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Sampdoria, l’ex Cassano attacca tutti: dirigenti e giocatori poi l’invito a Mancini

Il barese critica duramente la Samp: attacca la dirigenza, ironizza sugli algoritmi e sogna Gozzi presidente e un ritorno di Mancini in blucerchiato

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Dario Santoro

Dario Santoro

Giornalista

Scrive, commenta, racconta lo sport in tutte le sfaccettature. Tocca l'apice quando ha modo di concentrarsi sulle interviste ai grandi protagonisti

Antonio Cassano torna a parlare di calcio e, come sempre, non le manda a dire. In vista della sfida tra Sampdoria ed Entella, l’ex numero 99 – doppio ex del derby ligure – racconta la sua doppia passione: “Per me a livello affettivo calcistico prima di tutto viene la Sampdoria. Poi nella mia vita è entrata anche l’Entella”. Ma, l’ex fantasista non si limita a fare i complimenti ai blucerchiati con cui ha condiviso importanti pagine di storia, anzi, attacca tutti i membri del club a partire dai giocatori.

Cassano vuole Antonio Gozzi alla Sampdoria

FantAntonio, parlando al Secolo XIX, ammette la sorpresa di vedere le due squadre affrontarsi in campionato: “Non avrei mai pensato che un giorno ci sarebbe stata una partita tra Entella e Sampdoria. E invece… Se c’è, è per merito dell’Entella e per demerito della Sampdoria”.

“Volevo Gozzi presidente”. Cassano non risparmia la società blucerchiata e lancia altre provocazioni: “Ho conosciuto quella stupenda persona che è il patron Antonio Gozzi e perché ci giocano i miei figli, che valgono più di tutto Lo vedrei eccome da presidente della Sampdoria. E tra l’altro gli ho rotto le scatole mica poco perché lo facesseSarebbe come un Moratti per l’Inter”.

L’attacco alla Sampdoria

Arriva poi il piatto forte dell’intervista con l’attacco diretto alla dirigenza della Samp: “Mi dicono che in questa Sampdoria scelgano gli allenatori e molti calciatori con gli algoritmi… allora mi permetto di dare un consiglio alla dirigenza: prendano Einstein. È fortissimo”.

Cassano boccia l’approccio dei numeri e dei dati nel calcio moderno: “Nel calcio bisogna sapere stoppare e passare la palla, e poi fare gol. Questa degli algoritmi non la comprenderò mai. Xavi del Barcellona non era veloce, non era alto, ma sapeva giocare a calcio… con gli algoritmi non lo avrebbe preso nessuno”.

“Non posso vedere la Samp in Serie B”

Il legame con Genova resta fortissimo, ma la delusione è evidente dopo la scorsa stagione in cui i blucerchiati hanno anche rischiato di retrocedere in Serie C: “Indipendentemente dal risultato, non posso vedere la Sampdoria in Serie B. Il suo palcoscenico è la A. Ma come si dice, chi è causa del suo mal…”.

Cassano punta poi il dito contro la gestione societaria: “Ormai da qualche anno la società blucerchiata è diventata un putiferio e le responsabilità sono di chi l’ha gestita e di chi la sta gestendo. Spero con tutto il cuore che in un futuro, il prima possibile, le cose finalmente cambino”.

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L’invito a Mancini: “Ci vorrebbe uno come lui”

Guardando al futuro, Cassano sogna un ritorno illustre alla Samp, dopo anche la venuta di Evani, amico e collaboratore dello staff di Mancini, per salvare i blucerchiati dalla possibile retrocessione lo scorso anno: “Ho letto le parole di Roberto Mancini, la sua voglia di tornare alla Samp come ultimo atto della carriera. Io penso più da responsabile dell’area tecnica che da allenatore. Ci vorrebbe proprio uno come lui, uno che ama questi colori, per riportarla in alto”. Sulla squadra attuale è critico: “Ho l’impressione che i calciatori abbiano paura a scendere in campo a Marassi. Ai miei tempi nemmeno il Real Madrid ci avrebbe vinto. Il Ferraris deve essere un fortino”. Poi l’analisi tattica: “Hai un ragazzo forte come Coda, che ha segnato quasi 150 gol in B e va sfruttato. Non puoi chiedergli di partire da metà campo. Va assistito. Ci vogliono qualità, aggressione e pressione alta”.

I figli e il calcio: “Devono solo divertirsi”

Cassano conclude con un tocco personale, parlando dei suoi figli Christopher e Lionel: “Ora si allenano all’Entella.” E sul perché del non alla Samp aggiunge: “Hanno un cognome che li sottoporrebbe ogni minuto a paragoni, non sarebbe giusto”.

E aggiunge con ironia: “Il grande assomiglia più a mia moglie Carolina, il piccolo a me. Carattere? Se si perdono, sanno chi sono i genitori e ce li riportano”.

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