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Scherma, da Fiamingo a Errigo, da Marini a Bianchi: tutti fuori all'ultima stoccata. Solo colpa degli arbitri?

Quante eliminazioni al punto decisivo per gli italiani in pedana alle Olimpiadi: e non sempre a causa di verdetti controversi. C'è troppa pressione sui campioni della scherma?

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Rino Dazzo

Rino Dazzo

Giornalista

Se mai ci fosse modo di traslare il glossario del calcio in una nicchia di esperti, lui ne farebbe parte. Non si perde una svista arbitrale né gli umori social del mondo delle curve

Gary Lineker amava ripetere: “Il calcio è quello sport dove due squadre si affrontano per 90 minuti e alla fine vincono sempre i tedeschi”. Parafrasando l’ex centravanti della Nazionale inglese, si potrebbe definire la scherma come quello sport dove due avversari si fronteggiano per arrivare alla 15ma stoccata e, sul 14 pari, perdono sempre gli italiani. Alle Olimpiadi parigine sta diventando un fastidioso leit-motiv. Dalla prima giornata gli azzurri hanno lottato, sudato, recriminato. Poi, all’ultima stoccata, sono sistematicamente usciti. E non solo, non sempre, a causa di decisioni contestate.

Gli Azzurri e la maledizione dell’ultimo punto

La lista è nutrita. Sette volte su sette, nei vari tabelloni individuali della spada, della sciabola e del fioretto, gli italiani si sono arresi quando la situazione era in bilico. Ha cominciato Giulia Rizzi contro la polacca Alicia Klasik, nel torneo di spada femminile, quando ha ceduto 11-12 all’overtime pur avendo la priorità a favore: qualora nel minuto supplementare non fossero arrivate stoccate, avrebbe passato il turno. Stessa sorte è capitata, sempre nella sciabola, a Rossella Fiamingo, piegata 14-15 dalla statunitense Anne Cebula pur godendo del vantaggio della priorità, proprio come Rizzi. Ai quarti si è chiusa pure l’avventura di Alberta Santuccio, battuta 9-10 dall’estone Nelli Differt sempre all’overtime.

La rabbia di Errigo e il mea culpa di Marini

La “maledizione dell’ultima stoccata” ha colpito anche nella seconda giornata, nel torneo di fioretto femminile. Addirittura a pochi secondi di distanza. Prima Arianna Errigo, nonostante una miracolosa rimonta, s’è arresa 14-15 – tra roventi polemiche – alla statunitense Lauren Scruggs. Poi è toccato a Martina Favaretto, che nonostante sei stoccate di vantaggio a favore è riuscita nell’impresa di farsi rimontare dalla canadese Eleanor Harvey, che poi sul 14-14 – indovinate un po’ – l’ha spuntata. Le ultime tappe della via crucis nel torneo di fioretto maschile, prima con Tommaso Marini che ha buttato la vittoria contro Maxime Pauty (14-15), poi con Guillame Bianchi, sconfitto all’overtime (sempre 14-15) dallo statunitense Nick Itkin.

Olimpiadi, troppa pressione sugli italiani in pedana?

In qualche caso hanno pesato – e non poco – le decisioni arbitrali: soprattutto l’eliminazione di Errigo, ma anche quella di Favaretto, gridano vendetta. In altre circostanze, invece, le sconfitte sono figlie di insospettabili crolli nervosi. Ha ammesso le proprie colpe, ad esempio, Rossella Fiamingo e lo stesso ha fatto Tommaso Marini, capace di perdere una partita ormai in cassaforte contro uno degli idoli di casa: “È solo colpa mia”. Forse il “peso” di dover vincere a tutti i costi per i ragazzi della scherma, che alle Olimpiadi si trovano i riflettori di un intero movimento sportivo puntati addosso, in certe situazioni si fa sentire tutto.

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