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Italia-Ucraina, Spalletti avanti con Donnarumma. Gigio torna a Milano: ancora fischi da San Siro?

Il portiere di nuovo al Meazza dopo le contestazioni dell'ottobre 2021 e del settembre 2022. Che accoglienza verrà riservata all'ex Milan in occasione della sfida decisiva in vista di Euro 2024?

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Auden Bavaro

Auden Bavaro

Giornalista

Lo sporco lavoro del coordinamento: qualcuno lo deve pur fare. Eppure, quando ha modo di pigiare le dita sulla tastiera, restituisce storie e racconti di sport che valgono il biglietto

Gigi Donnarumma come l’Italia: dentro o fuori. Gli Azzurri si apprestano ad affrontare l’Ucraina nella seconda sfida ufficiale di Luciano Spalletti alla guida della Nazionale, valevole per le Qualificazioni agli Europei 2024. Non possiamo perdere (ma nemmeno pareggiare: si deve solo pensare alla vittoria). Luciano Spalletti nella conferenza della vigilia ha sciolto le riserve: Donnarumma titolare. Nessun dubbio, nessuna staffetta. Gigio difende la porta della Nazionale nella sfida più delicata.

Milano, San Siro, stadio Meazza: martedì 12 settembre ore 20.45. La vetrina è la migliore che qualunque calciatore possa desiderare. La Scala del calcio, si dice. Solo che – per un Azzurro in particolare – quella Scala rischia di diventare irta, tutta in salita, ostica. Donnarumma torna per la terza volta nella non più sua Milano con almeno un paio di certezze e altrettanti quesiti.

I fischi e qualche errore gratuito

Le certezze:

  • una parte di San Siro lo fischierà: è la parte della tifoseria milanista che non gli ha mai perdonato il viaggio di sola andata, Milano-Parigi;
  • sa di essere osservato speciale non ché tra i principali indiziati della recente serie di prestazioni non esaltanti dell’Italia che, nel suo caso, si sono portate dietro anche qualche errore gratuito che ci ha fatto malissimo (vedi quel maledetto gol di Trajkovski che ci negò il Mondiale in Qatar e sulla cui conclusione non fu impeccabile).

Vicario e Meret scalpitano

I quesiti:

  • quanta parte di San Siro lo fischierà?
  • Saprà ricambiare la fiducia di Luciano Spalletti, che lo lancia tra i titolari?
  • Cominceremo a guardare oltre le spalle di Gigio, su quella panchina in cui siede un certo Guglielmo Vicario, artefice di un percorso di crescita incessante? O, magari, converrà dare un occhio di fianco a Vicario, dove pure è accomodato Alex Meret, valore aggiunto del Napoli di Spalletti che s’è cucito lo scudetto sul petto?

Nei panni di Gigio non è facile

Si parla pur sempre di calcio, per carità, ma l’approccio ai fatti di sport porta a dire che nei panni di Gigio Donnarumma, adesso, non è facile: perché l’incertezza tra i pali nel corso della sfida contro la Macedonia del Nord – ha delle responsabilità in occasione del calcio piazzato che a Skopje ha portato al pareggio macedone: un saltello scomposto, ma perché? – non è finita nel calderone, tutt’altro.

È stato uno dei punti focali che si va a sommare a una stagione, quella archiviata con il Psg, non all’altezza delle aspettative: l’ex Milan ha alternato i soliti, grandi interventi – quelli che ha nelle corde e che definiscono un talento cristallino – a sfarfallii e papere che sono finite spesso in vetrina.

Milano-Parigi, sola andata

Non è stata di facile gestione la partenza da Milano, destinazione Parigi: mai perdonata la scelta dettata da motivazioni economiche, mai cancellata l’onta che i suoi ex tifosi hanno incassato inaspettatamente, dopo averne consacrato il ruolo di caposaldo del futuro rossonero, primo baluardo della difesa, principale indiziato a indossarne la fascia da capitano.

È storia vecchia, quella, ma va a fare il paio con un periodo non brillante: svestita la maglia del club e indossato l’Azzurro Italia, anche con il nuovo corso di Luciano Spalletti, Gigio resta un punto fermo.

Non è in discussione, men che mai ora, all’inizio di un processo che ha bisogno di cementificare e non di frantumare. Tradotto: giocherà Gigio e saprà essergli una medicina curativa anche il neo capodelegazione azzurro, quel Gigi Buffon che tanto ha ammirato e gli è stato fonte di ispirazione continua.

Spalletti gli dia fiducia

Che Spalletti potesse sfilargli la maglia da titolare nella sfida contro l’Ucraina pareva inverosimile, sarebbe stata la maniera peggiore per tutelare Gigio. Anzi, in questo senso il Ct ha già preso posizione: è fresca l’investitura del portiere a vice capitano azzurro. Però lo scenario di un avvicendamento non è più impossibile: il faro di ogni decisione, a prescindere da tutto, non può essere Donnarumma ma l’Italia. E gioca chi sta meglio.

Mentre Donnarumma incassa critiche e prova a farsi le spalle ancora più larghe, c’è chi tenta di scalare le gerarchie a colpi di prestazioni.

Guglielmo Vicario, il numero 1 degli Spurs

Guglielmo Vicario ha lasciato l’Italia lo scorso 27 giugno 2023, a finestra di mercato non ancora aperta: l’accordo tra Empoli e Tottenham era già perfezionato, 20 milioni più bonus ai toscani e porte della Premier spalancate per il friulano classe 1996.

