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Euro 2024, Ciro Ferrara: "Vi spiego perché è impossibile non fidarsi di Spalletti"

L'ex difensore di Napoli e Juventus, nonché vice di Marcello Lippi durante il Mondiale di Germania nel 2006, crede nella nazionale e nel suo ct

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Dario Santoro

Dario Santoro

Giornalista

Scrive, commenta, racconta lo sport in tutte le sfaccettature. Tocca l'apice quando ha modo di concentrarsi sule interviste ai grandi protagonisti

La maglia azzurra, quella blu scuro dell’Italia, la conosce bene. Ciro Ferrara tra il 1987 e il 2000 ha totalizzato 49 presenze in nazionale, ma se con la Juve ha vinto tutto con la nazionale ci è solo andato vicino. Troppo giovane nell’82, troppo vecchio da giocatore nel 2006 (dove però fece da vice a Lippi) quando vincemmo i Mondiali mentre con gli Europei ha sempre avuto un conto aperto.

Ciro Ferrara sempre sul podio ma mai vincente in Nazionale

Agli Europei dell’88 in Germania, dove brillò la Nazionale di Vicini, dovette accontentarsi del terzo posto dopo il ko in semifinale con la Russia. Stesso destino ai Mondiali in casa del ’90 ma la beffa più clamorosa arrivò nel 2000 agli Europei di Belgio-Olanda.

La beffa agli Europei del 2000

Ciro Ferrara era al canto del cigno in quella manifestazione. con i suoi 33 anni. Il ct Zoff gli fece giocare la terza gara della fase a gironi, quella con la Svezia, a qualificazione già ottenuta. Fu la sua ultima volta con l’Italia e al cronista che gli chiedeva a chi avrebbe regalato quella maglia rispose serafico: “Regalarla? E perché? Me la tengo stretta”. Quell’Italia arrivò in finale con la Francia e dopo aver difeso il gol di Delvecchio per 90′ fu raggiunta nel recupero da Wiltod e beffata al golden goal nei supplementari da Trezeguet.

Oggi Ciro Ferrara aspetta con curiosità di vedere all’opera la nazionale di Spalletti e dice la sua.

Ciro Ferrara sulla Nazionale di Spalletti e Lippi

Spalletti le ricorda un altro tecnico toscano come Lippi per il suo gioco aggressivo e carattere fumantino? Ci racconta qualche aneddoto?

“Come per i capitani, anche gli allenatori hanno un proprio modo di portare avanti il gruppo e un modo diverso di condividere le cose con i giocatori. Sono entrambi due grandissimi allenatori ma diversi. Con Lippi abbiamo questo legame da sempre molto forte. Un legame che va al periodo di Torino, della Juventus, ma che nasce da prima. L’anno precedente eravamo insieme al Napoli. Rapporto che continua da tantissimi anni. Un episodio? Magari qualche litigata che abbiamo fatto dopo qualche partita persa. Devo dire che la forza di Marcello, ormai lo chiamo così, è stata quella di capire i momenti e di essere di grande forza. Oltre alla sua capacità di gestire da un punto di vista tecnico e tattico. La gestione del gruppo è stato il suo punto di forza”.

Come vede l’Italia di Spalletti agli Europei, può ripetere l’impresa di Mancini?

“Ci auguriamo che Spalletti possa riportare la vittoria dell’Europeo come successo in precedenza con Mancini. Siamo Campioni d’Europa in carica. Su Spalletti dico che è impossibile non avere fiducia in lui per quanto ha dimostrato in questi anni e per le cose straordinarie che è riuscito a fare a Napoli: un’impresa sensazionale che credo possa ripetere anche in Nazionale.”

Di Lorenzo potrebbe lasciare Napoli poco prima dell’Europeo in cui riabbraccerà Spalletti, che consigli si sente di dargli?

“Non lo conosco benissimo, ma ho avuto modo di apprezzarlo per quanto fatto in questi ultimi anni. È ingiusto questo accanimento nei suoi confronti, non so quali siano i motivi perché poi ho letto che il problema non sono tanto i fischi ma qualcosa con la società. Per me resta un grande capitano col suo modo di esserlo e non posso dimenticare cosa ha fatto per il Napoli. Una stagione storta può capitare, anche io ci sono passato, anche io ho preso i miei fischi e ne sono venuto fuori. Con Spalletti ritroverà la tranquillità”.

Anche in Nazionale crede che ci siano capitani senza fascia?

“Assolutamente, credo che all’interno dello spogliatoio ci sia bisogno di più figure che aiutino i giovani e i nuovi inserimenti, non c’è bisogno solo del capitano. Inevitabilmente all’interno del gruppo ci sono sempre 5-6 giocatori che sono la forza trainante, non c’è bisogno solo del capitano che deve far capire alcune situazioni e di far capire quali siano le esigenze del gruppo”.

Come vede Scamacca e Retegui in Nazionale?

“Sono due centravanti importanti, la cosa fondamentale è che vadano in rete. Scamacca fino a due mesi fa faceva un po’ più di fatica, adesso invece è in gran condizione. Anche Retegui è migliorato molto nel corso di questa stagione”.

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