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Wimbledon ed Euro 2024: la Spagna vuole tutto. Alcaraz fa i muscoli e Djoko sviolina, gli inglesi si tatuano la coppa

Una domenica a tinte spagnole: il 14 luglio si concludono i due grandi eventi sportivi che precedono le Olimpiadi. Prima la finale dello Slam londinese, poi quella degli Europei di calcio

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Auden Bavaro

Auden Bavaro

Giornalista

Lo sporco lavoro del coordinamento: qualcuno lo deve pur fare. Eppure, quando ha modo di pigiare le dita sulla tastiera, restituisce storie e racconti di sport che valgono il biglietto

Il prossimo 14 luglio, nel giorno del 235esimo anniversario della presa della Bastiglia, anche in Francia lo sport farà rima con Spagna. Staremo a guardare un po’ tutti mentre al Central Court di Wimbledon e all’Olympiastadion di Berlino un agguerrito Carlos Alcaraz e la nazionale di calcio spagnola proveranno a rendere indelebile la domenica dei connazionali. Prima la finale del Grande Slam londinese tra Carlito e Djokovic, poi la finalissima degli Europei 2024 tra le Furie Rosse e l’Inghilterra. In entrambi i casi – Alcaraz sull’erba di Londra e la Roja su quella berlinese – godendo del favore dei pronostici. Per proprietà transitiva, Novak Djokovic e i Tre Leoni hanno un destino comune: quello degli sfavoriti. E non sempre è un male.

Alcaraz batte Medvedev in quattro set

Le semifinali di Wimbledon hanno detto un paio di cose. La prima è che Carlito è in forma da paura ma è sempre lui: carbura alla distanza, parte lento, chiude fortissimo. Daniil Medvedev ha retto alla grandissima solo il primo set poi s’è fatto sedare da un Alcaraz che non ha trovato una prima di sevizio efficace ma in risposta ha fatto decisamente meglio del russo, senza strafare nemmeno lì: se però ti costruisci 15 palle break e ne concedi zero, non può mai succedere che non porti a casa la partita. Alcaraz chiude e mostra i muscoli.

Fonte:

Carlos Alcaraz festeggia la vittoria contro Daniil Medvedev in semifinale

Djokovic non dà scampo a Musetti

La seconda è che quel momento lì, per Novak Djokovic, non è ancora arrivato. Provate a dirgli che è vecchio: vi sviolinerebbe in faccia mentre pensa alla figlia, e reagirebbe come gli capita di fare spesso davanti alla platea inglese. Anche dopo la vittoria in semifinale Loro fischiano, lui si pompa. Ormai è un mantra: così tanto definito e irrinunciabile che ti chiedi se sia possibile che dietro certi rituali che presuppongono una divergenza si possa invece celare una masochistica forma di rispetto. Non è stato facile il match contro un Lorenzo Musetti in partita sempre. Un elemento su tutti: sono durati pressochè lo stesso tempo – 2 ore e 55’ contro le 2 ore e 48’ – i match di Alcaraz (chiuso in quattro set) e Djoko (6-4, 7-6, 6-4).

Poi parla Nole: “Vincerà tanto, Alcaraz. Dopo di me. Tra 15 anni”.

Alcaraz contro Djokovic: i precedenti

Alcaraz contro Djokovic per la sesta volta, la prima del 2024. I precedenti sono di 3-2 per Djoko m ci sono un paio di però. Il primo: nell’unica volta in cui si sono affrontati in finale, peraltro era Wimbledon dello scorso anno, ha vinto lo spagnolo. L’unico altro precedente in uno Slam, sempre 2023, porta alla semifinale del Roland Garros: match a Nole in quattro set. Il secondo: sfidare Carlito in una finale dello Slam, finora, è significato per l’avversario di turno perdere sempre.

Il bilancio dello spagnolo è netto: tre vittorie in altrettante finali dei tornei principali. US Open, 2022: battuto Casper Ruud. Dello scorso Wimbledon s’è detto. Roland Garros, 2024: battuto Alexander Zverev. Quindi: o perde prima, oppure Alcaraz le finalissime degli Slam se le porta a casa. Sempre. Che basti, di nuovo, contro uno che sull’erba inglese ha trionfato sette volte non è dato saperlo ma stavolta Alcaraz beneficia del favore dei pronostici.

La Spagna prepara la grande festa

Dal Regno Unito alla Germania: tra le 15 e le 21, ovvero il lasso temporale che separa il grande tennis dal grande calcio. Dalle parti di Madrid, Barcellona, Siviglia, Valencia e il resto della Nazione i maxi schermi installati nelle piazze funzioneranno a flusso continuo. Il gran finale di Euro 2024 è Spagna-Inghilterra.

Un match che in parecchi danno con un finale che è pressappoco il seguente: Spagna vincente, tanto a poco. Lo detta quello che si è visto nell’arco di tutta la competizione. Da una parte una nazionale invulnerabile, capace di esaltare il collettivo come da tradizione e di sublimare il gioco con una coralità irripetibile per chiunque altro.

L’Inghilterra di Bellingham e poco altro

Dall’altra gli inglesi: incompiuti, sterili in fase di impostazione e di finalizzazione, con poco equilibrio, pochi guizzi, poche individualità pienamente espresse, parecchia fortuna.

Poco altro oltre Jude Bellingham: uno che ha mostrato di essere fenomenale coi piedi e per visione di gioco ma non sempre impeccabile negli atteggiamenti. S’è preso in spalla i suoi e li ha portati per mano fino all’ultimo atto. Cosa dicono i numeri: tra squadre di club e nazionale, la Spagna non perde una finale da 22 gare consecutive. La Roja arriva alla finalissima di euro 2024 con 13 reti fatte e 3 subite in sei partite. Sette gol fatti e quattro incassati dai Tre Leoni che, dagli ottavi in avanti, hanno passato il turno una volta ai supplementari, una ai rigori e una con un gol al 91’.

Djoko e i tre Leoni, un destino in comune

Il baby Lamine Yamal, Rodri, Ruiz, Williams e compagni: anche per loro il pronostico parla chiaro.

Fonte:

Nico Williams e compagni festeggiano la vittoria della Spagna dopo il match contro la Francia

E, sebbene in Inghilterra qualche tifoso abbia deciso di tatuarsi coppa e data prima ancora di averla portata a casa, in Spagna sono iniziati i preparativi per una domenica di grande sport. Una di quelle che difficilmente si potrebbe scordare: sono convinti che dipenda solo dai loro campioni.

Sono convinti di avere il destino nelle mani. E che tanto le sviolinate di Djoko – che più lo fischi e più si pompa – quanto i tatuaggi propiziatori del tifo inglese serviranno a poco. Credono nella combo perfetta. Ma anche quella, al pari delle imprese quasi impossibili, è più rara di quanto lascino supporre le previsioni.

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