamente è così, il comunicato del club ha chiarito che l’esperienza in rossonero di Maldini si è chiusa ieri, 5 giugno) e questa mossa, criticata in lungo e in largo dal popolo milanista (e non solo), potrebbe anticipare quella che per il calcio italiano rappresenta una vera e propria rivoluzione.
Perché il metodo RedBird basa gran parte delle sue fortune sul Software creato proprio all’interno del fondo statunitense per la gestione delle società sportive, che ha ottenuto risultati sorprendenti nell’ambito del baseball e che nel calcio, sin qui sperimentato per lo più nella succursale francese del Tolosa, ha saputo comunque cogliere risultati al di là di qualsiasi aspettativa. Da qui a poter dire che possa funzionare anche per il Milan, però, ancora ce ne passa.
- RedBird: algoritmo, approccio scientifico, sostenibilità economica
- Il ruolo di Zelus e l'esempio Tolosa
- Il database di 40 mila calciatori
- Da Maldini a Moncada: il modello Moneyball
RedBird: algoritmo, approccio scientifico, sostenibilità economica
Che sia questo il primo passo per sostituire gli uomini del mercato con vere e proprie “macchine artificiali”? Nella testa di Cardinale, questa potrebbe essere più di una strada da percorrere. La base del resto è piuttosto redditizia: varato nel 2014, questo Software ha permesso a RedBird Capital di produrre oltre 10 miliardi di dollari in valore in meno di 10 anni.
Una miscela sapiente tra approccio scientifico, sostenibilità economica e algoritmi che si pone l’obiettivo di scovare giocatori funzionali al modulo di gioco e alle caratteristiche tecniche della squadra, oltre a delinearne gli obiettivi a livello sportivo (che forse è la parte più complicata e meno controllabile di tutta la strategia).
A Tolosa, come detto, il piano ha funzionato: nel 2020 la squadra era relegata in seconda divisione, tre anni più tardi ha conquistato la Coppa di Francia e s’è guadagnata una slot per disputare la prossima Europa League, anche se la partecipazione resta sub judice poiché le regole UEFA vietano che due squadre con la stessa proprietà possano affrontarsi nella medesima competizione (se il Milan dovesse retrocedere in Europa League al termine della fase a gironi di Champions si verificherebbe questo caso).
Il ruolo di Zelus e l’esempio Tolosa
Ma come funziona il modello Tolosa? Julien Demeaux, responsabile dei dai del club dal 2020, l’ha spiegato in modo sintetico ma sufficientemente esaustivo.
Dobbiamo fare le cose in modo diverso, non avendo la disponibilità economica di altri club concorrenti. Il dipartimento scouting lavora ore, giorni e settimane per individuare una strategia che possa darci un vantaggio competitivo, e quella via la seguiamo in modo religioso.
Nel database del Tolosa ci sono tre milioni di righe di dati, coprendo oltre 70 campionati.
Potrei vedere gare per 30 anni consecutivi senza mettere mai il video in pausa. La bravura sta nell’interpretare quei dati, accumulati dai nostri partner, e ottenerne un vantaggio sulla concorrenza.
Zelus Analytics, società di cui RedBird detiene il 50% delle quote, guidata da Luke Bornn, è il principale aggregatore di dati: composto da team di data scientists e ingegneri, offre informazioni utili per poter snellire e ottimizzare il processo di ricerca.
Dove non arrivare i numeri nudi e crudi, però, è l’area scouting a dettare legge: a Tolosa c’è un team che spazia in tutti i continenti e il Milan sa di avere il vantaggio di poter contare su Geoffrey Moncada, uno dei più esperti e apprezzati direttori scouting a livello internazionale, l’uomo che ha scovato Pierre Kalulu, Malick Thiaw e ha consigliato di andare dritti su Fikayo Tomori.
Il database di 40 mila calciatori
Damien Comolli, attuale presidente del Tolosa, ha spiegato quella che è la filosofia del club, che in qualche modo è la stessa che Cardinale ha già provato ad affibbiare al mondo Milan:
Abbiamo un database di 40mila giocatori, ma chiaramente puntiamo su ragazzi non ancora affermati, che costano poco e che possano consentirci di autofinanziarci sul medio-lungo periodo. Non andiamo mai a selezionare giocatori al di sopra dei 25 anni: quando ci interessa un elemento e lo incontriamo, in tre minuti siamo in grado di fargli vedere come gioca, in che zone di campo si muove, quanti tiri ha effettuato negli ultimi anni e quanto è stato redditizio il suo gioco per la squadra. Ai giocatori queste cose piacciono da morire e si sentono ancor più stimolati ad accettare la nostra proposta, perché si sentono subito parte integrante del nostro progetto.
L’analisi dei dati naturalmente non riguarda soltanto la prima squadra, ma anche il settore giovanile (il Tolosa è al top a livello nazionale).
Da Maldini a Moncada: il modello Moneyball
La domanda che tutti si fanno oggi è se questo modello può effettivamente essere utilizzato (e rivelarsi vincente) per una società come il Milan, che a differenza del Tolosa ha necessità di competere da subito con le grandi d’Italia e d’Europa. Cardinale, scegliendo di separarsi da Maldini e Massara e affidando pieni poteri all’AD Giorgio Furlani e a Geoffrey Moncada, ha lasciato intendere di propendere per il si.
Spesso si dice che per vincere bisogna spendere un sacco di soldi, ma perché? Io dico che bisogna essere più intelligenti e non scarificare denaro. Credo nel modello Moneyball creato da Billy Beane e penso che sia il futuro di questo sport.
Meno uomini, più macchine: non è un film di fantascienza, ma è (forse) il modello pioneristico del mercato che verrà. E se sarà vincente sia in campo che fuori (leggi bilancio), allora le vesti stracciate verranno ricomposte in fretta. Al cuor non si comanda, ma se l’algoritmo che porta le vittorie la festa sarà grande.