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Walter Zenga:"Mancini ha grande merito.Inter?Mi sarei incatenato"

Portiere dell'Inter e della Nazionale, Walter Zenga analizza il momento degli azzurri a poche ore dalla gara di esordio contro la Turchia

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“Le difficoltà di percorso ci sono sempre nelle famiglie. Il problema è sempre lo stesso: davanti alle difficoltà della vita o le eviti o le affronti. E quindi, quando sei in una famiglia di un certo livello, le difficoltà si affrontano e i problemi si risolvono. E’ chiaro che ho avuto delle problematiche e lo spiego molto bene nella mia autobiografia che uscirà a settembre”. Walter Zenga quando risponde alla prima domanda di questa intervista (che vedrete integralmente nel video sopra) esplora, sebbene delicatamente e appena accennando, il rapporto con suo padre Alfonso. Un padre decisivo, anche nella sua carriera, con il quale ha vissuto momenti intensi e di enorme distanza. Così è e ne parla con serenità, consapevolezza, con la medesima disinvolta e pacata capacità di analisi che si ritrova  in ogni sua esternazione. Sul calcio, sull’Inter, sugli Azzurri pronti a debuttare contro la Turchia a Euro 2020, su Mancini, il cui mercato è quello di aver saputo creare un gruppo. E di puntare, come Zenga, su un ragazzo di provincia che potrebbe confermarsi rivelazione di questa competizione. E lanciare anche un messaggio alla sua Inter.

Ho citato l’Inter e la Nazionale di cui sei stato icona. Erano anni diversi, il clamore mediatico veniva vissuto diversamente rispetto ad oggi
Sì, certamente. Quando giocavamo le partite di club ma anche quelle internazionali tutto quello le notizie che avevi a tua disposizione delle altre squadre erano una videocassetta della partita precedente; non c’erano tutti questi social, non c’erano tutte queste situazioni attuali e proprio per questo essere nominato tre volte miglior portiere del mondo, miglior portiere del decennio abbia più valore perché non avevano la possibilità di studiare, di poter avere una visione differente rispetto a prima. Ognuno ha vissuto la sua epoca. Per esempio, se parliamo di Buffon come miglior portiere di sempre, io rispondo di sì parliamo di uno spicchio di tempo. Pensa ai campioni di quel tempo come potrebbero essere collocati oggi.

Come vedi gli Azzurri?
Li vedo bene, li vedo davvero bene perché il Mancio è riuscito a creare un gruppo. A mio avviso, i fuoriclasse vincono le partite, le squadre che vincono i tornei. Questo Europeo è fatto di sei, sette partite si qualificano le prime due e passano le quattro migliori terze. All’inizio è sempre un po’ difficile. Mi viene sempre in mente l’Europeo in cui giocarono Portogallo-Grecia, che poi è stata la finale. Il girone è assurdo: il girone con Francia, Germania, Portogallo con l’Ungheria di Rossi, ad esempio, è davvero tosto. Tornando a Mancio, ha creato un gruppo in un momento storico difficile.

Su chi punteresti?
Donnarumma ha fatto solo l’Europa League, ma non ha importanza. Roberto ha convocato Raspadori all’ultimo, a testimonianza che l’allenatore della Nazionale ha un ruolo completamente diverso rispetto a quello di club. Il tecnico della Nazionale dà priorità al gruppo che è arrivato all’Europeo o al Mondiale che sia e poi inserisce le conferme del campionato, magari anche a scapito del campionato perché devi arrivare a una scelta, devi arrivare a 26. Raspadori ha fatto benissimo, è cresciuto tantissimo con De Zerbi ed è la conferma del fatto che Mancio ha dimostrato di essere attento a ogni aspetto del campionato. Non avevo mai problemi per il ruolo del portiere e ci siamo visti recentemente e parlavamo proprio di questo: se pensi che ha lasciato a casa Gollini e Cragno, per citarne due.

L’Inter sta affrontando una fase delicata, dopo l’addio di Antonio Conte, saresti stato disponibile?
Prima ho detto che nella vita ci sono problemi e due modi di viverli: evitarli o affrontarli. Io non avrei avuto nessun genere di problema. Nel senso, a mio modo, che il problema oggi è nell’esposizione degli obiettivi. Se racconti che hai dei problemi, devi vendere i giocatori, non ha più l’obiettivo principale di essere protagonista con grandi acquisti, credo che non ci sia nessun tifoso al mondo che ti possa contestare. Poi i professionisti sono liberi di scegliere a modo loro e come meglio credono le proprie situazioni non c’è da contestare o da dubitare della scelta di ciascuno. Davanti a un cambio di progetto, un professionista serio può dire io no. Io sarei rimasto ancorato e incatenato, al “fate mi me quel che volete”. Per questo io sono a casa da un anno. Perché sono sempre stato fedele a questa filosofia ritrovandomi con il cerino in mano. Come nelle ultime due esperienze

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