Il 15 giugno l’Ungheria affronterà allo stadio “Puskas”, con il supporto dei propri tifosi, il Portogallo di Cristiano Ronaldo, detentore del titolo Europeo. A guidare i magiari c’è il ct Marco Rossi, piemontese di Druento che compirà 57 anni a settembre. “Puntiamo a fare bella figura, sappiamo bene che quello che conta è il risultato, ben consapevoli di chi affrontiamo – spiega l’ex giocatore di Brescia e Sampdoria -. Saremo lo sparring partner del nostro girone dovendo giocare anche con Francia e Germania. I nostri avversari penseranno che contro di noi è una gara da vincere a tutti i costi e se la giocheranno, poi, tra loro. E’ un compito arduo, oltretutto i valori tecnici sono chiari ma non intendiamo assolutamente essere comprimari”. Tre perni della nazionale ungherese sono Gulacsi, Orban e Szoboszlai, tutti e tre in forza al Lipsia, di cui l’ultimo seguito da diverse squadre italiane anche se sarà fuorigioco per un infortunio. “Beh, se una società come quella tedesca punta su questi tre giocatori sembra chiaro che anche alle formazioni italiane interessano”, dice.
Rossi è stato compagno di Mancini alla Samp
Tra il 1993 e il 1995, Rossi ha giocato nelle fila della Sampdoria dove il capitano dei blucerchiati era Roberto Mancini, l’attuale ct degli azzurri. “Ricordo perfettamente quelle stagioni, eravamo giovani, ho ancora impresso nella mente quelle emozioni – continua -. Con Roberto ho sempre avuto un ottimo rapporto limpido e schietto, sia da giocatori che da allenatori. Non abbiamo mai avuto momenti di frizione, è uno dei pochi con cui mi sento tanto anche oggi. L’Italia? Avrà un ruolo importante e per il potenziale che ha può arrivare almeno ai quarti di finale. Ma può arrivare tranquillamente fino in fondo. E’ chiaro che a quel punto le gare si decidono sull’episodio, ci vuole anche un po’ di fortuna. L’Italia è tra le favorite”.
Hagi incantava Rossi: Come Maradona
Poi, il discorso si sposta su Gheorghe Hagi e Ruud Gullit, con cui ha giocato assieme rispettivamente nel Brescia e nella Sampdoria. “Hagi è il mancino, dopo Maradona, più forte che ho visto – dice in maniera schietta -. Una capacità balistica incredibile, un dribbling, una visione di gioco oltre ad essere un ragazzo sotto l’aspetto umano eccezionale. Gullit? Grande calciatore ma non lo scopro certo io. Diciamo che aveva un carattere un po’ particolare molto orientato su se stesso”. Sulla sua strada ha avuto anche due tecnici di prim’ordine: Mircea Lucescu e Sven Goran Eriksson. “Il primo lavorava molto sui giovani dove cercava di migliorarli sotto il profilo tecnico e tattico – continua -. Aveva idee precise, con lui abbiamo iniziato a fare le prime analisi video delle partite, stiamo parlando di quasi 30 anni fa. E’ stato un precursore sotto questo aspetto con una carriera ricca di successi, come l’ultimo conquistato con la Dinamo Kiev. Eriksson era, invece, un altro tipo di allenatore che amava gestire il gruppo. Capiva e leggeva molto bene gli umori dello spogliatoio. Sapeva identificare i leader e rendere unito il gruppo”.
Marco Rossi è stato il primo tecnico italiano a vincere un trofeo in Ungheria. Nel 2017, infatti, ha riportato il titolo magiaro dopo ben 24 anni all’Honved Budapest. Il 26 marzo dell’anno dopo ricevette a Coverciano la panchina d’oro speciale, premio riservato ai tecnici italiani vincitori di campionati all’estero. Il 20 giugno dello stesso anno la federazione calcio ungherese lo sceglie come nuovo ct. A novembre dello scorso anno battendo nello spareggio l’Islanda con una rete nei minuti di recupero di Szoboszlai accede alla fase finale degli Europei. L’11 dicembre scorso, poi, è stato inserito al nono posto nella classifica dei migliori allenatori delle nazionali di calcio e miglior tecnico d’Ungheria tra tutte le discipline sportive.
Il figlio di Rossi gioca a pallanuoto
Tutto è cominciato però agli inizi degli anni Ottanta nelle giovanili del Torino. “Si respirava un’atmosfera unica al vecchio stadio Filadelfia, ti trasmetteva delle sensazioni che ancora oggi mi fanno venire i brividi quando giocavo con la formazione primavera – afferma -. Era un calcio con valori diversi, con un modo di crescere che oggi non c’è più. La Puteolana? Ero giovanissimo, non avevo ancora 20 anni quando arrivai a Pozzuoli. Giocai per tre stagioni, era l’inizio della mia carriera. Conobbi, poi, mia moglie con cui siamo sposati dal 1989 e abbiamo due figli. Simone ha deciso di intraprendere la carriera di pallanuotista, ha militato con il Posillipo, e recentemente è stato convocato dal ct Campagna per un collegiale della nazionale. Il suo sogno è quello di debuttare con la calottina del Settebello azzurro”.
Infine, il discorso si sposta sul futuro. “Per adesso c’è la voglia di fare un bell’Europeo – conclude Marco Rossi -. Io sono molto legato all’Ungheria perché mi ha dato l’opportunità di lavorare a certi livelli, di allenare la nazionale e sarò sempre grato fin quando loro vorranno tenermi io rimarrò. Ho un contratto che scade a dicembre del 2025, dopo gli Europei ci saranno le qualificazioni per il Mondiale e così via fino alla scadenza. Però mi rendo conto che pur avendo un contratto relativamente lungo tutto dipende dai risultati che si ottengono. Le uniche offerte concrete che ho avuto, finora, sono arrivate da mercati e paesi non propriamente interessantissimi dal punto di vista della qualità del calcio. Al momento non ho nessuna intenzione di valutare altre offerte anche perché non sono arrivate da mercati interessanti. Come al contrario, invece, potrebbe essere una chiamata dall’Italia, ad esempio”.
Pasquale Guardascione