Gli Spurs lo seguivano da tempo e si sono mossi d’anticipo per blindare i pali ed evitare concorrenza e rilancio. Fontanafredda, Venezia, Perugia, Cagliari, poi l’Empoli: da prospetto a certezza, dal pragmatismo all’ambizione, dalla lotta alla salvezza fino all’onore di vestire l’Azzurro.

Che sapore ha il calcio che conta, poi, Vicario l’ha capito in fretta: 3 presenze in Premier, due gol subiti, una serie di giudizi positivi a legittimare un approccio subito decisivo. Poi la Nazionale. Potrebbe anche essere la carta a sorpresa che Spalletti deciderà di usare subito: la sfida di San Siro – martedì 12 settembre, fischi odi inizio ore 20.45 – è un monito.

Gigio e un paio d’anni così e così

Vietato sbagliare: serve il massimo della concentrazione, serve una resa all’altezza. E Gigio – che non può diventare il problema della nazionale italiana degli ultimi anni, vorrebbe dire essere ingenui – resta comunque un piccolo caso tra i tanti che questa Italia deve immediatamente silenziare.

A malincuore, che sia così lo dicono i recenti risultati e, lato Donnarumma, lo evidenziano un paio di anni vissuti tra i saliscendi e l’incostanza. L’esordio in Nazionale nel 2016, non aveva nemmeno 18 anni ma i crismi dell’erede di Buffon li aveva già tutti.

Come l’omonimo portierone, Gigio trasmetteva personalità e serenità, carattere e tranquillità: anche più di Buffon a paragone d’età. Sette anni dopo – pur con un titolo di campione d’Europa con l’Italia a referto – la parabola di Donnarumma pare essersi arenata e diventata involutiva: tra quelli che lo ritengono un sopravvalutato e chi lo difende ancora e ne parla come di un fenomeno, forse la verità non sta da una parte e nemmeno dall’altra.

Non è una riserva, Donnarumma

Ingeneroso, però, ritenerlo finito, inadeguato, riserva. Non è una riserva, Donnarumma ma va detto che gli ultimi anni della carriera – le ultime scelte? – non gli hanno fatto bene dal punto di vista tecnico.

È soprattutto in campo che qualcosa pare essersi arrestata: mentalmente ha sempre dato la sensazione di reggere tutte le pressioni, di lasciare che gli altri dicessero, pensassero, ipotizzassero. Tra le critiche più pungenti, quelle più oggettive – e quindi meritevoli di analisi – sono proprio e solo riconducibili a leggerezze e imprecisioni tecniche che danno l’impressione non sia riuscito a correggere difetti e alimentare ancora di più il talento.

Il biennio al Psg è stato controproducente?

Il dubbio che ricorre da più parti – tra addetti ai lavori e tifosi – è che il biennio al Psg ne abbia arrestato il corso di crescita. Che non abbia avuto di fianco preparatori all’altezza. A palesare le difficoltà che sta vivendo Donnarumma, anche le recenti immagini di Luis Enrique, neo allenatore dei francesi, che in un recente Psg-Lione, con i parigini in totale controllo del match, non gli ha risparmiato urlacce severe quando, anziché giocare un pallone ha optato per un rinvio lungo.

Urla su cui il tecnico ha poi spento ogni polemica – “si è solo trattato di una situazione di gioco da migliorare ma è un calciatore di classe mondiale e ha tutto il mio rispetto” – ma che si vanno ad aggiungere al fatto che una parte della tifoseria parigina non lo ritiene all’altezza dei pali del club e gli rimproveri una serie di errori fatali – quelli contro Bayern e Real Madrid in primis, che hanno condizionato e poi compromesso definitivamente – il cammino in Champions League.

San Siro contro per la terza volta?

Fosse rimasto a Milano sarebbe stato diverso? Qui già si viaggia sul campo impervio dell’indimostrabile ma, almeno in un senso sì, sarebbe stato diverso. Non avremmo assistito a una fetta di San Siro pronta a contestare Gigio ogni volta che gli capita di pestare l’erba del Meazza.

Poco importa se ci venga da avversario o da custode degli stessi colori per cui facciamo il tifo. È accaduto in due occasioni, sempre in concomitanza con gare dell’Italia.

Contro la Spagna, ottobre 2021

Contro la Spagna, prima volta: ottobre 2021, nessun giocatore spagnolo ha fatto incetta di così tanti fischi quanti ne sono stati riservati a Donnarumma.

Dalla fase di riscaldamento a quella della lettura delle formazioni fino anche a partita in corso: campeggiava uno striscione. Sette parole, l’estrema sintesi di un monito:

A Milano non sei più il benvenuto.

Contro l’Inghilterra, settembre 2022

Passa meno di un anno, 23 settembre 2022: al Meazza va di scena Italia-Inghilterra, quinta giornata di Nations League. Non servirono le parole preventive di capitan Bonucci e di Roberto Mancini, che invitavano a un distinguo tra gli impegni della Nazionale e quelli dei club. Fischiò San Siro, fischio di nuovo l’ex idolo.

Che la scena possa ripetersi, identica, per la terza volta va da sé: l’auspicio è che stavolta eserciti una maggiore pressione la necessità di compattaci per un obiettivo irrinunciabile, soprattutto perché arriva dopo la delusione cocente di un Mondiale (degli altri) visto in tv. Serve coesione: la stessa marea Azzurra che ci sta regalando il tifo del volley, per esempio. E occorre pure che Gigio cambi marcia e inverta il trend.

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