A metà percorso dei Giochi 2020 l’Italia si ritrova con un numero elevato di medaglie, già 26 quelle certe compreso il podio sicuro del duo Banti-Tita nel Nacra 17, che segnerà il ritorno dell’Italia a medaglia nella vela dopo 13 anni, ma anche con un bottino deludente di ori, appena due, con il conseguente rischio di precipitare a livello di piazzamento finale di medagliere.
Inevitabile che a far discutere sia soprattutto il bottino sotto le aspettative della scherma, superata dal nuoto nel computo totale di medaglie (sei a cinque) e che non ha portato primi posti.
Non succedeva da Mosca 1980 e al di là dell’allargamento mondiale dei confini della disciplina, la delusione del presidente del Coni Giovanni Malagò è emersa chiaramente dopo l’ultimo fallimento, quello del fioretto maschile a squadre, con l’Italia fuori addirittura ai quarti contro il Giappone.
“Premesso che lo sport italiano e il Coni devono essere eternamente grati alla scherma – il commento social di Malagò – i risultati a Tokyo sono stati profondamente deludenti: ci aspettavamo ben altro. C’è grandissima amarezza. Ora ci vuole una profonda riflessione da parte della federazione: da domani si deve lavorare per ricostruire un ambiente. Bisogna fare riflessioni in merito”.
Altro tema delicato per quanto riguarda la scherma è quello dei rapporti interni, tra federazione e commissari tecnici. Un concetto emerso in parte nel ciclismo, con l’esonero del ct Davide Cassani a un passo, ma esploso nella scherma anche a causa delle accuse lanciate da Elisa Di Francisca, campionessa olimpica nel 2012 nell’individuale e a squadre, assente a Tokyo per maternità.
La jesina se l’è presa duramente con il ct Andrea Cipressa, definito “non all’altezza”, oltre che con l’ex compagna e amica Arianna Errigo.
E se la brianzola ha preferito non rispondere, almeno per il momento, la replica di Cipressa non si è fatta attendere, in un’intervista al ‘Corriere della Sera’.
“Sono consapevole del lavoro da fare e non mi nascondo certo dietro a un dito. Ma mal digerisco la cattiveria gratuita e la maleducazione. Chi vince festeggia e chi perde impara. Non ho alcuna voglia di censurare le critiche che mi vengono mosse, purché esse siano costruttive e non si limitino a una violenza verbale inaudita e insulti pesanti e gratuiti che scaturiscono da odi, antipatie personali e faide di fazioni opposte. Sono pronto al confronto e a un “mea culpa”, se necessario”
“Quello che non accetto sono i voltafaccia disgustosi da chi, fino a poco tempo fa, mi osannava con messaggi di stima, apprezzamento e affetto. Il riferimento è a chi, dall’alto del suo ruolo di “opinionista”, sputa veleno nel piatto in cui ha mangiato sminuendo pure il valore di atlete che, se pure non quello sperato, hanno ottenuto un risultato olimpico degno di rispetto, non è assolutamente velato, anzi”.
Cipressa ha anche ringraziato Julio Velasco, non tenero nei confronti di Di Francisca: “Lo ringrazio per aver espresso in maniera chiara ed esplicita un pensiero che molti, fortunatamente, condividono. Non cerco giustificazioni a vittorie o sconfitte: dalle une e dalle altre si impara e si costruisce. A volte però tacere è di una raffinatezza indiscussa”.