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Roma, rebus Mourinho: gli scenari per far rimanere lo Special One, countdown partito

Il weekend alle porte sarà decisivo per il futuro di José Mourinho alla Roma. L'incontro con la società chiarirà ogni cosa, ma la permanenza dello Special One nella Capitale passa da questioni chiare

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Lorenzo Marsili

Lorenzo Marsili

Sport Specialist

Giornalista pubblicista, redattore, divulgatore. E' una delle anime video del sito: racconta in immagini un evento e lo fa come pochi altri

Il conto alla rovescia era partito già da tempo, da gennaio (almeno), ma ora è solo una questione di giorni e, poi, si saprà se José Mourinho e i Friedkin proseguiranno insieme. Sì, perché la questione non è tanto la Roma, in cui lo Special One si è calato con tutto se stesso, quando il rapporto con una proprietà americana ancora troppo distante dalla piazza e, in particolar modo, dal tecnico portoghese. Così, la permanenza di Mourinho in giallorosso ha oggi le sembianze di un rebus. Un rompicapo carico di spunti, messaggi, accuse e tensioni, ma che nelle prossime ore, in un modo o nell’altro, vedrà la propria soluzione.

Roma, i messaggi di Mourinho ai Friedkin

Per tratteggiare al meglio l’attualità e proiettarsi in avanti è necessario fare un passo indietro. Un passo non grandissimo, ma che permette semplicemente riavvolgere il nastro alla due giorni “dedicata” alla finale di Europa League. Prima la confessione di Mourinho sul futuro affidata esclusivamente alla squadra, poi, un post partita che si è fatto pregno all’inverosimile di spunti, immagini, messaggi e gesti già entrati di diritto nell’iconica carriera dell’allenatore portoghese.

Dal discorso alla squadra al giro di campo con la medaglia regalata a un tifoso, dalla fredda stretta di mano con Ryan Friedkin alle interviste, fino allo sfogo con l’arbitro Taylor nel ventre della Puskas Arena, il post finale è stato uno show nello show, in pieno stile Mourinho. E lo Special One non fa mai nulla per caso, come dimostrato negli anni, infatti, ogni sua scelta cela un fine ben preciso, una missiva più o meno criptica, ma che puntualmente sortisce i suoi effetti e arriva forte e chiara al suo destinatario.

Orgoglio e… stanchezza

Volendo riassumere all’estremo, quello che resta sono due concetti, scanditi a chiare lettere dal portoghese: Orgoglio e stanchezza. Due verità, facce di una stessa medaglia che la Roma deve provare a far tornare in equilibrio. Un’operazione non semplice, ma necessaria, che Mourinho vuole contribuire a trasformare in realtà, ma che deve necessariamente passare dalla condivisione di una linea chiara e netta con la società.

Sì, perché, nonostante la sconfitta ai rigori con il Siviglia, dalla finale lo Special One esce più forte di prima, più consapevole della bontà del proprio lavoro e ancora più legato a un gruppo che sente suo e che lo ha eletto a proprio condottiero unico. Ecco, proprio questo essere unico, da solo, a combattere contro tutto e tutti, a schermare una squadra in divenire, ma che è riuscita a raggiungere due finali in due anni, sarà il primo tassello da sistemare nelle trattative delle prossime ore.

Una nuova figura in società

Mourinho è stanco di una società distante e di lottare da solo per difendere come un padre premuroso una squadra che deve crescere e a cui mancano punti di riferimento (campioni) di primo livello. Si discuterà di questo, con la possibilità di inserire in società una figura simile a Javier Zanetti all’Inter o Paolo Maldini al Milan. Una figura che conosce la piazza, la viva e la senta casa sua. Il pensiero va, inevitabilmente, a Francesco Totti (presente alla Puskas Arena da tifoso, con Noemi), ma non è da escludere una candidatura di Zibi Boniek.

Quasi certamente, chi l’anno prossimo non dovrebbe esserci è Tiago Pinto, che prima della finale aveva confessato: “Io e Mourinho lavoreremo ancora insieme? Non so, forse no, ma in ogni caso dipenderà da me… quando andrò via da Roma, diranno che ero scarso e che non ho capito la piazza, ma io la piazza l’ho capita”. Parole che sanno di addio, senza se e senza ma, che aggiunte alle richieste dalla Premier allontanano il dirigente portoghese dalla Capitale.

Obiettivi di mercato

A tutto ciò occorre sommare la mancata qualificazione alla prossima edizione della Champions League. Altra questione che ha permesso a Mourinho di inviare un messaggio chiaro alla proprietà: “Roma senza Champions? Meglio, perché noi non siamo pronti per essere una squadra da Champions“. Ed ecco, chiaro come il secondo, fondamentale, punto su cui si discuterà sarà, ovviamente, il mercato, con Mourinho che chiederà di essere seguito maggiormente e investire puntando su campioni pronti per far fare il salto di qualità alla squadra, come Dybala e Matic, fortemente voluti da Mou e decisivi in questa stagione.

Con i paletti imposti dal settlement agreement firmato con l’UEFA e valido fino alla stagione 2026-2027 da rispettare, la Roma dovrà essere brava a sfruttare le occasioni mercato e fare leva proprio sulla presenza dello Special One per puntare a giocatori importanti, magari a parametro zero. come Aouar e N’dicka, per cominciare, fino a Firmino e Tielemans per dare la spinta.

Tutto entro lunedì

Dopo la gara con lo Spezia in campionato si saprà se sarà Europa League o Conference, ma poco cambia, così come poco è cambiato perdere la finale contro il Siviglia. Mourinho vuole davvero restare alla Roma, ma chiede di potersi voltare e trovare alle sue spalle una società che faccia sentire la propria voce quando necessario e che lo segua in chiave mercato. Da oggi a domenica ogni momento è buono per incontrarsi, sedersi a un tavolo e discutere sui dettagli. Poi, da lunedì ci sarà il rompete le righe e l’inizio delle vacanze.

Lo Special One ha ancora un anno di contratto e, a meno di offerte irrinunciabili da Parigi o Madrid, sponda Real, sembra intenzionato a onorarlo. L’orgoglio è la certezza, il riposo delle ferie alle porte potrà lenire la stanchezza, ma il ritrovato equilibrio passerà inevitabilmente da un riavvicinamento tra le parti. In caso contrario, vista la squalifica in Serie A, la finale persa a Budapest potrebbe essere stata l’ultima panchina giallorossa di José Mourinho. La palla è nelle mani dei Friedkin e in ballo non c’è solo il futuro dell’allenatore, ma la credibilità davanti a una piazza che di lui, lo Special One, è follemente innamorata, ma che, a quanto pare, i Friedkin devono ancora capire.

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