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Olimpiadi, Italia penalizzata dagli arbitri: Malagò e Coni sotto accusa per lo scarso peso politico nel CIO

Il torto arbitrale subito ai quarti dal Settebello è solo l'ultimo di una serie di errori arbitrali e decisioni discutibili che hanno condizionato il cammino dell'Italia ai Giochi

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Domenico Esposito

Domenico Esposito

Giornalista

Da vent’anni in campo e sul campo per vivere ogni evento in tutte le sue sfaccettature. Passione smisurata per il calcio e per la sfera di cuoio. Il pallone è una cosa serissima, guai a dirgli di no

Quanto successo nei quarti di finale del torneo maschile di pallanuoto tra il Settebello e l’Ungheria conferma una tendenza che ha accompagnato la nostra spedizione fin dall’inizio dei Giochi: l’Italia non è stata affatto fortunata con gli arbitri. E sotto accusa finisce il Coni, rappresentato dal numero uno Giovanni Malagò.

Pallanuoto, furia Italia: la protesta del Settebello

Partiamo dalla fine: prima del match con la Spagna valevole per la classifica dal quinto all’ottavo posto il Settebello si è reso protagonista di una clamorosa protesta. Gli azzurri hanno dato le spalle alla giuria durante l’inno e giocato quattro minuti in inferiorità numerica, dopo gli appelli respinti dalla World Aquatics in merito all’arbitraggio della sfida dei quarti con l’Ungheria, che ha pesantemente condizionato la partita tanto da porre fine al sogno podio dei ragazzi di Campagna. L’episodio chiave è il gol del 3-3 annullato a Condemi in seguito a un contrasto di gioco ritenuto irregolare. Oltre il danno, la beffa: rigore del 4-2 per i magiari ed espulsione per il ventenne della Pro Recco, che si è poi sfogato sui social. “Mi chiedo cosa possano imparare i bambini da un atto come questo in cui la politica è al di sopra dello sport” ha scritto su Instagram.

La lunga serie di errori arbitrali che ha penalizzato l’Italia

Non solo il Settebello. Proprio no. L’Italia ha subito più di una decisione ingiusta o quanto meno molto, ma molto, discutibile. Riavvolgiamo il nastro e rispolveriamo un altro caso eclatante, che ha fatto discutere per giorni. Ci riferiamo all’argento di Filippo Macchi nel fioretto maschile. Un risultato straordinario, certo. Ma macchiato dall’arbitraggio del giudice di Taipei Hao Chih Huang, che per due volte, sul 14-14, non ha assegnato la stoccata ‘d’oro’ all’azzurro dopo essere andato al monitor, per poi assegnare il controverso e contestato punto decisivo al campione olimpico in carica.

Polemiche hanno accompagnato anche l’eliminazione della fiorettista Arianna Errigo ai quarti per mano della statunitense Lauren Scruggs, che si è imposta 15-14. Nel judo ha sollevato disappunto la doppia sconfitta di Odette Giuffrida in semifinale e nella finale per il bronzo sotto la direzione dell’arbitro Ioana Babiuc. Polemiche e recriminazioni anche per il discusso terzo shido che ha posto fine alla cavalcata di Manuel Lombardi nei quarti finale. Infine, l’eliminazione choc al primo turno del pugile Aziz Abbes Mouhiidine nella categoria 92 kg, giunta con un verdetto molto contestato.

I torti arbitrali sono frutto di uno scarso peso politico?

Tutti i ricorsi presentati dall’Italia in questi Giochi sono stati puntualmente respinti. Nessun verdetto ribaltato. E nel mirino delle critiche è finito pure il presidente Giovanni Malagò. Dagospia parla di “sconfitta pesante per il Coni”, accusato di non avere più il “peso politico necessario a evitare che l’Italia venga maltrattata e umiliata”. Malagò si è fatto sentire solo all’inizio, dopo gli errori che hanno contrassegnato le gare di scherma e judo. Poi ha optato per un profilo basso, perché? Alla fine, la presenza di Malagò “nei piani alti”, più che una “sponda” per l’Italia si sta trasformando in un freno. Niente proteste. O meglio: niente più.

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